In questo anno 2021 in cui si ricordano i 150 anni della proclamazione di san Giuseppe a patrono della chiesa Cattolica da parte del beato Pio IX, è doveroso ricordare alcuni prodigi dello sposo di Maria nella storia della Chiesa.
1) L’assedio di Asola e il “premio” della cattedrale
Nella Cattedrale di Asola, in provincia di Mantova, vicino all’entrata a destra c’è un altare dedicato a San Giuseppe in adempimento di un voto. Sulla fine dell’inverno del 1516, Massimiliano I, Imperatore di Germania, era sceso in Italia. L’esercito imperiale, forte di 26.500 uomini aveva lasciato il presidio di Verona. Entrato nel territorio bresciano, aveva chiesto ad Asola di aprirgli le porte.
Di fronte alla risposta negativa, l’Imperatore decise di espugnare la città. Riferisce la cronaca che i consiglieri tutti, i principali cittadini, i capi delle milizie, raccoltisi nel Palazzo della Comunità fecero voto esplicito e solenne che se l’Onnipotente Iddio, per intercessione della Beata Vergine Maria e del di Lei Sposo San Giuseppe, avesse liberato questa terra dall’assedio e la salvasse da ogni pericolo di sterminio, la comunità con beni propri avrebbe eretto nella nuova Cattedrale un altare dedicato al glorioso San Giuseppe.
L’alba della salvezza
L’ansia della notte che precedette il 19 marzo, festa del loro Santo, dovette essere terribile… Ma ecco l’alba saluta il nuovo dì. Soldati e cittadini accorrono al loro posto sulle mura cadenti, sui rialzi delle rovine. Tutti spingono lo sguardo ansioso sulla circostante campagna, ma non scorgono gli impedimenti e le tende, non vedono anima vivente. Tendono l’orecchio ad un lontano rumore. Non vi è nessun dubbio: sono gente, cavalli, carri, artiglierie che fuggono.
San Giuseppe ha ottenuto la grazia: sono salvi! Il Comune a piena votazione approvò il voto fatto. Così il 19 marzo 1517 si celebrò la prima volta la festa solenne di San Giuseppe con S. Messa in canto e processione.
2) La liberazione di Avignone dalla peste
Al principio del secolo XVII infierì la peste in certe regioni della Francia. Nella città di Avignone le vittime erano moltissime, tutti i giorni. Il Clero e la Magistratura davanti a tanto flagello pensarono di rivolgersi a san Giuseppe, promettendo con voto di solennizzarne ogni anno la festa. Da quel giorno non ci fu in Avignone alcuna vittima.
Le guarigioni miracolose
La peste però non cessò, ma cambiò residenza. Cominciarono infatti le vittime nella città di Lione; qui i morti si moltiplicavano. I Lionesi vollero seguire l’esempio degli Avignonesi e si posero sotto la protezione di san Giuseppe. Cessò la peste anche a Lione. Il Padre Barrì, vissuto in quel tempo, scrisse un libro per narrare le guarigioni miracolose ottenute da san Giuseppe in quel periodo di peste.
Fra l’altro disse: Molti portavano al dito un anello benedetto, sul quale era inciso il nome “San Giuseppe”. Dio per premiare la loro fiducia in questo amabile nome, non permise che alcuno di costoro fosse colpito dalla peste.
3) L’apparizione al pastore di Cotignac
Uno straordinario prodigio di San Giuseppe, forse il più eclatante, è avvenuto in un villaggio francese. Il 7 giugno 1660, un pastore di Cotignac (presso Tolone in Francia) Riccard Gaspar, si trovava sul monte Bessilopn a tre chilometri dal paese, a pascolare il suo gregge sotto un sole cocente, era assetato. Pregò San Giuseppe, di cui era tanto devoto, ad un tratto gli apparve un uomo molto alto che indicandogli una grossa pietra gli disse: “Io sono San Giuseppe, alza quella pietra e potrai bere”.
Il pastore guardò la pietra indicata. Dieci uomini non avrebbero potuto neanche muoverla. Tuttavia obbedì, alzò la pietra con molta facilità e bevve avidamente alla sorgente d’acqua pura che nessuno aveva mai visto da quelle parti. Questa fu l’unica apparizione di San Giuseppe nella storia della Chiesa.
La sorgente di San Giuseppe
E queste sono le sue uniche parole, dato che neanche nel Vangelo ne sono riportate. Cominciarono a giungere a Cotignac pellegrini di tutte le parti con molti ammalati: la maggior parte di loro tornarono a casa guariti. Accanto alla “sorgente di San Giuseppe” venne eretta una chiesetta e poi un piccolo convento per i frati che assistevano i fedeli che accorrevano numerosi. Chiesetta e monastero andarono in rovina durante la Rivoluzione francese e così rimase per parecchi anni.
Ora, dopo l’ultima guerra, una comunità di Suore Benedettine provenienti dall’Algeria, vi ha preso stabile dimora. Il convento è stato rimesso a nuovo e la chiesetta funziona regolarmente con l’assistenza ai pellegrini sul luogo dove San Giuseppe, o il Santo del Silenzio, ha parlato per rivelare una fonte miracolosa che scorre con acqua fresca e salutare.
Come Lourdes
Alla sorgente accorrono ancora oggi numerosi pellegrini e per quell’acqua che richiama l’acqua miracolosa di Lourdes, si vanno moltiplicando i favori celesti. Gli archivi degli Oblati di Maria, che hanno in cura il Santuario, elencano numerosi casi di “miracoli” attribuiti a quell’acqua miracolosa.
