Avrebbe pagato il fatto di aver difeso la Chiesa australiana, di averla tutelata da buon cattolico. E così è stato. Una profetica lettera di Papa Benedetto XVI “annunciò” il calvario giudiziario del cardinale George Pell, prima condannato e poi assolto per una storia di abusi mai commessi.
L’assurda storia del cardinale Pell
Dopo 404 giorni in carcere e tante sofferenze, è arrivata l’assoluzione per il cardinale George Pell. L’arcivescovo emerito di Sydney e già prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede è stato accusato di abusi sessuali da due coristi della Cattedrale di Melbourne nel 1996. Nel 2017 ha deciso di lasciare l’Italia e tornare in Australia per difendersi dalle accuse.
Il religioso nel dicembre del 2018 è stato condannato a 6 anni di reclusione per stupro, sentenza confermata in appello. Poi, come sappiamo, è arrivato il proscioglimento.
Il cardinale George Pell, dopo tredici mesi di prigionia, nove dei quali in isolamento, è stato assolto nel 2020 dall’Alta Corte australiana, con il voto all’unanimità dei sette giudici, per non aver mai commessi gli abusi. Ospite di Porta a porta, ha spiegato che il momento delle manette e delle catene ai piedi è stato «tra le cose più dispiacevoli della mia vita, un simbolo di disgrazia».
E ha sottolineato di essere tornato in Australia convinto del proscioglimento: «Ho deciso così per il mio onore e per la reputazione della Chiesa» (Il Sussidiario, 5 novembre).
La lettera dal Vaticano
A pagina 149 del suo libro Diario di una prigionia, in cui racconta i suoi 404 giorni passati in carcere da innocente, il cardinale George Pell scrive:
Chi fosse l’autore anonimo di quella lettera arrivata nel carcere australiano da San Pietro, lo ha rivelato per la prima volta lo stesso Pell. Lo ha fatto durante la presentazione a Roma del suo libro. «Adesso posso darvi l’indiscrezione», ha sorriso il cardinale ai presenti. «Quella lettera era di Benedetto XVI» (Tempi.it, 5 novembre).