Interrogato su cosa resti di Dio nella cultura contemporanea alla luce del recente saggio ("Le dimore di Dio", il Mulino) che il professore ha scritto a proposito delle architetture sacre, cioè di "come Dio si sia proposto nelle opere dell'uomo, in quelle forme architettoniche spesso perdute, malintese e dimenticate del santuario, del tempio, della sinagoga, della cattedrale, della moschea", Cardini ha risposto alle domande dell'Huffington Post da vecchio toscanaccio e fine intellettuale quale è, raccontando aneddoti di vita suoi e della sua famiglia, ma è nella chiosa finale che analizza con lucidità e nettezza, ma senza cinismo, la situazione attuale non tanto (o non solo) della Chiesa, quanto del rapporto tra l'uomo (occidentale in particolare) e la religiosità, dopo che per millenni quel rapporto - quello tra umano e divino, mediato dal sacro - era stato così fondamentale per sua storia e la sua evoluzione culturale:
In Chiesa, però, oggi non ci va nessuno [...]
E crede che questo dispiaccia a Dio?
Io volevo sapere se dispiace a lei.
Senz’altro le Chiese non sono state fatte per rimanere vuote. Le Cattedrali medievali, addirittura, erano costruite per ospitare l’intera popolazione di una certa città. Così veniva stabilita la loro grandezza. A Natale e a Pasqua si riempivano completamente.
Ma oggi che sono vuote, secondo lei, c’è ancora la presenza di Dio, o anche Dio ha smesso di essere lì?
Dio non scompare perché scompaiono gli uomini che vanno in cerca della sua presenza. Certo, là dove si avverte la presenza di Dio, l’uomo funziona come un ripetitore radio. Trasmette il segnale. Lo diffonde. Lo amplifica. Se non c’è nessuno, nessuno lo sentirà.
Ma è possibile che Dio oggi sia andato altrove?
Dove?
L’uomo non ha smesso di adorare. Idee, capi, star.
Nel Novecento, l’uomo ha avuto delle divinità politiche: la classe, la nazione, che erano dei surrogati di Dio. Oggi sono culti – se così vogliamo chiamarli – a cui manca completamente la trascendenza. Tutto rimane qui, tremendamente con i piedi per terra. Non c’è teologia, non c’è alterità.
È necessariamente un male?
Il movimento di liberazione dell’uomo da Dio è cominciato molti anni fa, direi nel 1400. Oggi si è compiuto fino in fondo. L’uomo è completamente libero. Ma assomiglia a quel criceto che sale su una ruota e corre a perdifiato, rimanendo sempre fermo nello stesso posto.
Perché?
Perché il vuoto lasciato da Dio nella vita dell’uomo è stato via via riempito dalla ricerca di una soddisfazione senza nome. L’uomo ne agguanta una, la sperimenta, ma poi ne vuole subito un’altra, e poi un’altra ancora, senza riuscire mai a essere soddisfatto.
Perché pensa che prima lo fosse?
Innanzitutto, cerco di pensare il meno possibile. Preferisco guardare i dati oggettivi, come mi insegnano le discipline che studio.
E i dati le dicono che prima l’uomo stava meglio?
Questo sarebbe un giudizio di valore. E non è quello il punto.
Allora qual è?
Che l’uomo si è liberato di Dio, oggi la sua libertà è assoluta. Il problema è che non sa cosa farsene. È come un marinaio che si trova, di notte, in mezzo al mare. L’acqua calma. Infinite rotte a disposizione. Ma non ha più stelle in cielo che gli diano un senso dell’orientamento.