La Genesi riporta un curioso sogno del patriarca Giacobbe, il figlio di Isacco e nipote di Abramo. Mentre Giacobbe aveva lasciato Bersabea e si dirigeva verso Haran, fece una sosta e si addormentò.
Ebbe allora un sogno sbalorditivo: vicino a lui si trovavano i piedi di una scala che arrivava fino in cielo. Ancora più strano: angeli di Dio ne salivano e scendevano incessantemente. Fu allora che il Signore, il quale stava accanto a lui, disse:
Con queste parole, precisa il testo, Giacobbe realizzò allora che Dio era presente in quel posto, e che quell’incontro rinnovava la promessa del dono della terra, fatta a lui e ai suoi discendenti. Il sogno e la scala di Giacobbe risultano ricchi di insegnamenti, e rappresentano un simbolo potente di cui i teologi non avrebbero mancato di esplorare la portata… né i più grandi artisti la bellezza.
L’ascesa verso Dio
Con questo sogno, Giacobbe prende così coscienza che Dio gli sta sempre vicino così come lo era stato ai suoi antenati Abramo e Isacco, mentre lui neppure se ne rendeva conto:
Questa prossimità e fedeltà l’avrebbero aiutato ad accogliere come cosa ormai certissima questa verità. Il racconto biblico riporta infatti che fu subito preso da timore e che aggiunse:
Così il sogno di una scala che conduce alla porta del cielo e alla “casa di Dio” significa pure, nella sua potenza simbolica, che ogni credente deve elevare l’anima alle cose superiori – elevazione e ascensione simboleggiate dalla scala. La tradizione giudaica avrebbe visto nella scala la rappresentazione delle differenti prove del popolo giudaico prima della venuta del Messia, nonché un vero ponte tra il cielo e la terra – immagine suggestiva che il Vangelo secondo Giovanni avrebbe ripreso nelle parole di Gesù:
La consacrazione del luogo santo
Il sogno della scala avrebbe avuto per conseguenza un atto di consacrazione da parte di Giacobbe: divenuto cosciente della sacralità del luogo in cui Dio gli è apparso, il Patriarca si alzò «di buon mattino», dice la Scrittura, a indicare che un evento tanto importante non può lasciare indifferenti.
E poi quella pietra che alla vigilia Giacobbe aveva utilizzato per poggiarvi il capo durante il sonno sarebbe stata da lui allestita a mo’ di stele: il veggente vi versò sopra dell’olio per consacrarla. Fin dalla Genesi, vediamo dunque che fanno la loro comparsa degli antichissimi riti di consacrazione, specialmente per i luoghi “toccati dalla divinità”. Dal sogno di Giacobbe nacquero quindi un luogo consacrato e una promessa:
Il forte contrasto fra il sogno di una scala e la materialità della pietra sottolinea l’importanza delle pratiche sacerdotali che andavano elaborandosi. Per servire la Casa di Dio, eretta nelle altezze celesti, il credente dovrà fondare la sua fede su basi sicure e tangibili mediante i luoghi consacrati. Il Tempio di Gerusalemme sarebbe diventato il primo fra tali luoghi.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]