Il vangelo di martedì 1 febbraio
Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».
Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, continua solo ad aver fede!». E non permise a nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: «Perché fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico, alzati!». Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare.
(Marco 5,21-43)
A volte si arriva a Gesù perché si è toccato il fondo, e di questo non dobbiamo vergognarci. La storia di Giairo, padre disperato, e la storia dell’emorroissa, anch’essa priva ormai di ogni via d’uscita dal suo male, ci ricordano che molto spesso la prima esperienza della fede si manifesta come perdita di ogni speranza umana. Tutto questo può essere rischioso perché si può rimanere in relazione con Dio solo perché si è nel bisogno.
Ma è proprio su questo punto che il Vangelo di oggi getta una luce nuova. Infatti la cosa che colpisce della guarigione della donna non è tanto il miracolo che riguarda il suo corpo, quanto l’ostinazione di Gesù nel cercare il suo sguardo: Egli vuole costruire con lei una relazione. Vuole passare da un rapporto basato sul bisogno, a un rapporto basato sull’incontro.
Credere è considerare Gesù una persona con cui costruire un rapporto, e non semplicemente un anonimo distributore di grazie. E proprio sulla stessa linea, Gesù invita Giairo a fidarsi di Lui soprattutto quando tutto sembra ormai perduto:
La lezione è grande: se cerchiamo Dio perché abbiamo bisogno di Lui, dobbiamo però fare in modo che quella ricerca non ci porti solo a soddisfare un bisogno, ma a scoprire un volto nascosto dietro a una grazia.
È la persona di Gesù che ci fa cristiani, non i miracoli. Essi sono solo una conseguenza non un fondamento.