Dire che una sentenza farà discutere di solito è un modo "politicamente corretto" di dire che qualcosa non quadra, che non a tutti piacerà o che è controverso ciò che essa contiene. Non sempre le sentenze controverse sono "brutte", ma questa di inizio Novembre è parecchio pericolosa ed insidiosa, in quanto le Sezioni unite della Corte di Cassazione, chiamate a decidere «se, e in quali eventuali limiti, la condotta di produzione di materiale pornografico, realizzata con il consenso del minore ultraquattordicenne nel contesto di una relazione con una persona maggiorenne, configuri il reato di cui all’art. 600-ter, primo comma, cod. pen.». Il reato in oggetto è quello di pornografia minorile.
Nel dispositivo provvisorio - quello che viene consegnato alla stampa e anticipa parzialmente le motivazioni di una sentenza - si legge: «Nel rispetto della libertà individuale del minore con specifico riguardo alla sfera di autonomia sessuale, il valido consenso che lo stesso può esprimere agli atti sessuali con persona minorenne o maggiorenne, ai sensi dell’art. 609 quater cod. pen. [che punisce gli atti sessuali con persona sotto i 14 anni, ndr], si estende alle relative riprese, sicchè è da escludere la configurazione del reato di produzione di materiale pornografico, sempre che le immagini o i video realizzati siano frutto di una libera scelta e siano destinati all’uso esclusivo dei partecipi all’atto» (Avvenire).
Da oggi dunque se un minore acconsente spontaneamente a fare un video con il partner - anche maggiorenne - la detenzione di quel materiale non è più considerato un reato. A meno che esso poi non circoli al di fuori della coppia, in particolare se chi lo ha girato aveva quella intenzione fin dall'inizio.
Al centro c'è dunque l'onnipresente autodeterminazione della persona, sulla carta un principio inattaccabile, che però al solito rende l'individuo una monade e non una persona inserita in un contesto sociale, di relazioni, di storie personali, compresa - ed è il passaggio apparentemente più ignorato nel ragionamento della Corte - l'inesperienza e l'incapacità di giudizio.
Un giudizio netto
Su questo è d'accordo Don Fortunato Di Noto, fondatore di Meter da anni al fianco dei bambini contro la pedopornografia, che a Pro Vita Onlus ha detto:
La sentenza poi ha un ulteriore buco, ancora più odioso se possibile, dice ancora un comunicato di Pro Vita e Famiglia: