San Benedetto è un santo molto noto e amato in tutto il mondo, soprattutto per la sua semplicità, la generosità e i tanti miracoli che ha compiuto, come provano le innumerevoli chiese e cappelle a lui dedicate.
Non è un caso, perché la sua è stata una vita dedicata totalmente a Dio e agli uomini. È morto a se stesso per vivere per Dio e per i fratelli. Ha lasciato questo mondo più di 400 anni fa, nel 1589, ma continua ad essere un esempio attuale di come vivere la santità.
Testimonianza
San Benedetto è più vivo che mai. Più l'umanità si allontana da Dio, più è urgente conoscere la vita di chi ha vissuto in comunione con Lui. Una vita di penitenza, preghiera, mortificazione e amore per i fratelli. Un uomo che ha vissuto perfettamente il Vangelo.
Nei rigorosi processi di beatificazione e canonizzazione, è stato attestato con giuramento da innumerevoli testimoni che Benedetto era poco colto, analfabeta e figlio di schiavi, ma aveva il dono della scienza infusa.
Pur essendo analfabeta, consigliava saggiamenti dottori, politici e autorità della sua epoca. I potenti andavano da lui per chiedergli preghiere, consigli e intercessione presso Dio. Pieno dei doni infusi dallo Spirito Santo (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio), colpiva tutti.
Ecco ora 3 dei tanti miracoli compiuti da San Benedetto.
Il miracolo dei pesci
Tra i tanti miracoli di San Benedetto, in cucina divenne famoso il miracolo dei pesci. I frati di tutti i luoghi si erano riuniti nel convento di Santa Maria di Gesù per il Capitolo Provinciale. Era un inverno rigido, il che impediva di andare a chiedere l'elemosina, e il cibo che avevano era poco per tanta gente. Secondo la tradizione, San Benedetto chiese ai fratelli di riempire le vasche d'acqua e di coprirle con delle tavole, poi si ritirò nella sua cella e trascorse la notte in preghiera. Al mattino disse di togliere le tavole e di prendere i tanti grandi pesci che si trovavano nelle vasche.
Il pasto preparato dagli angeli
Un altro miracolo si verificò quando l'arcivescovo di Palermo, monsignor Diego Ahedo, che si receva ogni anno al Convento di Santa Maria per alcuni giorni di ritiro, si trovava lì. Amava quel luogo silenzioso e ameno, e adorava la virtù dei frati. Una volta decise di trascorrere il Natale al convento. Conoscendo bene la povertà dei frati, portò con sé una buona provvista di cibo.
Nella Messa della mattina del giorno di Natale, fra' Benedetto si accostò alla Comunione con grande fervore. Dopo la Comunione, si mise a contemplare un quadro accanto all'altar maggiore del monastero. Era un'immagine del Bambino Gesù. Contemplando quell'immagine rimase lì per molto tempo, dimenticandosi dei doveri della cucina... Stava per iniziare il pasto di mezzogiorno. Il superiore andò in cucina. Il fuoco era ancora spento e in cucina non c'era nessuno!
Era già mezzogiorno e tutti cercavano Benedetto. La Messa stava terminando e il pranzo per la conmunità e l'arcivescovo non era pronto. Rimasero tutti confusi sapendo che il fuoco non era ancora acceso, e nessuno riusciva a trovare fra' Benedetto nel convento, finché lo trovarono nel coro della chiesa, a fianco dell'altare, a contemplare il quadro del Bambino Gesù.
Un frate lo chiamò ansioso. Il santo, come risvegliandosi da un'estasi, disse calmo e sorridente: “Non affliggerti fratello mio!”, e rimase lì in silenzio fino alla fine della Messa. Erano tutti irritati con lui. Che vergogna per il convento! Che scuse avrebbero tirato fuori con l'arcivescovo?
Il santo cuoco, con pazienza e dolcezza, sentì le ingiurie nei suoi confronti. Tacque. Accese il fuoco e si inginocchiò. Trovandolo nuovamente così dissero: “Questo frate cuoco ancora prega? Che assurdità! Oggi in convento non si mangerà! Che vergogna per la comunità davanti all'arcivescovo!”
Fra' Benedetto ordinò: “Suonate la campanella del pranzo!”
All'ora esatta del pranzo suonò la campanella. Nel frattempo, qualcuno vide in cucina due splendidi ragazzi, dall'età apparente di 18 anni, che avevano appena finito di preparare gli ultimi piatti e li avevano lasciati pronti, profumati e appetitosi, per essere serviti.
In poco tempo, fra' Benedetto e i due angeli prepararono miracolosamente il pranzo, e quello che videro tutti era incredibile!
Il sangue dei poveri
Quando San Benedetto era cuoco del convento di Santa Maria, lavoravano con lui alcuni fratelli laici e chierici che sprecavano il pane. Il santo li metteva in guardia, dicendo loro che il pane che avanzava era pane dei poveri. “È il sangue dei poveri, avete sentito?” I suoi avvertimenti, però, non avevano esito, e gli altri continuavano a sprecare il pane. Un giorno San Benedetto prese una spugna con cui si lavavano i piatti e che era piena di briciole di pane, e davanti ai fratelli strinse in mano la spugna, e tutti videro scorrere molto sangue dalle briciole di pane. I novizi si pentirono e chiesero perdono a Dio.
Dopo la morte di San Benedetto, l'Inquisitore Apostolico fece dipingere un quadro per rappresentare questo fatto. Vi figura l'immagine di San Benedetto con la tunica di foglie di palma che usava mentre spreme la spugna dalla quale esce sangue. Questo quadro andò in Spagna, e una copia si trova in Portogallo, nella cappella dei Nery. Nel 1715, vari testimoni affermarono di aver visto delle copie del celebre dipinto in varie chiese d'America (Brandão, 1983).