Domenica 24 ottobre sarà la Giornata Missionaria Mondiale (Domund), un giorno speciale per la Chiesa in tutto il mondo. Sarà anche la Giornata dell'Infanzia Missionaria, opera del Papa che promuove l'aiuto reciproco tra i bambini del mondo.
I bambini fungono da piccoli missionari e sono protagonisti dell'evangelizzazione. Sono al contempo coloro che promuovono le missioni dal luogo in cui vivono, con la preghiera, i loro piccoli (o grandi) sacrifici e le loro elemosine, e i destinatari di quest'opera missionaria, visto che molti missionari della Chiesa cattolica si prendono cura di loro a livello medico, educativo e sociale.
Il motto della Giornata è “I bambini aiutano i bambini”.
Per parlare di cosa presuppone il fatto di essere missionario, le Pontificie Opere Missionarie hanno raccolto la testimonianza di suor María José Pascual, di origine spagnola e che da molti anni assiste i bambini in Bolivia.
La religiosa ha spiegato come ha ricevuto la chiamata di Dio: “Fin da molto giovane, dai 13 anni, ho sentito che nasceva in me la vocazione missionaria dopo un ritiro a scuola, e a poco a poco è maturata, sempre accompagnata dalla preghiera”.
“Il carisma delle Figlie della Carità è 'servire Cristo nei poveri'”, ricorda, “e sento che Dio mi ha chiamata a servirlo nella persona dei poveri. Per me è il dono più bello che mi ha fatto, essere suo strumento per aiutare chi è emarginato in questa società”.
Alfabetizzazione
Suor María José ha lavorato in varie missioni: “Prima sono stata per 8 anni a El Alto, in Bolivia, lavorando nel campo dell'alfabetizzazione degli Aymaras che emigravano dalle campagne alle città”. Grazie al lavoro della missione, 300 persone si sono diplomate.
Si è poi recata in Africa, in Algeria, “in un momento in cui il Paese usciva dalla guerra civile e la situazione di povertà era molto marcata. Lì ho lavorato con le donne musulmane, molto emarginate nella società, e ho aiutato i bambini malati terminali in un ospedale, assistendo anche i bimbi dell'orfanotrofio di Tenes, i più vulnerabili e indifesi”.
L'esperienza missionaria ha lasciato un'impronta nella sua anima: “Con questo lavoro si è rafforzato il mio amore per la Chiesa, visto che la nostra comunità cattolica era molto piccola ma ci sentivamo sostenuti dalla preghiera di tutti voi”.
Droga e prostituzione
Dopo quattro anni, suor María José è tornata in Bolivia. “Lavoro nel campo dell'educazione nel Colegio de Fe y Alegría, per la promozione della donna aymara e dei bambini denutriti e nel ‘Programa Amanecer’, che accoglie e riabilita bambini, adolescenti e giovani in situazioni di alto rischio che vivono e dormono in strada, sono dipendenti dalla clefa [una droga che si inala, a base di benzina, n.d.r.], spesso commettono furti e ricorrono alla prostituzione per sopravvivere. Sono bambini che fuggono di casa per maltrattamenti familiari, violenza fisica e sessuale, psicologica... Sono carenti di affetto e di comprensione familiare”.
“Il Signore mi ha chiamata ad accompagnare questi giovani che hanno bisogno d'amore e di sentire che Dio vuole loro bene”, dice suor María José.
La religiosa manda un messaggio ai bambini della Spagna che può estendersi a quelli di tutto il mondo: “Vi chiederei di non smettere di pregare Gesù. Ci sono molti bambini perseguitati, discriminati, che vivono in povertà, che non hanno cibo, e possiamo aiutarli con la nostra preghiera. Gesù ascolta la preghiera dei bambini”.
“Sono felice aiutandoli, e voglio continuare finché il Signore lo desidera”
“Dalla Bolivia – scrive –, vi auguro di sentire Gesù come il vostro migliore amico, di essere piccoli missionari annunciando Gesù tra i vostri amici e cercando di essere solidali con i bambini più bisognosi delle missioni attraverso l'Infanzia Missionaria. E di continuare a sostenere i missionari con la vostra preghiera perché possiamo continuare a servire i bambini più bisognosi. Io sono felice aiutandoli, e voglio continuare finché il Signore lo desidera”.
“Grazie di cuore per il vostro sostegno, e che Dio vi ripaghi per la vostra generosità”.