Vangelo di mercoledì 15 dicembre
Li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
(Luca 7,19-23)
Quando pensiamo ai grandi personaggi della Bibbia come Mosè, Davide, Elia, Giovanni Battista e molti altri, rischiamo sempre di avere di loro una visione idealistica. In questo tipo di prospettiva questi personaggi sono svuotati della componente più scandalosa della loro umanità che sono i peccati e le crisi.
Eppure la loro grandezza sta proprio nel modo con cui hanno saputo vivere la propria miseria. Nel Vangelo di oggi è raccontata la crisi di Giovanni Battista, la sua notte oscura:
Vivere un’intera vita in relazione al Messia e poi arrivare alla fine dei propri giorni con il dubbio di aver sbagliato tutto. Gesù non si scandalizza di questa crisi:
Non esiste nessun argomento convincente per poter affrontare la crisi di Giovanni se non l’evidenza dei fatti. Gesù non è un venditore di parole che con una melliflua retorica cerca di portare la gente dietro di sé. Egli è convinto che l’unico argomento convincente nella vita di una persona siano i fatti. Essere suoi discepoli non significa essere immuni dalle crisi, ma significa preferire sempre i fatti ai mille ragionamenti che certe volte ci imprigionano nelle nostre paure e dubbi.