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Crisi dell’industria dei preservativi. Colpa (o merito) della pandemia?

CONDOM
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Paola Belletti - pubblicato il 13/01/22
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Crollano in tutto il mondo le vendite di preservativi: significa che si fa sempre meno sesso. Ma di quale tipo? Occasionale, a pagamento, promiscuo, coniugale? Una crisi che ne spiega un'altra.

Per ora il principale produttore al mondo di profilattici converte parte della produzione in quella di guanti di lattice.

E se invece servisse un'altra conversione, che sposti l'attenzione dal sesso come svago alla sessualità come motore di speranza e futuro, e quindi anche di nuove nascite?

Il colosso malese dai piedi d'argilla

Le vendite negli ultimi due anni sono calate di quasi la metà; è quello che lamenta Karex, il colosso del lattice con sede in Malesia che in era pre-pandemica orientava i suoi sforzi alla produzione, vendita e distribuzione di preservativi.

Per capire l'ordine di grandezza: con 5,5 miliardi di condom rifornisce più di 140 Paesi nel mondo, sia direttamente che per mezzo di altri brand.

Ora sembra che, anche se li gettassero con l'elicottero sui centri abitati, non se li filerebbe nessuno o quasi.

Di lattice ne hanno ancora parecchio a disposizione così, come fanno quelli che se ne intendono di industria e mercato, hanno riconvertito la produzione: dai profilattici ai guanti.

C'è correlazione?

Colpa della pandemia, sembra, anche se il virus è "solo" causa ultima, non diretta.

La malattia Covid-19 non inibisce di per sé incontri e amplessi tra amanti, soprattutto se conviventi e nemmeno se sono sposati, cosa che per la stanca vulgata post-borghese vale di per sé come deterrente.

Lo fanno invece le misure restrittive, se gli incontri a scopo orgasmo di almeno uno dei partecipanti erano soliti svolgersi in strutture ricettive, chiuse anch'esse durante i periodi più duri. Lo ha fatto la sospensione degli spostamenti che, tra le molte cose che ha ridotto fino quasi a spegnerle, c'è stato anche l'orrido mercato del sesso, pronto a rialzare la testa quanto prima.

Dalla Malesia con poco amore

Eccolo, l'errore: il sesso quando è davvero tale non è svago. E' proprio qui che vi volevamo, cari tutti voi esperti di marketing, proiezioni, stime di vendita.

Il sesso è una cosa così bella, piacevole e intensa esattamente perché non si tratta di un passatempo e di un divertimento come un altro.

Il sesso che alla fine non si fa tanto per fare

Non è uno svago quando è sessualità vera, espressa per come esige di essere vissuta. Quando non è costretta a ridursi a istinto, rapina, abuso, ginnastica genitale, effervescenza cerebrale.

La pandemia non ci ha resi migliori ma a chi sa osservare ci ha resi più leggibili, più riconoscibili nella nostra irriducibile specificità umana.

Non basta dunque avere tempo a disposizione, un letto a pochi passi, un potenziale partner sessuale per far aumentare la domanda di preservati che per molti è sinonimo di domanda di sesso.

Sempre su Il Fatto giustamente si legge che alla valutazione degli esperti di settore è mancata la considerazione per esempio del venire meno delle condizioni che avrebbero favorito incontri occasionali e quasi azzerato, e questa è una benedizione seppur temo temporanea, quelle dell'industria del sesso a pagamento.

I maggiori acquirenti e distributori di profilattici: governi e organismi internazionali

Se il Covid si è preso risorse umane e attenzione soprattutto nella sanità lo ha fatto anche nelle istituzioni nazionali e sovranazionali.

Erano infatti governi e organizzazioni internazionali i primi acquirenti e distributori di preservativi nel mondo.

Ora che forse il controllo demografico non è tra le prime voci all'ordine del giorno la domanda di questi soggetti si è pressoché spenta.

Ora, mi rendo conto che il riferimento non è dei più alti ma lo trovo efficace: se non troviamo anche noi qualcuno al nostro fianco che, come Chiara Ferragni a Fedez, "fa venire voglia di futuro" allora è inevitabile che anche altri desideri vengano meno.

Osserva Laxman Narasimhan, CEO di Reckitt Benckiser, (ovvero il papà del marchio Durex) che durante i due anni di pandemia non solo sono via via venute meno le occasioni di incontro ma è aumentata in modo generalizzato l'ansia.

Questo, a suo avviso, spiega la contrazione dei consumi.

Ansia e incertezza fanno male al desiderio

Ci sono studi che confermano l'impatto diretto della pandemia sul desiderio sessuale; molta incertezza, ansia diffusa incidono direttamente sulla sessualità, perché inibiscono ciò che la alimenta, la speranza per il futuro.

Così è stato anche durante i due ultimi conflitti mondiali; durante e immediatamente dopo il conflitto armato crollo verticale di nuzialità e natalità; nel dopo guerra, ripresa di matrimoni e nascite; la pandemia non è sanguinosa come una guerra mondiale ma è planetaria, letale e deprimente.

E come una guerra e qualsiasi altro fenomeno storico avrà una fine, nonostante i suoi lunghi e non preventivabili strascichi.

Forse è più facile ipotizzare una ripresa della natalità una volta fuori da questa grave crisi che non un ritorno alle attività sessuali concepite come divertimento e svago.

Qual conversione serve?

Potremmo quindi consigliare ai responsabili di produzione dei colossi del lattice di mettere qualche creativo a pensare ad altri settori in cui dirottare la loro produzione. Nursery? Prima infanzia? Premaman? Giocattoli?

I più lungimiranti tra loro, vedi Elon Musk, lo sanno bene, conti alla mano, che le risorse principali necessarie alla nostra civiltà umana sono proprio le persone.

Surriscaldamento e raffreddamento

Non so se sarà così ma la controtendenza che ci si dovrebbe tutti augurare, per uscire o appena usciti dalla crisi pandemica, è proprio questa: aumento del desiderio, aumento della natalità.

Non solo dunque crisi climatica, in tutta la sua serietà e urgenza perché non esiste solo il surriscaldamento dell'atmosfera. Esiste anche la tendenza al raffreddamento demografico.

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