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Leggere (bene) la Genesi per capire chi siamo: il “ritorno di Eden”

ADAM, EWA, JABŁKO
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Miguel Cuartero Samperi - pubblicato il 18/11/21
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Nel 2019 la Pontificia Commissione Biblica pubblicava un documento di grande rilevanza intitolato “Che cos’è l’uomo? Un itinerario di antropologia biblica”, frutto del lavoro di cinque anni di studio e di approfondimento esegetico e teologico. Il documento, richiesto alla Commissione da papa Francesco, si presenta come un sussidio utile per docenti, catechisti e studenti atto a «favorire una visione globale del progetto divino» sull’uomo. Dal titolo si comprende l’intento degli autori: quello di cercare all’interno delle Sacre Scritture le risposte alle domande fondamentali sull’uomo, attraverso un “itinerario” che tenga conto della Bibbia nella sua complessità letteraria e teologica e nella sua totalità (in maniera armonizzata e coerente). Al centro dello studio c’è domanda princeps dell’antropologia filosofica: quella sulla natura dell’uomo, la sua origine e il suo destino.

Il testo offre dunque una panoramica completa su cosa sia l’uomo secondo la Bibbia. Presentando il documento il cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e dunque Presidente della Pontificia Commissione Biblica affermava: «L’intento è quello di far percepire la bellezza e anche la complessità della divina Rivelazione riguardante l’uomo. La bellezza induce ad apprezzare l’opera di Dio, e la complessità invita ad assumere un umile e incessante travaglio di ricerca, di approfondimento e di trasmissione».

La Bibbia dunque come risposta, non solo alle domande su Dio, ma anche alle domande sull’uomo il cui mistero si svela alla luce della Parola di Dio. Se c’è un libro della Bibbia che ci parla in maniera decisiva e illuminante sull’uomo è la Genesi ed in particolare i primi quattro capitoli (“la creazione”, “la prova della libertà”, “la caduta” e “Caino e Abele”, secondo i titoli de La Bibbia di Gerusalemme). Spesso considerata una favola edificante sulle origini del mondo, frutto della fantasia dei racconti ebraici, la Genesi rivela all’uomo qualcosa di essenziale sulla sua natura. Un messaggio valido per l’uomo e la donna di oggi spesso confusi da un concetto di natura relativistico e nichilista.

Una recente pubblicazione propone un percorso attraverso i testi dei primi quattro capitoli della Genesi con uno sguardo filosofico al fine di comprendere chi è l’uomo e cosa sono il maschile e il femminile (Luca Vozza, Ritorno di Eden. Un percorso filosofico nei racconti della creazione, Armando 2021).

L’autore, insegnante di religione alle superiori formato presso la Facoltà Teologica di Lugano e l’Ateneo Regina Apostolorum di Roma, offre delle chiavi di lettura per poterci accostare ai primi capitoli della Genesi in modo più consapevole e corretto, evitando gli errori più comuni che commettiamo nella lettura e nell’ascolto del testo sacro. Ma lo scopo principale del testo è quello di far emergere il profondo insegnamento dei primi capitoli della Bibbia sull’uomo e la donna.

Il titolo richiede delucidazioni: «non parla infatti di un ritorno “a” ma del ritorno “di” Eden. L’Eden non è infatti un “luogo fisico” bensì un “luogo simbolico”, uno status interiore. L’Eden – termine di origine assira che indica la steppa, la terra – come status è da intendersi in relazione all’identità: “Di che polvere siamo impastati?” (adamàh, la terra d’origine). Ma L’Eden è anche il luogo della vita piena e della comunione (nella bibbia greca si userà il termine paradeisos, paradiso):è infatti il luogo privilegiato dove Dio e l’uomo sono in una relazione di amicizia e di intimità: in una parola in una comunione piena e armoniosa. Qui Dio pianta un giardino, vi colloca l’uomo e vi “passeggia” per incontrarsi con la sua creatura.

