Certo, non c'è bisogno di scomodare la scienza per rendersi conto di certe evidenze. Però è significativo che la scienza confermi che certe evidenze non siano solo un'impressione emotiva, ma affondino la loro ragion d'essere proprio nella struttura dell'essere umano. Si può dire che è una grande scoperta scientifica quella che davvero scopre, cioé toglie il velo di ciò che è già noto e lo illumina grazie all'autentica sete umana di conoscenza.
E così, chi ha avuto la fortuna di crescere avendo accanto dei nonni, sa già che specie di bene sia il loro amore. E tutto quello che sentiamo verso i nostri nonni è verissimo. Talmente vero che è impresso nel cervello.
La cura parentale, un quadro articolato dentro il cervello umano
Sono stati pubblicati i risultati di una ricerca condotta dagli scienziati della Emory University di Atlanta (in Georgia). Sono stati impegnati a studiare il legame tra nonne e nipoti a livello neuroscientifico.
Nota bene. E' plausibile che, leggendo il titolo di questo contributo, emerga immediatamente una polemica che in sintesi può suonare: "Ma perché solo le nonne? Anche i nonni vogliono bene ai loro nipoti!". Certo, e ci mancherebbe.
Ma qui occorre fare delle distinzioni pertinenti. L'orizzonte dello studio che stiamo per documentare è quello di sviluppare un'area di indagine che riguarda la cura parentale osservata dal punto di vista delle neuroscienze. C'è una rete di affetti che contribuisce allo sviluppo della singola persona, i principali protagonisti sono mamma, papà, nonne e nonni. Il contributo specifico di ciascuna di queste figure è un elemento significativo, da osservare nella sua unicità.
Le neuroscienze si sono finora occupate prevalentemente della figura materna per lo sviluppo del bambino e stanno cominciando a crescere anche gli studi sul padre. La Emory University ci offre ora un documento che riguarda un'indagine sulle nonne. Verranno anche quelle sui nonni. Il quadro dunque è articolato e mira a restituirci un'istantanea corale del nostro cervello in cui ogni figura familiare ha un ruolo.
La nonna vista dalle neuroscienze
Spiegato il senso non fazioso dello studio, andiamo a vedere come si è svolta l'indagine della Emory University e a quali risultati è arrivata.
L'analisi dei dati raccolti ha portato a evidenziare delle conclusioni che sicuramente confermano il nostro comune sentire. Il legame emotivo è forte al punto da poter essere definito una specie di simbiosi, la nonna sente quello che sentono i nipoti (non solo lo comprende a livello intellettivo). Ora possiamo dire che non è solo un modo di dire o una metafora.
Non si tratta dunque di fare delle classifiche di affetto, ma di rendere ragione del contributo specifico che ogni figura familiare offre, nella sua diversità, al bambino. E sicuramente le nonne sorrideranno leggendo il passo appena citato, perché sanno bene di cosa si sta parlando. Eppure lascia attoniti che i legami e il bene siano una presenza così piantata dentro di noi fino al punto di poterli collocare in punti così precisi e misteriosi del nostro cervello. Ti voglio bene in ogni fibra del mio pallido ventrale - disse la nonna.
Quei grandi 'manipolatori' dei nipoti
L'altro dato sorprendente riguarda la differenza tra figli e nipoti: il legame coi nipoti è più forte emotivamente, quello della nonna coi suoi figli adulti si concentra sulla sfera cognitiva.
Anche rispetto a questo, potremmo tirar fuori tante storie quotidiane di nonne che si dimostrano davvero empatiche coi nipoti e si schierano in difesa dei piccoli anche di fronte a certi veti dei genitori. Dai lasciaglielo fare, dai glielo compro io. La simbiosi nonna-nipote è un dato di realtà. Ed è anche sacrosanto che, invece, il rapporto coi figli adulti sia diverso e orientato a una comprensione meno emotiva e più cognitiva. Resta il fatto, che ora abbiamo proprio le prove di quanto certi frugoletti di nostra conoscenza siano degli ottimi manipolatori. Lo scrive nero su bianco il professor James K. Rilling che ha guidato il team di ricerca della Emory University:
Non solo demenza, il cervello degli anziani è una risorsa sociale
Un altro aspetto implicito connesso a questa ricerca sul cervello delle nonne è stato messo in evidenza da un altro studioso del team, Minwoo Lee:
È piuttosto raro che gli scienziati abbiano la possibilità di studiare il cervello degli anziani se non per problemi legati alla demenza o altri disturbi dell'età.
In questo caso stiamo evidenziando che nel cervello delle nonne ci sono funzioni che possono giocare un ruolo fondamentale per la vita sociale e il suo sviluppo. - aggiunge Lee - È un aspetto importante dell'esperienza umana ancora ampiamente escluso dal campo delle neuroscienze.
Che scoperta! - commenterà ironicamente qualcuno. Eppure è proprio questo il genere di scoperte alleato di uno sguardo umano libero da certi vizi ideologici. Scoprire la realtà è la grande sfida dell'oggi, a fronte di un tentativo di ingabbiare l'esperienza in griglie astratte e nemiche del bene che è ogni presenza. Gli anziani come risorsa, è una frase che sentiamo dire spesso e potrebbe ridursi a puro slogan.
L'esperienza ci dice già che crescere con una nonna è un grande dono, e non solo perché aiuta i genitori che lavorano. Ora è anche l'occhio della scienza a confermare quanto sia preziosa questa presenza capace di un'empatia unica, diversa da quella di mamma e papà.
... e, cari scienziati, attendiamo di rendere il dovuto onore anche al nonno.