L'unico "smart" in questo "work" è il tuo bimbo piccolo
Puoi avere il divano in pelle di coccodrillo invece che quello preso all'Ikea che ogni volta che lo pronunci devi comprare una vocale, con imbottitura in vere polpette di renna avanzate all'area ristorante e per cui non hai ancora capito dove andava quella vite in più, ma speriamo che anche questa video call non la finisco sul pavimento.
Puoi avere una super connessione wifi oppure una che va col criceto sulla ruota (e il criceto almeno si vede mentre quella cavolo di presentazione power point che il tuo capo sta spiegando manco per niente).
Inquadrature studiate (mai abbastanza)
Puoi non aver messo il deodorante come protesta silenziosa e per sentirti trasgressivo oppure avere sotto alla giacca i pantaloni del pigiama. Puoi pure aver azzeccato l'inquadratura giusta dopo calcoli di fisica quantistica da Nobel e un video tutorial di Ferzan Ozpetek per mostrare l'unico punto cieco della sala dove non entrino Lego, colori, pannolini, bambole, tazze varie, briciole della qualunque e tracce di marmellata e disperazione.
Puoi anche essere Elon Musk...
Eppure, non puoi evitare che tuo figlio si catapulti nella video chiamata. Non puoi perché nemmeno Elon Musk può.
Il figlio di 18 mesi, X Æ A-12, lunedì pomeriggio, a pochi minuti dall'inizio della conferenza della National Academy of Sciences, Engineering and Medicine in cui Musk è intervenuto a parlare dei progressi di SpaceX, si è piazzato fra le braccia del papà.
E se non c'è riuscito il boss di Tesla, che poteva pure mandarlo a giocare nello spazio, o che due spicci più di me per pagare una babysitter di certo li ha, io, come si dice da queste parti, posso vince la guerra?!