4) Il mercante risuscitato dopo cinque giorni
Un prodigio di San Giuseppe sarebbe avvenuto nelle marche un secolo e mezzo fa. Nella mattinata del 14 marzo 1858, alcuni giorni prima della festa del santo (19 marzo), un giovane mercante era partito da Pesaro. Sentendosi male, si fermò in un albergo. L’indomani l’albergatore, non vedendolo uscire dalla camera, vi entrò per informarsi della sua salute.
Il mercante era irrigidito ed immobile, come fosse di marmo. Fu chiamato il medico, che riscontrò l’apoplessia; diede i rimedi del caso, ma tutto fu inutile. Appena appena si avvertiva che l’infermo respirava ancora. Il suo corpo era insensibile al bottone di fuoco. Cinque giorni durò tale stato.
La processione con la statua di san Giuseppe
Un Sacerdote, che era corso al letto del moribondo, gli diede l’assoluzione sotto condizione ed affidò quel caso pietoso a san Giuseppe, pregando e facendo pregare. Dopo cinque giorni, essendo la festa di san Giuseppe, si faceva la processione con la statua del Santo. Appena questa giunse sotto la finestra del moribondo, avvenne un prodigio.
Il moribondo cominciò a muoversi e riprese a parlare; dopo mezz’ora era perfettamente guarito. Il medico non sapeva spiegarne la guarigione. Il Sacerdote commosso chiese al miracolato: Com’è avvenuto il prodigio? – Mentre si svolgeva la processione, mi è apparso san Giuseppe, in bellissimo sembiante, e mi ha detto: Sono venuto a darti salute!”.
5) Fratel Andrè e l’Oratoire
Il Santo Fratel André raccomandava la devozione a san Giuseppe. A coloro che guarivano diceva: “E’ san Giuseppe che fa i miracoli, non io. Io sono soltanto il suo cagnolino”. Il nome di Fratel André è legato a l’Oratoire, la più grande basilica del mondo dedicata san Giuseppe, a Montréal (Canada).
Ogni anno, almeno due milioni di visitatori salgono a questo edificio per sentire la chiamata del divino tra le sue sacre mura e per scoprire la presenza del suo fondatore, semplice portinaio del collegio Notre Dame. Incominciò con la costruzione di una piccola cappella, nel 1904. nel 1917 venne costruita una chiesa vera e propria (la cripta) con 1000 posti disponibili.
Un milione di persone
Per realizzarla, raccolse fondi per molti anni vendendo persino i capelli che tagliava agli studenti. La basilica superiore fu dedicata nel 1955 e ultimata nel 1967. con i suoi 3000posti a sedere e 10.000 in piedi, è lunga 105 metri, larga 65 e alta 60 al suo interno. Dalla base fino alla sommità della croce, raggiunge i 97 metri di altezza.
Alla morte di questo “cagnolino di san Giuseppe” un milione di persone gli rese omaggio sfilando accanto alla sua bara giorno e notte. Attraverso la sua vita e i suoi umili consigli, Fratel André ha rivelato al mondo intero la bontà e la potenza dell’intercessione di san Giuseppe.
6) Il Santuario a Kalisz
Il Santuario di san Giuseppe a Kalisz è noto in tutta la Polonia. I preti liberati dal campo di concentramento di Dachau hanno attribuito la loro miracolosa salvezza alla protezione e all’intercessione di san Giuseppe, venerato a Kalisz.
Dinanzi all’avanzare delle forze alleate, i campi del campo avevano deciso di liquidare completamente il campo insieme ai prigionieri. In questa situazione i preti polacchi il 22 aprile 1945 fecero un atto di affidamento a san Giuseppe venerato a Kalisz, con il voto che, dopo la liberazione, si impegneranno a diffondere il culto a san Giuseppe tra di loro e nelle parrocchie dove toccherà a loro di svolgere il ministero pastorale.
L’immagine miracolosa
Dopo la liberazione, tutti insieme renderanno solennemente grazie a Dio per l’intercessione di san Giuseppe, proprio a Kalisz, davanti all’immagine miracolosa e da qui porteranno la venerazione del Santo nel paese e nel mondo. Il 29 aprile 1945 un piccolo reparto delle forze americane a gran sorpresa liberò il campo.
Conformemente al voto il primo raduno dei sacerdoti ex prigionieri convenuti in numero di circa 500, ebbe luogo il 29 aprile 1948. la successiva adunanza degli ex prigionieri fu organizzata 10 anni dopo, nel 1958 con la partecipazione di 200 sacerdoti. Al quindicesimo anniversario della liberazione del campo Mons. Pawlowski rese solennemente onore al grande Patrono della Chiesa Universale e Patrono della diocesi.
San Giuseppe e gli ex prigionieri
Il cardinale rivolse un appello ai sacerdoti ex prigionieri con il loro atteggiamento personale dessero esempio a tutti di come San Giuseppe “non con l’ira, con la furia e la prepotenza, non attraverso il potere e la tirannia, ma con la carità, con l’umile atteggiamento in ginocchio, l’avete portato con voi dal campo come esperienza”.
Mons. Pawlowski fu presente durante tutti i successivi raduni che convenivano a Kalisz ogni anno in pellegrinaggio di ringraziamento a san Giuseppe per la miracolosa liberazione e per promuovere il culto del Patriarca di Nazareth.