“Pandemia”, “chinarsi”, “comunione”: sono stati questi i tre punti principali della riflessione del Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) ed Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, il quale l’8 ottobre, è intervenuto al XVII Congresso Nazionale dell'Amci (Associazione nazionale dei medici cattolici).
L’evento è in corso a Roma fino a domenica prossima, 10 ottobre, ed ha per tema “La vita: emergenza culturale, etica, educativa e sociale”. In primo luogo, il porporato si è soffermato sulla pandemia da coronavirus, sottolineando come essa «ci inviti a riflettere sulla morte e su tutte quelle domande che investono il morire» (Vatican News, 8 ottobre).
Oggi, dice il cardinale Bassetti, c’è un «inquieto» dibattuto pubblico sull’eutanasia. «Come ho avuto recentemente modo di osservare con i confratelli Vescovi del Consiglio Permanente della CEI “suscita una grave inquietudine la prospettiva di un referendum per depenalizzare l’omicidio del consenziente”. E soprattutto oggi, davanti ai medici, “è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire. Ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali”».
C’è una contraddizione stridente, «tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita. Occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore».
Bassetti dice di opporre la “cultura dello scarto”, che giustifica anche l’eutanasia, ad «una cultura della vita. Che è prima di tutta una cultura dell’amore, della gioia e del prendersi cura degli altri». C’è infatti «una domanda semplice che ciascun paziente porta con sé: “Aiutami, con la tua presenza di medico, a vivere bene”. E l’altra domanda: “Non lasciarmi solo”».
Il presidente dei vescovi italiani, rispetto all'eutanasia, chiede il diritto all'obiezione di coscienza:
Il cardinale Bassetti ammette che è «difficile vivere da cristiano la professione di medico. E quanto è stato difficile e rischioso fare il medico durante la pandemia. Il burn-out, lo stress pandemico e post-pandemico, le “fratture professionali” derivanti dai continui aggiustamenti delle indicazioni procedurali e normative circa l’evolversi della pandemia, le incomprensioni e le tensioni che nascono dall’essere in ritardo sui tempi di marcia previsti».
«Penso, per esempio, all’affannata rincorsa agli screening rimasti in sospeso, all’allungarsi delle liste di attesa, alle operazioni chirurgiche rimandate sine die, ai pazienti allontanati fuori dalla porta perché scattano le procedure di prevenzione e isolamento. Tutto ciò ha bisogno di qualcuno che “si china” su ciascuno di noi a rinvigorire la nostra fede. Una fede - conclude il presidente dei vescovi italiani - non nell’eccellenza del progresso fine a sé stesso. Né una fede esclusivamente basata su fredde regole procedurali, ma al tempo stesso personali e comunitarie».
Infine, ha chiosato il cardinale Bassetti, «come medici non vivete da soli, isolati in un ambiente asettico. Ma siete chiamati a vivere la fede in comunione con la Chiesa che prega per i suoi malati, e che ringrazia anche il Padre celeste per chi di loro si prende cura. Per questo motivo, voglio ribadire un concetto che è anche un grande incoraggiamento: nessun medico è mai del tutto solo!»,
«Vangelo e medicina, lo sottolineo con vigore, vanno di pari passo. E oggi è veramente doveroso, non è una frase di circostanza».