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La nascita di Giovanni ci prepara e ci educa a quella di Gesù

HAPPY FAMILY
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Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 22/12/21
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Il cammino di fede che fanno i genitori di Giovanni il Battista è una preparazione per loro e per tutti i credenti ad accogliere la novità assoluta che sarà Cristo.

Vangelo del 23 dicembre 2021

 Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio.  I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei.
 All'ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria.  

Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni».  Le dissero: «Non c'è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».  Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.  

In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.  Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.  Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.

(Luca 1,57-66)

Quando il Vangelo deve parlare di Elisabetta usa un’espressione commovente: colei in cui il Signore ha esaltato la sua misericordia. Questa donna che ha molto sofferto, si ritrova con una gioia immensa: la nascita di un figlio insperato.

Ma invece di cadere nella tentazione di aggrapparsi in maniera possessiva a questo figlio, fin dall’inizio difende con tutta se stessa il diritto del proprio figlio di essere se stesso, e non semplicemente la realizzazione dei suoi sogni o dei sogni della sua famiglia. E in questa difesa si aggiunge anche Zaccaria suo marito:

È bello a pochi giorni dal Natale fare questa memoria: non si può accogliere Dio se si vuole stabilire in maniera preventiva ciò che Egli dovrebbe essere e come dovrebbe essere.

Così come un figlio ha diritto ad essere se stesso e proprio per questo è un mistero per chi lo accoglie, allo stesso modo Dio. Egli non deve mai diventare la proiezione delle nostre paure o dei nostri desideri, ma essere misteriosamente ciò che noi nemmeno immaginiamo e che scopriamo un po’ alla volta. 

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