I missionari raccontano come si svolge il Natale nelle loro missioni sparse nel mondo: ci sono buone notizie ed altre meno buone. Per alcuni il Natale è l’occasione di grandi festeggiamenti, e finanche dialoghi ecumenici. Per altri, invece, è una festa che non si può svolgere per motivi di sicurezza, prima ancora che di Covid.
Nello Zimbabwe
Trentacinque battesimi e ventuno matrimoni accompagneranno il Natale nelle parrocchie di Sant’Ignazio e Santo Stefano, nella città di Harare, capitale dello Zimbabwe. Verranno celebrati nei giorni vicini al 25 dicembre: “Questo è il periodo in cui tutti i componenti delle famiglie si riuniscono, quindi tutte le date importanti si vivono in questi giorni. È una grande gioia” racconta Padre Fernando Muller, gesuita, che da maggio opera nel Paese.
In Amazzonia
Il Natale è festa attesa anche al villaggio del Mocambo, nel comune brasiliano di Parintins, in piena foresta amazzonica. Lì si trova “De Maos Dadas”: cinque casette in un prato, una biblioteca e un salone di accoglienza, tutte al servizio dei bambini. Il centro è stato fondato nel 1998 da due volontarie bergamasche, Marina Alborghetti e Catia Battaglia, per rispondere al desiderio delle famiglie locali di avere un luogo dove accogliere bambini e adolescenti che si trovano in uno stato di grande fragilità economica e famigliare.
Novene in casa e scambio di doni
“Il 25 dicembre è una data molto attesa dalle famiglie: in alcune case ci sono gli addobbi natalizi, per mostrare che si sta aspettando Qualcuno che deve arrivare” racconta Claudineia, che oggi coordina il centro. “Ogni famiglia ha il suo modo di vivere il Natale. C’è lo scambio dei doni e alcune persone si riuniscono per fare alcune Novene di preghiera nelle case di amici e conoscenti. In queste occasioni, le persone più esperte condividono le loro esperienze di vita con gli altri, fanno da guida per i presenti”.
In Giordania
I bambini sono i protagonisti anche delle attività dell’Arsenale dell’Incontro, che si trova a Madaba, una città di 70mila abitanti in Giordania. L’Arsenale è una scuola per bambini e ragazzi con disabilità, anche di diverse religioni. "Nel Paese i cristiani sono il 2% della popolazione. Il giorno di Natale qui è una festa anche per i musulmani: si celebra la nascita del profeta Gesù” racconta la missionaria Irene Panarello, che è in Giordania da 9 anni e abita l’Arsenale dell’Incontro insieme a Chiara Giorgio e Chiara Maria Meulli.
Musulmani e albero di Natale
Le tre missionarie fanno parte della Fraternità della Speranza del Sermig, che ha la sua sede principale all’Arsenale della Pace di Torino. “A Madaba il Natale è un’occasione di dialogo tra diverse religioni: il 25 dicembre, di solito, tutte le confessioni cristiane si trovano nella sala della chiesa principale di Madaba, per uno scambio di auguri. Partecipano anche le autorità della città, che sono musulmane”. E nella piazza principale della città appare ogni anno un albero di Natale.
Nel Centrafrica
I missionari cappuccini dell’Emilia Romagna, in vista del Natale riportano un quadro tutt’altro che entusiasmante dalla Repubblica Centrafricana.
“Nel mistero dell’incarnazione Dio esprime la sua vicinanza condividendo la nostra storia così sofferta. I tempi di Erode non erano dissimili dalla condizione di precarietà ed insicurezza del Centrafrica di oggi. Purtroppo diversi villaggi sono stati abbandonati oppure, in alcune località, i fedeli non potranno riunirsi perché troppo pericoloso”.
L’aggressività dei ribelli
Infatti, proseguono i missionari cappuccini, “i gruppi armati ribelli sono tuttora presenti, anche se la situazione generale è migliorata e le forze governative hanno ripreso il controllo dei centri più importanti. Essendo il Natale un rendimento di grazie per la vita che nasce, quale dono di Dio alla famiglia umana, la festa ha grande significato soprattutto in Africa, il continente più giovane” (Centro Missionario.it, 1 dicembre).