È a partire dal XVI secolo che si soprannomina Tommaso d’Aquino – nato tre secoli prima – “Doctor Angelicus”: la pura intelligenza e l’irradiazione spirituale ineguagliabili di questo maestro domenicano, che ha scritto in modo mirabile sugli angeli, gli sono valsi questo bel titolo. Per lui gli angeli sono amici fedeli, tutori personali (come li descrive nella sua Summa Theologiæ).
Quando una persona nasce, le viene attribuito un tutore, e lo stesso avviene per le forze celesti: ognuno ha il proprio angelo custode. Come Tommaso spiega, nelle nostre vite terrene avanziamo verso la patria celeste, e sul cammino siamo insidiati da numerosi pericoli, «dall’interno e dall’esterno». Per fronteggiarli, abbiamo una protezione speciale: finché è pellegrino sulla terra, l’uomo si vede attribuire un custode speciale, “l’angelo custode”, come precisa il grande teologo (STh I,113,4).
Per lui ci sono tre grandi tipi di creature: in primo luogo quelle materiali, poi quelle spirituali, e in terzo luogo l’uomo, intersezione dei due universi. Quando si leggono gli scritti di san Tommaso, ci si rende conto che il suo pensiero sugli uomini è ispirato… dalla luce degli angeli.
Se l’esistenza degli angeli è per lui un’evidenza, san Tommaso produce tuttavia una prova a priori della loro realtà: senza creature spirituali, la creazione non sarebbe completa; essa deve far ritorno a Dio, e solo una creatura spirituale può assumere il creato per farlo ascendere al Creatore. Se poi si vogliono anche delle prove a posteriori, a partire da effetti che possono spiegarsi solo con l’esistenza degli angeli, si possono trovare anche queste. Il santo domenicano ammette però che è più facile vedere l’opera dei demonî che quella degli angeli buoni.
Il nesso tra il divino e il mondo degli uomini
È quanto illustra frate Serge-Thomas Bonino, specialista dell’insegnamento di san Tommaso d’Aquino, in una conferenza sulla visione che il teologo domenicano aveva della intelligenze spirituali:
Qual è allora la natura degli angeli? San Tommaso è il primo ad aver definito l’angelo come una creatura immateriale, vale a dire puramente spirituale. In un certo senso, dire che l’angelo è un puro spirito rischia di metterlo sullo stesso piano di Dio. E allora, se l’angelo non è un composto di materia e forma, come preservare la trascendenza di Dio rispetto a lui? Per san Tommaso, anche se l’angelo non è composto di materia e forma, egli è tuttavia composto di una essenza e di un atto d’essere, ed è questa natura comunque composita a mettere l’angelo dalla parte della creatura.
In Dio soltanto, infatti, c’è identità assoluta di essere e di essenza, senza alcuna composizione. Così la distinzione tra Dio e le creature celesti viene riconosciuta e rispettata. A differenza dell’uomo, che deve attraversare l’esistenza terrena, ossia temporale, gli angeli partecipano già alla eternità divina: questo li mette in grado di fungere da inviati di Dio, suoi infaticabili servitori, con l’eccezione di quanti hanno irrevocabilmente deciso di separarsi per sempre da Dio.
Le intuizioni di san Tommaso d’Aquino continuano ancora oggi a illustrare la dottrina cattolica sugli angeli. Ed è questo che gli ha meritato il titolo di “dottore angelico”.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]