La serie Round 6, lanciata a livello mondiale con il titolo Squid Game, è già la più vista nella storia di Netflix. In meno di un mese, già 111 milioni di persone hanno assistito alla produzione sudcoreana. Il record precedente era di Bridgerton, che ha ottenuto 82 milioni di visualizzazioni in 28 giorni.
Round 6 ha successo ovunque, anche tra i bambini, ed è proprio questo che preoccupa genitori ed esperti del settore educativo. L'esposizione dei minori alla trama del programma divide le opinioni.
Classificata indicativamente per maggiori di 16 anni, la serie ruota intorno a un gruppo di 456 persone rimaste senza denaro e invitate a partecipare a un concorso con giochi popolari e infantili. Il premio è attraente, e per ottenerlo i giocatori sono capaci di tutto.
È qui che appaiono scene macabre, di violenza, sesso, tortura psicologica e omicidi. I giocatori non sanno che se perderanno moriranno. Per ogni giocatore “eliminato” c'è una somma di denaro che va ad aggiungersi al premio finale.
Ogni persona “vale” 100 milioni di won sudcoreani, equivalenti a 38.480.580 dollari statunitensi o 33.120.450 euro.
Tradotto nel linguaggio universale, ogni persona ha un prezzo. Il concorso spinge ad eliminare gli altri concorrenti per guadagnarsi il premio.
Molti esperti dell'educazione stanno mettendo in guardia i genitori di fronte al successo della serie Round 6 tra i bambini.
Perché è scattato l'allarme? Nel Regno Unito, è accaduto quando vari account sulle reti sociali proponevano giochi in cui se si sbaglia si viene colpiti in faccia da un fucile ad aria compressa.
In Spagna, varie scuole hanno constatato che i bambini delle scuole elementari giocano a ricreazione imitando azioni e scene del programma. Televisión Española si è fatta eco di questa problematica. In Belgio è accaduto lo stesso, e il 5 ottobre, attraverso un messaggio virale su Facebook, le famiglie hanno lanciato l'allarme vedendo che i bambini giocavano a un gioco popolare aggiungendovi però atteggiamenti violenti visti nella serie.
Gli psicologi avvertono che il pericolo del fatto che i bambini vedano la serie risiede dal fatto che in tenera età il bambino si sta ancora formando un'idea del bene e del male, e non distingue chiaramente tra finzione e realtà.
In un'intervista alla Revista Crescer, la neuropsicologa Deborah Moss ha parlato dell'impatto che provoca in bambini e adolescenti l'esposizione a contenuti violenti, spiegando che “alcuni possono impressionarsi, altri rimanere ammirati, ma parlando soprattutto di bambini piccoli, in genere hanno incubi, paura di rimanere soli, confondono la realtà con la finzione, diventano ansiosi”.
Anche l'esperto di educazione infantile e giovanile José Martín Aguado ha affrontato la questione:
Gli esperti sono anche unanimi nell'affermare che piuttosto che proibire ai figli di vedere la serie, i genitori devono parlare con loro, e che questo dialogo deve iniziare dal fatto che si deve seguire alla lettera la classificazione per età della serie. Innumerevoli studi mostrano infatti la sinergia tra questa classificazione, la produzione audiovisiva e lo sviluppo cognitivo degli spettatori.
Se l'adolescente in età vicina alla classificazione di età insiste per vedere il programma, i genitori devono stare accanto a lui. In questo senso, lo scrittore Jaime Ribeiro offre un suggerimento: “Chiedere se l'adolescente vuole assistere, e se dice di sì unirsi a lui. In questo modo potrete scoprire se vostro figlio o vostra figlia apprezza questo tipo di contenuti, e se lo apprezza avrà la possibilità di parlare di temi estremi con voi, e non il compagno di scuola che non ha la maturità per orientarlo”.
Gli esperti offrono degli orientamenti, ma ad ogni modo la decisione di permettere o meno che i figli accedano a contenuti di questo tipo sarà sempre dei genitori.