In diverse testate hanno rilanciato i risultati, preoccupanti, del rapporto UNICEF uscito il 5 ottobre scorso sullo stato di salute mentale dei bambini nel mondo: "La condizione dell'infanzia nel mondo - Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani".
Prima di dire "ve l'avevamo detto" vediamo che fotografia restituisce questo dossier.
Certo, l'esperienza diretta di tutti noi ci conferma già nella certezza che i giovani e i bambini abbiano subito un carico di stress e nel contempo grandi deprivazioni sociali, motorie, ricreative, educative e formative nei lunghi mesi di lockdown. Per loro lockdown è stato sinonimo di maggior solitudine, ore di lezioni frontali allo schermo (la famosa DAD), niente sport. Non solo, ricordiamolo; perché non pochi sono stati anche i risvolti positivi di vederci, tutti, restituiti ad una dimensione familiare diversa, per certi versi più naturale.
Il rapporto dell'organismo sovranazionale dedicato all'infanzia indica come fattore di generale aggravamento proprio la pandemia di Covid-19, soprattutto per le ricadute sociali e psicologiche che si sono riversate sui più piccoli.
Quasi 46.000 adolescenti muoiono a causa di suicidio ogni anno – più di uno ogni 11 minuti –una fra le prime cinque cause di morte per la loro fascia d'età.
Ogni genitore, non appena sfiora con la mente questa possibilità, prova un'angoscia e un anticipato senso di impotenza che non sa come gestire. Probabilmente la reazione più diffusa è quella di scacciare il pensiero, di esorcizzarlo, di pensarsi al sicuro.
Pensare che il proprio figlio, bambino o poco più, che noi abbiamo "imparato" da neonato, innocente, naturalmente portato alla gioia e alla fiducia verso la vita, possa infliggersi il male più irreparabile è un'ipotesi che fiacca pensieri e forze.
Invece, come in ogni cosa, il primo passo da fare è guardare la realtà; anche solo nel suo quadro d'insieme, che mette distanze ma aiuta anche a leggere i passaggi che i nostri figli e i figli in generale si trovano ad attraversare.
Vivere è sempre anche un atto di resistenza: al dolore, all'impressione del non senso, alla solitudine, alle ingiustizie. E' sempre la speranza che qualsiasi angustia ci tocchi in sorte non sarà definitiva. Dove queste angustie diventano insopportabili, quando la solitudine sembra non aver fine, se la violenza fisica o psicologica si fa opprimente e la percezione del senso del vivere non fa più capolino nelle nostre giornate allora sì, anche un giovane o un giovanissimo, può pensare, e con più radicalità forse di un adulto, che la vita sia insopportabile e cercare disperato sollievo nello strapparsela di dosso.
Nel 2020, in tutto nel mondo si contavano circa 1,2 miliardi di adolescenti dai 10 ai 19 anni. Secondo alcune stime, oltre il 13% soffriva di disturbi mentali. Si tratta di più di 160 milioni di adolescenti colpiti da disturbo mentale.
Un anno e mezzo per un adulto con una condizione di vita grosso modo stabile è una cosa; per un bambino o un ragazzo è tutt'altro. Si tratta di anni che vedono compiersi tappe importanti dello sviluppo cerebrale, emotivo e relazionale. Il locdown ha desertificato il contesto nel quale questi passi di solito vengono compiuti. Per questo, osserva il direttoe generale di UNICEF, il grosso deve ancora arrivare, in termini di impatto e costo psicologico per i nostri giovani.
Quello che il dossier vuole mettere in luce è la dimensione del fenomeno, anche se molti aspetti sono da valutare con metodi di indagine più precisi e approfonditi, e la necessità di mettere risorse per offrire servizi e risposte a questa grande domanda di salute che disattesa si tradurrebbe inevitabilmente in costi ancora più elevati, soprattutto in termini di sofferenza personale dei futuri adulti.
A tutt'oggi, secondo il rapporto in esame, le risorse destinate alla promozione e difesa della salute mentale sono solo il 2% dei fondi governativi per la salute generale.
Ora, se è vero, come osserva Alessandro D'Avenia sul Corriere della Sera, che ci siamo abituati a seguire scrupolosi protocolli per prevenire il contagio del virus Sars-CoV-2 per evitare di sviluppare la malattia, è perché abbiamo capito con una progressiva approssimazione come il virus funziona, come si diffonde, come vive.
Ora, non è il caso, di fronte alla ricchezza che più deve stare a cuore ad ogni forma di civiltà umana evoluta, i nostri figli, mettersi davvero a riflettere su cosa serva loro per crescere, imparare, diventare uomini e donne? Su come funziona una mente in evoluzione, su come apprende, su cosa invece la scoraggia e spegne?
Lo sappiamo, la DAD è stato un surrogato in attesa di poter tornare in presenza ma anche tornati in classe perché non si rimette a tema il bisogno principale di ogni ragazzo, che sta in una risposta sul fronte della relazione, prima e necessaria persino ad ogni futuro apprendimento? Basta ingozzarli di contenuti (e questo vale per chi ha almeno il diritto all'istruzione garantito); basta privarli delle poche cose fondamentali che li fanno crescere bene, anche in mezzo ad altre privazioni.
Ciò che serve a ciascuno di noi, e a maggior ragione a chi è in formazione, è riconoscersi come un valore assoluto, e non subito e solo come produttore di valore economico. Su questa radice possono germinare tronchi e rami anche molto articolati di conoscenze, competenze, specificità.
La campagna di sensibilizzazione contro la violenza, il bullismo e per la promozione della salute mentale è stata sostenuta da testimonial d'eccezione: il gruppo K-Pop seguito da milioni di fan in tutto il mondo, i BTS.
Mia figlia me lo diceva: "Mamma, guarda che nelle canzoni dicono (anche) cose utili come per esempio che devo imparare ad amare me stessa". (mentre magari suggeriscono stili di vita improbabili, fatti di magrezza estrema, per questo si aggiungono anche le BlackPink, perfezione estetica, consumismo).
Benissimo, ben vengano messaggi semplici, positivi e fatti arrivare ad un pubblico tanto vasto e distribuito in tutte le nazioni.
Ma per amare sé stessi è davvero utile insistere tanto sullo sforzo intrapersonale? Amare gli altri, è vero, nasce dalla capacità di amare sé stessi. Però da dove ha preso forma quell'amore a noi stessi che ci troviamo dentro e che la stessa Bibbia insegna ad usare come unità di misura dell'amore al prossimo?
Ogni autostima, ogni amore di sé, nasce dalla coscienza di sapersi guardati e amati, di avere per qualcuno un valore che nessun fallimento o caduta o tradimento potrà mai compromettere.
Meglio di sicuro messaggi genericamente positivi che non suggestioni horror e non troppo velate istigazioni all'autodistruzione come si trovano in altri cantanti e gruppi ma il cuore dei giovani ha fame sul serio e non bastano pochi stuzzichini.
Soprattutto, carissimo Rap Monster (il leader del gruppo) se l'appello che anche tu ti pieghi a fare è quello ad esprimere sé stessi nel senso che l'ideologia gender imperante intende e vuole che tutti intendiamo.