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Maria Rita, 2 tumori e 13 operazioni: offro la mia sofferenza per salvare le anime

WOMAN PRAY,
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Silvia Lucchetti - pubblicato il 13/10/21
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La testimonianza di una donna che combattuto con tante e gravi malattie: "le sofferenze vanno offerte perché altrimenti sono sprecate e così le anime non si possono salvare. Allora mi sono detta: soffri e offri".

Nel numero di luglio e agosto de Il Messaggio della Casa Santa di Loreto compare una testimonianza di grande fede e amore appassionato per Gesù da parte di una donna segnata da gravi ed invalidanti malattie. 

Maria Rita racconta come la sua sia una famiglia di solida e datata fede cattolica, sottolineando attraverso due ricordi dell’infanzia in particolare la devozione religiosa delle due nonne.

La nonna paterna aveva consumato l’immagine della Madonna sulla "crocera" del rosario (parte in metallo dove spesso si trova incisa l'immagine di Maria NdR) per quante volte aveva passato il dito su di essa.

ROSARY

La nonna materna durante l’ottavario dei morti svegliava la figlia di sette anni alle sei per portarla alla Santa Messa nonostante il freddo ed il sonno. 

Pertanto “il seme di Cristo” era stato piantato nel cuore di  Maria Rita ma fino ad un certo punto aveva germogliato una piantina dalle radici superficiali: la messa domenicale e qualche preghiera distratta. 

Durante la frequenza del secondo anno di Medicina ad Ancora la giovane iniziò a frequentare gli incontri settimanali del Rinnovamento nello Spirito Santo che si tenevano presso i frati cappuccini di Loreto

Holy House of Mary, Loreto

Qui, un giorno, un fratello del gruppo la invitò ad innamorarsi di Gesù. 

Come riuscirci? 

Il suggerimento venne dallo Spirito Santo che la portò a riflettere che solo attraverso la Parola avrebbe potuto incontrare e conoscere Cristo. 

Così attraverso la meditazione del Vangelo Maria Rita ha trovato la forza di "far morire" il suo io carnale - combattendo l’orgoglio, la superbia e l’alterigia - ed affrontare il calvario della malattia, o meglio delle tante e gravi malattie con cui è stata costretta a combattere. 

Ce ne è a iosa per far dubitare dell’amore di Gesù per la sua creatura, ed invece: 

Ciò l’ha sostenuta per trovare la forza di superare i momenti più difficili ed andare avanti, sfoggiando anche un pizzico di autoironia.

Infatti racconta che la madre, quella bambina di sette anni che svegliata all’alba andava a messa tutta assonnata, quando si presenta una nuova malattia le dice in maniera scherzosa:

Il suo è un innamoramento che è sempre più cresciuto anche grazie alla malattia:

Assumendo questa prospettiva tutto prende un significato diverso, e quanto umanamente ci sembra importante si rivela quasi sempre inutile, se non dannoso, per la nostra vita spirituale. 

Questo è l’augurio che Maria Rita, chiudendo la sua testimonianza, fa a tutti noi. 

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