Salvare il pianeta? E' possibile, a patto che si metta in salvo, prima che altri territori, l'Amazzonia con la sua immensa foresta pluviale. Il cardinale Claudio Hummes, presidente della “Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia”, avverte i leader mondiali intervenuti alla Conferenza Onu sul clima (Cop26) di Glasgow.
Il 2 novembre c’è stata, infatti, una importante intesa fra i 105 Paesi che hanno partecipato alla Conferenza sul clima: stop al disboscamento entro il 2030 e taglio del 30% in 20 anni delle emissioni del gas metano. Ma il buon risultato raggiunto potrebbe restare solo sulla carta (visti anche gli impegni precedenti, mai conseguiti, per abbassare le emissioni inquinanti).
La discesa in campo di Hummes
E' per questo motivo che è sceso in campo il cardinale Hummes, tra le voci più autorevoli fra i cattolici impegnati nella difesa evangelica del Creato e degli ultimi. Tanto da aver ispirato, con il suo «ricordati dei poveri» pronunciato in Conclave subito dopo l’elezione, il nome Francesco all’attuale Pontefice.
“Perderla sarebbe fatale”
Dopo aver guidato fin dalla fondazione la Rete ecclesiale panamazzonica (Repam), il religioso dei frati minori e arcivescovo emerito di San Paolo, è stato eletto presidente della neo-nata Conferenza ecclesiale dell’Amazzonia (Ceama), organismo costituito in seguito al Sinodo speciale sulla regione del 2019
«L’Amazzonia - dice ad Avvenire (4 novembre) - è centrale per la sopravvivenza del pianeta e della famiglia umana: è il punto di equilibrio della salute della terra. Perderla sarebbe fatale». Per questo, a nome della Chiesa d’Amazzonia, il cardinale vuole lanciare un appello ai leader internazionali riuniti alla Cop26 al coraggio e alla fermezza per arginare, stavolta senza passi indietro, il clima e le emissioni.
“L’Amazzonia ha fretta”
«L’Amazzonia - afferma il cardinale Hummes - ha fretta. Il tempo scorre veloce e il riscaldamento globale è inesorabile. Ne resta ancora, però poco. I leader devono avere fermezza di volontà per prendere decisioni costose sotto varie aspetti, altrimenti, il mondo non ha chance di futuro. La Cop26 non può rimandarle».
Il monito: decarbonizzare l’economia
«Sarebbe una irresponsabilità grave e irreparabile verso tutta l’umanità e la storia - tuona il presidente della Ceama -. Tanto più che ci vorrà tempo per metterle in pratica. Prima di tutto, occorre decarbonizzare l’economia. Per quanto riguarda la deforestazione, lo stop è importante e va accompagnato al riconoscimento del diritto dei popoli originari alle loro terre. Nonché alla pulizia dei fiumi inquinate dall’attività mineraria».