I cristiani sono gente un po' matta. Spero che Debora sorrida nel leggerlo. Sì, perché ci vuole non tanto coraggio, ma proprio un sano pizzico di follia a parlare di gioia in questi giorni. D'altra parte siamo figli di un Dio che si è incarnato neonato nel freddo di una grotta. L'azzardo su una radicale positività del reale è nel nostro DNA spirituale.
Maria, una sorpresa di gioia
E così, Debora Vezzani ha tirato fuori un nuovo canto di gioia dedicato a Maria (e a tutti noi) pochi giorni dopo Natale. S'intitola Mother of God. E' stata una sorpresa anche per lei, in un momento difficile. Lo ha raccontato con queste parole:
Non si direbbe che c'è una parentesi di buio dietro questa musica. L'ascolterete e sarete travolti in uno di quei balli che si fanno da bambini, la gioia senza un perché dell'infanzia - direbbe Chesterton. E non vuol dire che ci manca il motivo per la gioia, l'opposto. Quando uno ha un Padre e una Madre che custodiscono una gioia eterna, allora si può essere felici di tutto, anche senza un motivo particolare. Anche al buio.
Ed è altrettanto ammirevole che questo canto non sia altro che l'Ave Maria. C'è una novità da scoprire di nuovo, da capo, dentro quelle parole che conosciamo a memoria fin da bambini. L'idolo del nuovo, dell'insolito, del "mai detto prima" sono un grosso abbaglio tipico di un mondo che non sa più stupirsi della Buona Notizia più incredibile che esista, e allora raccatta piccoli stupori in clamori nuovi e passeggeri.
La gioia è un girotondo, gira sempre attorno a un fuoco vitale che non si spegne. Maria con noi, adesso e nell'ora della nostra morte. (Sentirete come Debora spinge sull'entusiasmo, cantando proprio queste parole...).
Lasciamoci tenere per mano come figli
L'ispirazione arrivata improvvisa ha lasciato stupita anche Debora che si è ritrovata a riascoltare il suo canto quasi da 'estranea', da chi - in fondo - ha preso appunti da una brezza leggera arrivata dall'alto.
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E' nei momenti in cui c'è la tentazione della disperazione, della disillusione, che siamo chiamati alla robustezza della gioia. Siamo in compagnia di una Madre che ci cammina davanti per portarci a casa. Se non seguiamo Lei, l'alternativa è rimanere impantanati nelle paludi dell'allarmismo e vittimismo, sferzati dal vento freddo che si sente tutte le volte che apriamo un giornale. Ma non basta che siamo noi a seguire. Siamo pronti a rendere ragione di questa gioia a chi è lontano dall'incontro con Gesù? Siamo pronti a rendere ragione del perché cantiamo di gioia mentre tutti si stracciano le vesti?