Teologia del corpo: la ricchezza della sessualità umana
Purtroppo non ho ancora una conoscenza sufficientemente approfondita della grande ricchezza che San Giovanni Paolo II ci ha donato con il suo pensiero sulla sessualità umana; la cosiddetta Teologia del corpo è sicuramente un tesoro inestimabile lasciatoci in eredità dal pontefice polacco.
Tesoro, senza dubbio, ma più che lasciarci un forziere pieno di pietre preziose su un fondale sabbioso ci ha dotati della sofisticata attrezzatura che ci permette di immergerci in acque tanto alte senza affogare.
Seguire le sue parole è come dotarsi di muta, pinne, boccaglio e bombole ad ossigeno per poterci inabissare, respirando, nelle profondità del significato della sessualità umana.
Anni fa, grazie ad una carissima amica, ho letto con voracità e cercato di assimilare un testo assai denso e complesso scritto quando il futuro pontefice era "solo" Cardinale e Arcivescovo: Amore e responsabilità.
Sessualità e santità
Era già un acutissimo conoscitore dell'essere umano e di quanto la sua dignità si manifesti in ogni fibra del suo corpo, splendendo in una parte più e meno altrove. Ancora oggi si è erroneamente portati a considerare la sfera della sessualità come quella in cui splenda meno la nostra altissima dignità; é al massimo un ambito tollerato, a patto che venga rigidamente normato, costretto entro determinati confini comportamentali, come si fa con certe abitudini viziose impossibili da rimuovere che ci si risolve almeno a ridurre (fumi? va bene, ma al massimo 4 sigarette al giorno). Oppure, all'estremo opposto, la si vive come una forza primitiva e selvaggia che vada liberata e cavalcata con dionisiaco entusiasmo.
Il Papa venuto da lontano, invece, ci ha insegnato a guardare alla sessualità addirittura come a una strada per la santificazione degli sposi. E lo ha fatto perché la conoscenza che la Chiesa custodisce viva sull'uomo, la sua dignità e il suo destino conteneva già questa verità.
Non la genitalità ma l'intera sessualità espressa dalla complementarietà tra uomo e donna è a tutti gli effetti strada per la pienezza umana, ovvero la santità.
Siamo ancora in cammino e dobbiamo ancora finire di liberarci da certi errori che il cristianesimo ha come ingoiato per sbaglio insieme a dottrine che inizialmente lo hanno aiutato a strutturare il proprio pensiero, come il neoplatonismo: il corpo non è in sé stesso luogo di corruzione e peccato; ovvero può esserlo come può e anzi deve essere luogo della nostra propria santificazione. Ed è proprio nella sessualità e nella tenerezza che gli sposi celebrano la propria vocazione.
La Chiesa non è contro il desiderio?
Ma se il sesso e il desiderio sessuale che ne è l'innesco sono così importanti perché Gesù condanna persino chi guarda una donna per desiderarla? Ecco come ci illuminano le parole del Papa polacco che si soffermò sul tema in un'udienza dell'ottobre 1980.
La donna è per l'uomo e l'uomo per la donna
Anche se guardasse in questo modo la donna che è sua moglie commetterebbe lo stesso adulterio "nel cuore"… Ciò che succede in questo tipo di "sguardo per desiderare" è che l'uomo riduce la donna a oggetto per la soddisfazione del proprio bisogno di piacere. Ma così facendo riduce anche se stesso come corpo abitato e scosso da istinti.
Il sesso, invece, esprime tutt'altra dimensione, una cosa che è tanto più corporea quanto più è autenticamente spirituale. Che coinvolge cioè l'intera persona umana il cui unico trattamento degno è, secondo la norma personalistica, l'amore. Come si raggiunge il piacere, dunque, se si vive la sessualità ad un livello tanto alto e impegnativo?
Dalla riduzione a oggetto la mancanza di piacere femminile
In realtà, osservando le difficoltà e le sofferenze delle donne nell'esperienza coniugale, si rende conto di una cosa: è proprio nel tradimento della dimensione personale integrale che il futuro Papa rintraccia la causa principale di disagio, nevrosi e frigidità.
