Bambole o anime?
Tutti vediamo lo strabismo rosa attorno a noi. Da una parte si mandano messaggi di empowerment femminile per suggerire alle giovanissime modelli di donne studiose, resilienti, determinate e piene del coraggio di essere tutto ciò che vuoi - Barbie docet. Dall'altra c'è ovunque un tripudio di tutorial sugli smalti e sui trucchi, di diete e giochi erotici, di challenge a suon di atteggiamenti maliziosi.
E sullo sfondo di questo paradosso incombe lo spettro di un crollo psicologico globale:
Sembrano frammenti incongruenti, ma solo per chi tratta l'essere umano come una macchina di parti assemblate. Oggi è la festa di San Giovanni Bosco. La sua voce, che ebbe così a cuore i giovani, riporta il discorso al punto di origine rispetto a cui i frammenti sono parte di un disegno intero.
Il presente e la gioia
Dal tempo di Cioé a quello di Cliomakeup, una cosa non cambia: i contenuti per le giovanissime devono essere allegri e leggeri. Perché poi? La serietà, tutt'al più, si limita a un affondo sull'ultima esternazione di Greta Thumberg. Una grossa bugia sottesa a questi contenuti è che lo spirituale sia il primo nemico della gioia e della spensieratezza.
San Giovanni Bosco sarebbe un elefante nella cristalleria delle riviste per teenagers:
Lo stereotipo del cristiano mogio è duro a morire. Come se non fosse evidente a tutti che certe incursioni nell'ebbrezza mordi-e-fuggi lasciano solo uno smarrimento spossato. L'outfit perfetto per la discoteca è en pendant con l'amaro in bocca del giorno dopo.
I Santi erano gente felice, capaci di dimostrare questa gioia piantata nell'anima con la serietà di croci dure da portare, ma anche con l'allegria. Il verbo contemporaneo è influenzare (la capacità dei modelli di imporre mode e pilotare stili di vita). Alle ragazze Don Bosco parlò usando il verbo accompagnare. Affiancava a ogni virtù lodata l'esempio di un santo o una santa, perché fosse chiaro che siamo in compagnia di amici che ci precedono e ci stanno a fianco (e non di idoli da adorare).
Alleate di Dio nel fare il bene
Il tema della depressione giovanile è serio e si aggrava. Uno degli aspetti attinenti a questo tema enorme riguarda un punto sdrucciolevole del pensiero dominante. È l'idea che la realizzazione di sé sia una faccenda personale e fieramente singolare. Fiercely è la parola chiave nel profilo di Chiara Ferragni. In lei c'è la sintesi della parabola perfetta: ha avuto un'idea vincente, l'ha perseguita e ha ottenuto successo. Sembra questa la traiettoria necessaria per la felicità.
E se non ho un'idea vincente? Cose succede se nel perseguire i miei obiettivi cado e inciampo? E se non ottengo un successo pubblicamente riconosciuto? L'ombra della depressione - e disperazione - incombe se le fondamenta sono piantate nel terreno dei risultati ottenuti spremendo al massimo le capacità.
Ad anni luce di distanza da questa prospettiva stritolante, c'è l'ipotesi cristiana che Don Bosco rilanciò in modo efficace: Dio ha bisogno dei giovani per portare il bene nel mondo. Nessuno deve dimostrare di valere, ognuno è già un valore.
Non avevo mai notato questa sottolineatura evangelica, la premura di Dio nel salvare i giovani. Non c'è nessuna corsa a conquistare un trono, Qualcuno ti ha già amata e scelta senza esami periodici sulle performance.
Ubbidienza, una virtù per spiriti indomiti
Qui entriamo in un argomento davvero hard. Niente come l'ubbidienza fa nascere una viscerale irritazione. L'adolescente è il ribelle, ed è anche giusto che lo sia. Non è la fotocopia del suoi genitori, ha una voce che desidera sia spiccatamente sua.
La sottolineatura fatta da Don Bosco, oltretutto rivolta alle ragazze, non è un invito alla sottomissione degli schiavi. Accettare che un altro sia più autorevole del proprio pensiero personale è una delle sfide più toste che si possano accettare. Vale anche per gli adulti.
Qual è il guadagno dietro la proposta dell'obbedienza? E' - soprattutto - la consolazione di sapere che non siamo soli. La ginnastica dell'obbedire può essere vista come la scorta che lo scoiattolo fa in vista dell'inverno. Arriva il tempo in cui ci si rende conto che aver puntato tutto solo sulla propria voce si rivela per l'incubo che è - la selva in cui Dante si vide impantanato. Aver imparato a dare autorevolezza ai genitori (e poi ai padri e alle madri che si incontrano lungo la via) è ritrovarsi pieni di risorse quando sopraggiungono gli incroci pericolosi. Non c'è veleno più mortifero dell'idea: devo farcela da solo.
Sulla purezza
Ha ragione San Giovanni Bosco, una delle virtù più sbranate dagli sciacalli contemporanei è la purezza. Si ruba anzitempo, anzi si rapina, alle ragazze ogni intuizione che il bene sia legato a un'integrità anche sessuale della loro persona. L'assalto dei ladri comincia sempre prima. Mi limito a un esempio. Poco tempo fa Billie Eilish ha dichiarato che il porno le ha rovinato la vita fin da piccola. Qualche rivista glamour (la scelta di non mettere il link è voluta) ha pensato bene di controbattere alla dichiarazione della cantare chiedendo ad 'autorevoli' sessuologi di confutare l'ipotesi che il porno sia dannoso. Data per evidente la connivenza con chi specula sui contenuti hard e incoraggia la pubblicazione di simili contenuti, davvero si può essere mercenari al punto di non porsi un dilemma morale? Si può, ahimé.
Purezza significa innanzitutto che la persona è un'unità. Il legame tra corpo e anima conferisce a ciascuno di noi la robustezza del diamante. Spezzando l'unità si rende più fragile e manipolabile la persona. Questa è la triste verità dietro lo stillicidio di contenuti e proposte che invitano le ragazze a esibire il corpo e a farne una palestra di sperimentazioni.
Non c'è nulla di libero e liberatorio in questo, solo il cinismo di chi ha bisogno di consumatrici a cui proporre tutto, dal sex toys per divertirsi alla pillola del giorno dopo per risolvere in fretta un problema. Poi verranno la crema rimpolpante per non piangere la giovinezza perduta e gli antidepressivi per smettere di chiedersi da dove nasce il vuoto che urla dentro.
Difendere la purezza è da bigotti, recita il ritornello. Invece è proprio il tentativo di ridare 10 decimi di vista a chi merita di vedere per intero il prodigio del suo essere.