In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «E' inevitabile che avvengano scandali, ma guai a colui per cui avvengono.
E' meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.
State attenti a voi stessi! Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli.
E se pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore:
«Aumenta la nostra fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe».
Gli apostoli dissero al Signore: «Aumenta la nostra fede!».” La logica che Gesù annuncia ai suoi discepoli non si basa più sul buon senso, perché il semplice buon senso statisticamente ad un certo punto decreterebbe un numero massimo di volte in cui concedere il perdono a un fratello che sbaglia. In fondo tutti sappiamo che “perseverare è diabolico”. Ma Gesù non annuncia un Vangelo che si basa sulle statistiche della logica ma sull’imprevedibilità dell’amore gratuito che non usa più la matematica, ma l’infinita possibilità di dare una possibilità a chi sbaglia. In fondo non è così che siamo amati da Lui? Dio non è per noi sempre Colui che ci concede un’infinita seconda possibilità?
Ma credo che abbiano ragione i discepoli a chiedere un aumento della fede, e non una ferma convinzione logica o intellettuale sul perdono. Non ci sono argomenti convincenti che motivano davvero il perdono, ma solo una forte fede che ci fa osare contro tutto e contro tutti. Una fede che sa andare contro ogni evidenza. Una fede che sa essere l’ultimo grande baluardo contro cui il male ricevuto va a sbattere.
Ecco perché la prova vera se abbiamo o no fede non si gioca sulla nostra preparazione teologica ma sulla concreta possibilità che ci diamo di perdonare e di lasciarci perdonare. È un profondo atto di fiducia nei confronti di Dio mollare la presa delle nostre ferite e dell’istinto di vendetta e giustizia che riempie le nostre notti insonni e i nostri ragionamenti più nascosti. È consegnare a Lui tutto con la consapevolezza che nessuno più di Lui può fare giustizia in un modo tale che il male non continui a fare male. Direbbe San Paolo “vinci il male con il bene” (Rm12,21).
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