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Abusi sessuali, la Corte europea: il Vaticano non può essere denunciato

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 13/10/21
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Per gli abusi sessuali e la pedofilia nella Chiesa vige l'"immunità" della Santa Sede. Lo ha stabilito una sentenza della Corte europea dei Diritti dell'uomo. Ecco le motivazioni del provvedimento

Il Vaticano possiede una "immunità". E pertanto non si può citare in giudizio nei casi di abusi sessuali e pedofilia, commessi da religiosi appartenenti alla Chiesa cattolica.

Lo ha stabilito la Corte europea dei Diritti dell'uomo (Cedu) di Strasburgo, che ha rigettato 24 querelanti che avevano citato in giudizio senza successo il Vaticano dinanzi ai tribunali belgi, per atti di pedofilia commessi da preti cattolici. 

I ricorrenti, di nazionalità belga, francese e olandese, erano stati respinti già dai tribunali belgi. Che avevano invocato l'immunità giurisdizionale della Santa Sede (La Stampa, 13 ottobre).

Nel luglio 2011, le 24 vittime avevano presentato una class action al Tribunale di primo grado di Gand, contro sacerdoti della Chiesa cattolica in Belgio e anche contro il Vaticano. Avevano accusato la Chiesa di «aver affrontato in modo strutturalmente carente» il problema degli abusi. In pratica, chiedevano il riconoscimento della responsabilità in solido per i danni subiti e un risarcimento anche in considerazione della politica di silenzio della Chiesa cattolica sulla questione degli abusi.

Venti di queste persone hanno ricevuto un risarcimento attraverso un centro di arbitrariato per gli abusi sessuali della Chiesa cattolica. Ma non è bastato. Nel 2017 hanno deciso di rivolgersi alla Corte europea dei Diritti dell'uomo. E hanno invocato l’articolo 6 § 1 (diritto di accesso a un tribunale) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. La loro tesi era che il principio dell’immunità di giurisdizione aveva loro impedito di far valere le proprie pretese civili nei confronti del Vaticano.

Il 10 ottobre la Corte ha reso noto che nella sentenza belga non c’è stato alcun errore perché conforme ai principi di diritto internazionale in materia di immunità di uno Stato. Quindi non sussiste alcuna “restrizione al diritto di accesso a un tribunale” (Agensir, 12 ottobre).

Già tribunali degli Stati Uniti, su denunce similari rivolte al Vaticano, e addirittura al Papa, da parte di vittime di preti pedofili, avevano rilasciato sentenze analoghe a quella della Corte di Strasburgo.

Intanto l'operazione di pulizia e trasparenza anti pedofilia nella Chiesa di Papa Francesco va avanti. L’11 ottobre il Papa ha nominato a Colonia, in Germania, un amministratore apostolico in seguito alla pubblicazione di un documento che ha scoperchiato casi di abusi sessuali, avvenuti tra il 1975 e il 2018. Un rapporto che ha portato l'arcivescovo di Colonia, il cardinale Rainer Maria Woelki, ad autosospendersi dalla guida della più importante diocesi tedesca.

Un provvedimento che si affianca al potenziamento delle indagini da parte del Vaticano sui casi di pedofilia in diversi Paesi, e la relativa sospensione dei religiosi coinvolti. E che si aggiunge alla creazione di un task force che sta fornendo linee guide a diocesi e istituti religiosi, per migliorare la formazione dei futuri chierici. 

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