Ha suscitato enorme costernazione in questi giorni il terribile rapporto elaborato nel corso di 32 mesi dalla Commissione Indipendente sugli Abusi nella Chiesa Cattolica in Francia (CIASE).
Il documento ha registrato che dal 1950 al 2020 circa 330.000 minori sarebbero stati vittime, solo in Francia, di sacerdoti, religiosi o laici cattolici criminali in ambienti collegati alla Chiesa.
Commentando il contenuto delle indagini, Papa Francesco ha espresso “tristezza, dolore e vergogna” di fronte alla sofferenza imposta dai membri della Chiesa cattolica a centinaia di migliaia di vittime di abusi sessuali. Il Pontefice ha affermato che la Chiesa ha avuto una “troppo lunga incapacità” al momento di mettere le vittime “al centro delle sue preoccupazioni”, ribadendo che “questo è il momento della vergogna” e incoraggiando “i vescovi e i superiori religiosi a continuare a compiere tutti gli sforzi affinché drammi simili non si ripetano”.
Il rapporto ha stimato che nei crimini di abuso sessuale è stato coinvolto circa il 3% delle persone consacrate in Francia. Il 97% dei religiosi, quindi, non ha perpetrato questi crimini.
Ingiustamente, la totalità del clero cattolico è spesso accusata dei crimini di alcuni, attraverso generalizzazioni che disconoscono i fatti, a volte di proposito.
Papa Francesco ha voluto dimostrare la sua solidarietà nei confronti dei buoni religiosi, buoni sacerdoti e buoni laici francesi, garantendo a tutti “vicinanza e paterno sostegno davanti a questa prova, che è dura ma è salutare”, e ha esortato i fedeli cattolici, come comunità unita, “ad assumere le loro responsabilità per garantire che la Chiesa sia una casa sicura per tutti”.
La vergognosa realtà degli abusi sessuali perpetrati da persone cattoliche consacrate è innegabile. Sono criminali, e devono rispondere canonicamente e civilmente per ciascuno degli atti che hanno praticato. Negli ultimi vent'anni, è aumentato considerevolmente il numero di sacerdoti espulsi dallo stato clericale dalla Chiesa per accuse e verifiche di crimini di abuso sessuale, ma è anche emerso chiaramente che molti di loro sono morti impuni, e nella vita hanno contato sulla copertura quantomeno colposa di superiori ecclesiastici che hanno commesso omissioni, quando non sono stati apertamente complici.
Dall'altro alto, è anche aumentata esponenzialmente la quantità di false accuse contro chierici innocenti, il che rappresenta anch'esso un crimine da combattere.
Ci sono stati casi particolarmente gravi di calunnie contro sacerdoti che hanno affrontato incarcerazioni ingiuste e perfino morti tragiche. Questi episodi rafforzano l'idea che sia imprescindibile assicurare obiettività e imparzialità nella lotta ai crimini di abuso sessuale per non commettere ingiustizie parallele.
Tra i casi di calunnia contro i sacerdoti con serie conseguenze c'è l'esempio di padre Antonio Molina, di El Salvador, espulso dallo stato clericale dopo le false accuse di Isaí Ernesto Mendoza, che ha poi ammesso di aver mentito.
C'è quindi il caso di padre Adam Stanisław Kuszaj, polacco, che lavorando pastoralmente nella decristianizzata Repubblica Ceca, è stato portato in tribunale con l'accusa di abusi sessuali nei confronti di una ragazza di 16 anni. Anche padre Adam è stato espulso dallo stato clericale e dalla sua congregazione religiosa, oltre ad essere condannato civilmente. La Giustizia gli ha sospeso la pena, ma ha trascorso anni segnato dallo stigma di un'accusa abominevole, ed è riuscito a sostenersi solo perché ha trovato un impiego come operaio. Alla fine, dopo 9 anni di calvario, il sacerdote è stato scagionato perché un gruppo di amici della presunta vittima ha rivelato che la ragazza aveva inventato le scuse contro di lui. Quello che è emerso alla fine delle indagini è che si voleva vendicare del sacerdote perché aveva rifiutato di darle del denaro.
Naturalmente, la notizia dell'innocenza di questi e di vari altri sacerdoti condannati ingiustamente è passata quasi inosservata sui titoli degli stessi mezzi di comunicazione che ne avevano strombazzato i presunti crimini.
Tra i tanti racconti simili, però, è probabile che l'episodio di ingiustizia più spaventoso e che suscita maggiore indignazione relativo a sacerdoti falsamente accusati e condannati per crimini che non hanno commesso sia quello di tre sacerdoti e un professore dell'arcidiocesi di Philadelphia (Stati Uniti) arrestati per le falsità dell'ex chierichetto Daniel Gallagher.
Il ragazzo è diventato noto come “Billy Doe”, e veniva trattato come la vittima innocente di presunti sacerdoti pedofili quando il criminale era lui.
Una delle vittime delle calunnie di Daniel Gallagher è morta in prigione: padre Charles Engelhardt è morto nel novembre 2014, dopo che la Giustizia gli aveva negato il permesso di sottoporsi a un intervento al cuore.