Nell’affrontare il testo biblico bisognerà ovviamente tener conto delle coordinate storico-letterarie in cui i primi capitoli della Genesi sono venuti alla luce. In questo l’autore è molto attento ad accompagnare il lettore passo dopo passo analizzando il linguaggio usato, i termini ebraici specifici e le loro sfumature, i generi letterari, i miti medio-orientali così come le diverse tradizioni che formano il sostrato narrativo.

L’intento dell’autore della Genesi non è infatti di ordine scientifico ma di ordine teologico ed esistenziale. L’autore è un ebreo dell’esilio che vuole spiegare a Israele la pedagogia di Dio e il suo rapporto con le sue creature. Per questo i primi versi del testo sacro parlano di un passaggio dal caos al cosmo, dalla massa informe al mondo creato, dalle tenebre alla luce, dalla confusione alla separazione (ordine). Dio dal “deserto” del caos primordiale crea un “giardino”, un luogo adatto ad ospitare la vita (“da intendersi come la felicità, la vita piena, vissuta in comunione con Dio”). Dio trionfa sulle forze del caos, sul vuoto esistenziale per farsi prossimo e dare la vita.

La creazione dell’uomo è l’evento culminante dei sei giorni della creazione. Qui il Dio parla per la prima volta in prima persona plurale (“facciamo”) e crea a “sua immagine e somiglianza”. La creazione dalla terra, dal suolo, indica l’importanza del legame con le proprie radici: siamo chiamati a non perdere di vista da dove veniamo e conservare e rispettare la nostra storia e identità perché tutto ciò parla di noi, ci dice chi siamo e dove andiamo. Solo l’uomo riceve “l’alito di vita” che trasmette la vita divina, fatta di dono e relazione. Questo indica che l’uomo, a differenza degli animali, è orientato alla pienezza della vita. La novità del modus operandi di Dio nel creare l’uomo indica una predilezione divina ed un preciso progetto nei suoi confronti. “Maschio e femmina creò”: l’armonia del creato è data dalla separazione e dalla differenza. Maschio e femmina si realizzano nel dono reciproco, nella chiamata a diventare “un solo corpo”. La differenza dei sessi rimanda dunque alla trascendenza, al Creatore che chiede loro di essere “fecondi”, ossia di dare seguito all’opera della creazione attraverso l’unione nuziale (non semplicemente tramite l’atto sessuale). Il rapporto nuziale tra maschio e femmina parla dunque di Dio, rimanda al rapporto con lui, parla di relazionalità, di dono di sé, di fiducia reciproca, di vita e di fecondità.

Un dato importante che emerge dai racconti della creazione è che esiste una precisa “natura” umana. Noi non siamo infatti ciò che vogliamo essere, ma siamo venuti al mondo con una natura che è necessario “scoprire” per viverla in pienezza. Veniamo al mondo infatti come maschi o femmine, non in forma asessuata per “costruire” una nostra natura autonomamente. Questo è un primo importantissimo dato da scoprire e da comprendere.

Il racconto della Genesi ci parla infine di una “figliolanza” da scoprire per comprendere che la nostra esistenza è derivata e non assoluta. Un concetto che trova la sua pienezza nel “Figlio” di Dio, che “spogliò se stesso […] diventando simile agli uomini” (Fl 2,7). Gesù diventa “vero uomo” per coronare la creazione e riportare l’uomo alla condizione di Eden. L’esperienza della figliolanza nasce dall’esperienza del limite e della sua accettazione, dal riconoscersi incapaci di realizzare autonomamente il progetto di Dio (a causa del peccato). L’uomo e la donna, chiamati a tornare a Eden, sono così invitati a riconoscersi come figli bisognosi del Padre e a vivere il loro cammino di ritorno e di maturazione in una fraternità autentica che superi il conflitto fratricida rappresentato da Caino e Abele.

In occasione della Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria “Più libri più liberi” (4-8 dic. 2021), il libro di Luca Vozza “Ritorno di Eden” verrà presentato a Roma presso la Nuvola di Fuksas (Eur) il 7 dicembre alle ore 12:00.

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