La vendita di reni, un fenomeno che era già dilagante e preoccupante in Afghanistan anche prima del ritorno al potere dei radicali talebani, si sta diffondendo in modo ancor più drammatico tra gli abitanti stremati dalla fame.
Un reportage diffuso dalla rete Euronews il 12 gennaio riporta la deposizione del chirurgo Ahmad Shekaib, che ha realizzato 85 interventi di questo tipo solo nei primi 11 giorni del 2022.
Secondo il medico, il panorama già grave tende ad aggravarsi ulteriormente, perché le persone che vendono oggi un rene “avranno problemi di salute a lungo termine”. Il dottor Shekaib
ha aggiunto che in Afghanistan non esiste una “cultura di donazione dei reni”, e indica che il fenomeno attuale è dovuto alla disperazione della gente, che ha bisogno di denaro per comprare cibo.
Uno dei donatori intervistato nel reportage di Euronews è il padre di famiglia Ghulam Hazrat, di 40 anni, che ha venduto un rene per comprare da mangiare per i suoi bambini.
“Non potevo andare per strada a mendicare, e allora ho deciso di andare in ospedale per vendere un rene per poter sfamare i miei figli almeno per un po' di tempo”, ha confessato.
“Per un po' di tempo” è una parte importante della frase, perché il denaro ottenuto dalla vendita dell'organo non dura a lungo. Quando terminerà, non sarà sicuramente possibile vendere anche l'altro rene.
Senza lavoro e senza programmi di assistenza, con un Governo fanatico e incapace di amministrare la vita pubblica neanche in modo minimo, il dramma degli Afghani vede solo una tenue luce alla fine del tunnel: l'aiuto internazionale, che riesce ad arrivare soltanto a pochi e non basta a salvare dalla miseria milioni di persone ostaggio dei propri governanti.