Vangelo di venerdì 4 febbraio
Il re Erode sentì parlare di Gesù, poiché intanto il suo nome era diventato famoso. Si diceva: «Giovanni il Battista è risuscitato dai morti e per questo il potere dei miracoli opera in lui». Altri invece dicevano: «È Elia»; altri dicevano ancora: «È un profeta, come uno dei profeti». Ma Erode, al sentirne parlare, diceva: «Quel Giovanni che io ho fatto decapitare è risuscitato!».
Erode infatti aveva fatto arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, che egli aveva sposata. Giovanni diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade gli portava rancore e avrebbe voluto farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode per il suo compleanno fece un banchetto per i grandi della sua corte, gli ufficiali e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla ragazza: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le fece questo giuramento: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». La ragazza uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». Ed entrata di corsa dal re fece la richiesta dicendo: «Voglio che tu mi dia subito su un vassoio la testa di Giovanni il Battista». Il re divenne triste; tuttavia, a motivo del giuramento e dei commensali, non volle opporle un rifiuto. Subito il re mandò una guardia con l'ordine che gli fosse portata la testa. La guardia andò, lo decapitò in prigione e portò la testa su un vassoio, la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputa la cosa, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
(Marco 6,14-29)
Fa sempre molto orrore rileggere la triste vicenda della morte di Giovanni Battista. I profeti che dicono la verità solitamente finiscono male. Per questo viviamo in un mondo che cerca di addomesticare la verità, di eludere la domanda, di spostare lo sguardo su altro. Ma che senso ha una vita senza verità?
Quante persone facciamo fuori dalla nostra vita solo perché ci dicono quello che non vogliamo sentirci dire. Quante volte come Erodiade coltiviamo rancore per coloro che accendono la luce sulle nostre contraddizioni.
Ma il Vangelo ci mostra un modo migliore per fare Verità, e non è quello di Giovanni Battista ma quello di Gesù. Egli infatti è colui che per tutta la sua vita ha detto la verità a coloro che incontrava usando però sempre la misericordia. Che cos’è la misericordia? Dire alle persone quello che vogliono sentirsi dire? Assolutamente no. La misericordia è dire la verità e allo stesso tempo amare coloro a cui si dice la verità. Senza l’amore la verità uccide. Con l’amore la verità salva.
Ma esiste un luogo importante in ciascuno di noi dove la verità risuona: è la coscienza. Ed è proprio la coscienza il luogo impraticabile per Erode, perché invece di ascoltarla la rifugge. E chi non ascolta la propria coscienza vive sempre male, perché vive sempre sulla difensiva, avendo paura di tutto e di tutti perché chi ha fatto del male, si aspetta sempre il male. Infatti quando diciamo a qualcuno che “gli rode la coscienza”, ci riferiamo esattamente a quello che accade a Erode.