La crisi delle vocazioni, le caratteristiche che distinguono i gesuiti, l’umiliazione: ne ha parlato Papa Francesco con alcuni religiosi della Compagnia del Gesù durante il viaggio apostolico in Grecia.
La chiacchierata, pubblicata dalla rivista “La Civiltà Cattolica”, è avvenuta il 4 dicembre, a conclusione della prima giornata del suo viaggio apostolico in Grecia. Il Papa ha incontrato un gruppo di sette, dei nove gesuiti che lavorano in Grecia, cioè i membri della comunità di Atene.
Lo studente simpatico e intelligente
«Faccio una confessione: quando ero provinciale (in Argentina ndr) - ha detto Papa Francesco - dovevo chiedere le informazioni per ammettere i gesuiti all’ordinazione sacerdotale e verificavo che le migliori informazioni le davano i fratelli. Mi ricordo una volta: c’era uno studente di teologia, che stava finendo gli studi, che era particolarmente bravo, intelligente, simpatico. I fratelli però mi dicevano: “Stia attento, lo mandi a lavorare un po’ prima dell’ordinazione”. Loro “vedevano sotto l’acqua”».
“Hanno buon occhio”
«Mi domando - ha proseguito il Papa - perché i fratelli gesuiti abbiano la capacità di capire l’essenziale di una vita. Forse perché sanno coniugare l’affettività con il lavoro delle mani. Toccano la realtà con le mani. Noi preti a volte siamo astratti. I fratelli sono concreti e capiscono bene i conflitti, le difficoltà: hanno buon occhio».
Da 33mila di ieri alla metà di oggi
Papa Francesco si è espresso anche della crisi delle vocazioni che colpisce i gesuiti. «Una cosa che richiama l’attenzione è il debilitarsi della Compagnia - ha osservato il pontefice -. Quando sono entrato in noviziato, eravamo 33.000 gesuiti. Ora quanti siamo? Più o meno la metà. E continueremo a diminuire di numero. Questo dato è comune a tanti Ordini e Congregazioni religiose. Ha un significato, e noi dobbiamo chiederci quale sia. In definitiva, questa diminuzione non dipende da noi».
La pratica dell’umiliazione
La vocazione, ha concluso il Papa, «la manda il Signore. Se non viene, non dipende da noi. Credo che il Signore ci stia dando un insegnamento per la vita religiosa. Per noi ha un significato nel senso dell’umiliazione. Negli Esercizi Spirituali Ignazio punta sempre a questo: all’umiliazione».