Se tutto è famiglia, niente lo è
Non si è forse assistito, negli ultimi anni, ad una corsa a precipizio per normalizzare a tutti i costi tutti i modelli di famiglia, qualsiasi famiglia, persino ciò che famiglia non è?
E per contro non spuntano come funghi serie, documentari, reality e film che celebrano la stranezza, l'eccesso, il crimine addirittura come collante di intere dinastie?
Dai Simpson, agli Osbournes, ai Kardashian, passando per la nuova serie Sky Succesion, per dirne solo alcuni.
Non vorrei soffermarmi sul progetto anti-familista che si intuisce alla radice di molti prodotti editoriali, cinematografici, mediatici in genere.
Che molti di essi spingano per farci pensare alla famiglia come a qualcosa di liquido e destinato ad assumere la forma che vogliamo noi; che il sesso biologico sia interpretato come residua appendice di uno stadio evolutivo superato è evidente e ancora colpisce per la sua sfacciata negazione del reale.
Ci manca un ideale o qualcosa che gli assomigli
Eppure ciò che in modi insospettati torna fuori e chiede cittadinanza nel mondo dei significati condivisi è un modello di famiglia e di bellezza dei legami fondativi che abbia un che di supremo, ideale, e che se non è inimitabile almeno sia inaccessibile.
E' una mia personale considerazione, liberi di abbandonarla non appena l'avrete letta. Ma non vi pare strano che ancora non si è finito di urlare contro la Famiglia di Nazaret e la sua impossibile perfezione che già si cercano altre famiglie-modello, con madri bellissime, padri almeno facoltosi o di successo e figli che paiono modelli, e tutto per poter avere almeno un surrogato di ideale a cui tendere?
Ci serve un ideale impossibile ma vero
Nessuno o quasi di quelli che contano afferma con convinzione che il suo ideale di riferimento è Maria Santissima, sposa vergine del giusto e casto Giuseppe, ma in tanti seguono Fedez, Chiara Ferragni e i loro bambini.
Uomo
A Giuseppe rinfacciamo il basso profilo, ignari della sua vera statura umana e spirituale; mettiamo in ridicolo, distratti esegeti dei Vangeli sentiti da bambini, la sua esclusione dai piaceri della carne, ma non sappiamo dire cosa cerchiamo in un uomo e nel suo amore fedele e tenace. Dominio di sé, virilità, forza, capacità di sacrificarsi e capacità di ascolto del Divino. E un amore pieno, non menomato.
Donna
Maria è la Mamma di Gesù e del suo parto non porta segni esteriori, mentre qua, giuso intra i mortali smemorati della propria caducità, non si fa che ostentare con insistenza una eccessiva, sospetta body positivity.
Dal nascondere i segni del tempo e della gravidanza, prima, alla continua sottolineatura dei difetti e delle cicatrici che lasciano. Per dire che anche i famosi sono come noi.
Lo sappiamo già che siamo tutte e tutti passati a fil di spada dalla durezza della vita; lo vediamo ormai a vista d'occhio che la giovinezza, incurante di progressi tecnologici e acidi ialuronici impronunciabili ma sempre più bio disponibili, continua a fuggirsene via.
Non è di questo segreto di Pulcinella che vogliamo essere messi a parte.
Troppa normalità in scena
E nemmeno della quasi perfezione di Chiara Ferragni e della sua convincente naturalezza di mamma, moglie e imprenditrice a suo modo normale che abbiamo bisogno.
Non ci basta la innegabile eccezionalità del tenore di vita dei due a saziare il nostro famelico bisogno di altezze, il nostro inestinguibile appetito per cose compiute, perfette, incorruttibili. Perché questi e altri modelli, per molti di noi pochissimo attrattivi, sono giganti coi piedi di creta. Basta poco perché rovinino a terra.
Finto cioccolato
Sono un piacevole surrogato, come il cioccolato senza cacao e zuccheri o un qualche beverone erbaceo spacciato per caffè.
Sono come le gallette di riso per placare la fame, che non è nervosa lei, sei tu ad esserlo perché lei è fame vera. Mastichi e hai la sensazione di ruminare polistirolo. Mandi giù e il cervello ti avvisa: non mi hai convinto. Ho ancora fame.
Così è per tutti i surrogati di qualcosa di fondamentale, che ci serve per vivere bene, non come il caffè, qualcosa di più vitale ancora.
I Ferragnez e tutti noi
Mi rendo conto che l'accostamento tra questa sete di verità incorruttibili e il prevedibile successo di una serie come quella in arrivo ora (il 9 dicembre il primo episodio e dal 16 i successivi) su Amazon Prime sia quanto meno azzardato. Ma poiché la serie si propone di raccontare
(...) con delicatezza e ironia passioni, gioie, lacrime e ambizioni di una giovane coppia normale e straordinaria (...)
non è una constatazione del tutto peregrina vedere come di questa coppia che fa di sè stessa e del proprio racconto alla ricerca di una normalità a tutti costi il prodotto in vendita, ciò che ci attrae è proprio l'opposto.
Che sono un'eccezione, un modello inimitabile per dei normo-fortunati. Sono in un certo senso la versione scadente, il surrogato, di un modello superiore.
Per questo viene facile colpirli a distanza con l'invidia, le critiche, l'ironia e la ricerca di difetti ed errori (per me i peggiori sono le loro sponsorizzazioni di cause di falso progresso: eutanasia e aborto).
Insomma come volete essere, speciali o normali?
Fatto sta che ci dà un qualche sollievo accostarci a modelli nei quali ci sia solo apparentemente facile immedesimarci e impossibile riconoscerci davvero. Anche se, tolto il fatto che per fare Babbo Natale Fedez ingaggia un truccatore della Marvel, alla fine non siamo tanto diversi, noi e loro. Ed è per questo che restiamo delusi.
Una naturalezza troppo studiata
Ciò che ci serve davvero, e che serve anche a qualsiasi presente e futura coppia che fonda i propri cognomi e tenga separati i conti correnti, è un modello altissimo, perfetto, senza peccato ma insieme vicino, presente, storico e raggiungibile.
Questa dunque è la mia conclusione: meno Ferragnez, e più Sacra Famiglia (anche per Fedez e la Ferragni. A proposito, lo avranno fatto il presepe?)
Il nostro presepe vivo - la Sacra Famiglia