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600 certificati agli ebrei, poi l’arresto. Così il beato Kovch morì nel lager

EMILIAN KOVCH
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 08/10/21
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A Lublino, in Polonia, gli hanno dedicato un monumento davanti al campo di concentramento dove è morto di stenti

È un monumento in pietra, che sembra quasi accoglierti, quello che è stato posto a Lublino, in Polonia, davanti al campo di concentramento di Majdanek. È il monumento dedicato al beato Omelyan Kovch (20 agosto 1884 - 25 marzo 1944), sacerdote greco-cattolico, padre di sei figli, di origini ucraine.

Il sacerdote era finito in quel campo di concentramento perché aiutava gli Ebrei. E lì è morto di stenti, affidandosi totalmente a Dio.

AUSCHWITZ, OBÓZ

Le sue lettere da Majdanek mostrano la sua straordinaria fiducia nell’umanità, il suo amore per Dio, la sua testimonianza. A lui, fu dedicata anche la preparazione della visita di Papa Francesco nella Basilica di Santa Sofia a Roma,nel 2018 (Aci Stampa, 6 ottobre).

“Il beato sacerdote e martire ha percorso fino in fondo la strada della vittoria. È la strada che passa dal perdono alla riconciliazione, e che conduce alla luce sfolgorante della Pasqua”. Con queste parole Papa Francesco ricorda il beato Omelyan Kovch.

In un messaggio firmato dal cardinale segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, il Papa esorta a fare in modo che la memoria di padre Kovch “non deve andare perduta, perché essa è benedizione”, e costituisce segno di speranza “per i tempi odierni e per quelli che verranno”.

Padre di sei figli, Kovch si dedicava molto all’assistenza di poveri e di orfani. La Gestapo lo arrestò nel 1943, dopo aver scoperto che questi aveva fornito agli ebrei più di 600 certificati di battesimo per salvare loro la vita. Morto nel campo di concentramento di Majdanek, è stato proclamato “Giusto di Ucraina” del Consiglio ebraico della Nazione (Agensir, 7 ottobre). 

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