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Che cosa avviene nell’“Avvento di mezzo” di cui parla san Bernardo?

crèche de noel

L'Enfant-Jésus dans la crèche.

Giovanni Marcotullio - pubblicato il 01/12/21
C’è una formidabile omelia d'Avvento in cui il Riformatore di Cîteaux illustrò una dottrina ascetica detta “dei tre avventi”. Attraverso raffinate numerologie, l’abate di Chiaravalle indicò come i cristiani vengono evacuati del vecchio Adamo e ricolmati del nuovo.

Tra le inestimabili perle che la Liturgia delle Ore ripropone ogni anno a quanti, praticandola, si preparano al Natale, c’è la splendida “quinta omelia sull’Avvento” di san Bernardo di Chiaravalle: in essa il grande riformatore cistercense enuncia la celebre dottrina “dei tre Avventi”, che da novecento anni ormai risulta preziosa per chi vuole capire quale sia la sempreverde e attuale novità del Natale. 

Il Breviario riporta gran parte del sermone, che Bernardo pronunciò per meglio tornire il concetto già anticipato nel terzo della medesima serie. Il memoriale liturgico, infatti, è una realtà semplicissima ma nondimeno esposta a fraintendimenti rischiosi e grossolane semplificazioni: la banale commemorazione dell’evento passato ci esporrebbe fatalmente a “invidiare” quanti furono presenti in quei giorni a Betlemme, senza considerare come a noi che fummo assenti è stata data una panoramica (e di più: un’immersione!) in quel Mistero più intensa di quella che ne ebbero i pastori e i Magi. 

Questi infatti seguirono dall’Oriente “una stella”, ma non seppero che il Bambino significato in quella stella avrebbe adempiuto le profezie di Balaam e che la sua luce non avrebbe conosciuto tramonto; quelli avrebbero visto “un bambino avvolto in fasce”, ma non l’avrebbero potuto misticamente seguire fino al sepolcro dal quale – dopo esservi stato deposto avvolto in un sudario – sarebbe risorto vittorioso. 

Come nel Natale si rinnova l’uomo

Celebrare i misteri di Cristo è una cosa santa, insomma, perché (e se) ha un’incidenza (positiva) nelle vite degli uomini, e questo è ciò che intende spiegare Bernardo ai suoi fratelli. Nel 2004 Aimé Solignac avrebbe schematizzato così l’utilità del medius adventus (“l’avvento di mezzo”) di cui parla il Monaco: 

I frutti del medius adventus sono di rinnovare totalmente l’uomo sopprimendo “il regno del vecchio uomo”, e suscitando l’uomo nuovo. Si può schematizzare così tale rinnovamento: 

Proprio in quel suo vertice che è il “medius adventus”, l’irruzione della Parola di Dio nel mondo produce nel microcosmo-uomo una triplice riparazione sui piani dell’azione, della parola e della volontà (in quanto regola la vita interiore): la scansione binaria di ciascuno di questi termini sdoppia la terna in una sestina, e poiché si parla della nuova creazione è evidente che il numero 6 si riferisca al compimento della creazione nell’uomo. Cristo infatti – disse Bernardo un istante dopo le ultime frasi riportate nel Breviario – «salvò tutto intero l’uomo nel sabato», ossia nel settimo giorno, quello del riposo di Dio (nel sepolcro prima della risurrezione). 

Il “complemento affettivo” di Giovanni di Ford

Tutto ciò è indiscutibilmente luminoso, eppure ad alcuni potrebbe sembrare ancora un po’ “cerebrale”, come se ci si fosse allontanati troppo dall’atmosfera natalizia che sta in quella d’avvento come anticipata. Forse in riparazione di questa distorsione, gli impagabili redattori che con padre Turoldo redassero L’Ora di Lettura vollero affiancare alla sublime pagina di Bernardo una di un suo confratello inglese leggermente posteriore (nel 1153, infatti, Bernardo moriva che Giovanni di Ford non aveva ancora quattordici anni). L’abate del monastero di Ford si sarebbe comunque esplicitamente rifatto all’opera del confratello francese – completò l’interrotta serie dei Sermoni sul Cantico – e appunto in uno di questi scrisse: 

Bernardo e Giovanni ci accompagnano davanti al Presepe: possiamo diventare come Dio, sì, perché Dio ha voluto diventare come noi. 

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