Ciò che serve, perché anche la donna raggiunga l'apice del piacere, è che l'uomo conosca e tenga conto della diversità dei propri ritmi rispetto a quelli della compagna. L'attenzione e la tenerezza dell'uomo durante l'amplesso e a tutto ciò che lo favorisce, precede e accompagna è una vera e propria azione virtuosa poiché esige che egli governi se stesso e i propri impulsi a favore non solo di ciò il suo corpo reclama, ma anche della felicità della donna e del rispetto della propria dignità di persona.
Questo tipo di attenzione declina in modo assai pratico cosa significa che i due coniugi si donano completamente l'uno all'altro; non si rapinano o estorcono il piacere ma donano sè stessi, interi. Per offrirsi davvero però è necessario conoscersi e conoscere l'altro e opporsi con fortezza alla tentazione della strumentalizzazione frettolosa di sé e dell'altro. Occorre disporre di sé, per potersi donare.
L'insoddisfazione della donna: un tema degno di attenzione non morbosa
Parla con grande rispetto, ma senza nessuna agitazione o vergogna, del complesso equilibrio necessario ad una felice sessualità nella coppia; si sofferma sulle differenze fisiche, biochimiche, psicologiche e spirituali tra uomo e donna e coglie in un mancato adattamento dell'una all'altro e viceversa la causa di alcune sofferenze tipiche della vita coniugale.
Sì, all'uomo, che è per natura più sollecitato dalla sensualità, spetta un vero e proprio sforzo virtuoso. Nella donna invece affettività e sessualità sono più strettamente mescolate per questo è particolarmente turbata quando sospetta di essere guardata (ecco l'adulterio dello sguardo) solo come mezzo di piacere.
La donna nello sguardo dell'uomo
E quando avviene abitualmente la donna tende a ritirarsi dall'atto sessuale, non per forza fattivamente ma di sicuro interiormente. Non vi si impegna perché così, senza che lei possa davvero sentirsi riconosciuta e incontrata dall'altro, è come se non ne valesse la pena. Se l'uomo non la guarda con vera tenerezza, non ascolta e scopre le sue necessità, non accompagna la sua eccitazione sessuale per accordarla con la propria allora lei si allontana. Questa incomunicabilità sul piano erotico diventa però perdita di intimità anche in altri ambiti e rischia di segnare una distanza che occorre recuperare; può addirittura svilupparsi in nevrosi.
La bellezza della sessualità e il suo reale valore subordinato alla persona
Proprio perché il futuro Wojtyla conosce la complessa architettura della "cattedrale umana" non ha alcun timore di entrare in questi temi; sa quanto sono importanti e quanto si debba anche ridimensionarli. Sa anche quanto conti il contributo delle altre scienze, dalla fisiologia, alla endocrinologia, alla psicologia; nelle appendici al già citato Amore e responsabilità offre diversi spunti su ciclo mestruale femminile, regolazione della fertilità, scelta del partner, superamento di paure, moderazione in caso di eccesso di eccitabilità sensuale o aumento in caso sia troppo scarsa.
La sessualità è centrale, importante, espressiva dell'uomo ma non è una magia, non è una divinità, non va idolatrata né temuta. Va guarita e dominata (che non significa oppressa; essa esige sempre una sorta di obbedienza agli impulsi carnali senza che ci travolgano). L'uomo non vi riduce mai ma in essa, con l'esercizio della virtù, prosegue nientemeno che il proprio cammino verso la perfezione.
Per mettere l'accento su temi che il pensiero contemporaneo spesso propone con acritica insistenza, potremmo dire che il pensiero di questo Papa è particolarmente orientato e attento alle esigenze femminili e richiama l'uomo, ma proprio perché è Gesù stesso che lo fa, alla castità dello sguardo, preludio ad un amore rispettoso della persona: della donna e propria.