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Pregare “con” o “il” Santo Rosario?

MODLITWA DO MARYI
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Padre Bruno Esposito, O.P - pubblicato il 04/10/21
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INTRODUZIONE

           Essendo il mese di ottobre tradizionalmente dedicato alla preghiera del santo Rosario, credo opportuno cogliere questa opportunità della solenne Ora di Guardia del Rosario perpetuo[1] per recuperare alcune verità di questa preghiera così cara al popolo cristiano, soprattutto alle persone semplici e umili, quelle che del resto sono le più amate da Dio, come ci conferma la storia della beata Vergine Maria.

            Anche il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) ai nn. 1674-1675 ci ricorda l’importanza della catechesi riguardo la religiosità popolare dei fedeli. Infatti, il senso religioso del popolo cristiano, in ogni tempo, ha trovato la sua espressione nelle varie forme di pietà che accompagnano la vita sacramentale della Chiesa, fra queste in modo particolare il santo Rosario. Questo è un prolungamento della vita liturgica della Chiesa, ma non la sostituisce, ma anzi deve contribuire a viverla sempre con più piena consapevolezza. “La pietà medievale dell’Occidente ha sviluppato la preghiera del Rosario, sostitutiva per il popolo della preghiera delle Ore” (CCC, 2678), ma sempre con la medesima finalità, l’unione con Dio, attraverso una preghiera fatta con e dal cuore di un credente. Questa preghiera è resa più potente perché è presentata per mezzo della Madre di Dio. Infatti: “Maria è l’orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la preghiamo, con lei aderiamo al disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli uomini. Come il discepolo amato, prendiamo con noi la Madre di Gesù, diventata la Madre di tutti i viventi. Possiamo pregare con lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza” (CCC, 2679).

            È importante ricordarci queste verità sottolineate dal Catechismo, perché il rischio di non vivere pienamente quanto la fede cattolica ci offre è sempre grande. Noi ci accingiamo ora a pregare con il santo Rosario e non a pregare il santo Rosario: ci rivolgiamo a Dio Uno e Trino, a un Padre, a un Figlio e allo Spirito Santo, in una relazione io-tu-noi, sostenuti e confortati dall’esperienza della Madre di Dio che è anche nostra Madre. Una preghiera che non cerca di piegare Dio alla propria volontà, ma vuole essere sincera richiesta di vivere il quotidiano con un Dio che in Cristo si rivela sempre per noi (cf Rm 8). Questo significa che siamo chiamati a vivere questa relazione d’amore con fede e non come una vuota abitudine, un ‘riempitivo’ fra un impegno ed un altro per metterci a posto la coscienza, oppure mentre facciamo e soprattutto pensiamo ad altre cose non dando così di fatto il primo posto a Dio (cf Dt 5,6-8), o addirittura come un ‘cerimoniale nevrotico’, come lo classificherebbe Freud. Ci ricorda san Giovanni nella sua prima lettera da che cosa deve nascere la nostra preghiera: “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha fatto dono del suo Spirito” (1 Gv 4,9-13).

            Allora pregare con il santo Rosario non è altro che il colloquio tra innamorati che non si stancano mai di ripetere e dimostrare il loro reciproco amore. Questo dovrebbe essere il senso della ripetizione dell’Ave Maria nel meditare, nel contemplare i vari misteri che sono un vero e proprio memoriale per noi dell’amore di Dio in Cristo nel suo Santo Spirito. Al riguardo è forse importante ricordare il significato di ‘memoriale’ e di ‘contemplazione’ in relazione alla preghiera del santo Rosario.

Il memoriale implica tre aspetti:

      1 – la memoria, il ricordo di un fatto storicamente avvenuto, quindi il mistero che meditiamo;

      2 – la riattualizzazione o ri-presentazione di quell’evento attraverso la meditazione del mistero;

      3 – la partecipazione alla grazia di quell’avvenimento, conformando ad esso la propria vita, in concreto, nel santo Rosario, attraverso la contemplazione di quel determinato mistero e nel confronto con la mia vita presente.

            Contemplazione/contemplare (θεωρέω=theoreo), etimologicamente significa il guardare con stupore, il riflettere su ciò che tutti vedono ma con una tensione, un amore, una fede che vanno al di là di quanto è visibile.

            Con questa coscienza chiediamo ora a Dio il dono del Suo Spirito per conformarci alla Sua volontà nella quale soltanto è la nostra felicità e la nostra pace (cf Ef 2,14). Con questo desiderio e con questi sentimenti ci accingiamo quindi ora a pregare con il santo Rosario, preghiera che è accogliere quanto Dio vuole o permette per noi, nel suo piano d’amore per ognuno, per il nostro vero bene, e non un pretendere da Dio, un tentare di piegarlo ai nostri voleri. Tuttavia una preghiera che se fatta con fede, alla luce della storia e dell’esperienza di tante donne e uomini, si conferma particolarmente efficace e potente, come del resto non può non esserlo ogni richiesta da parte di una madre al proprio figlio: “La madre dice ai servi: ‘Fate quello che vi dirà’” (Gv 2,5).

Primo mistero della gloriala Risurrezione di Gesù Cristo

Dal Vangelo secondo Luca (24,1-6a.9)

“Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al sepolcro. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: ‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto’. Ed esse annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri”.

    San Paolo afferma con forza: “… se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. […] Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo (1 Cor 15,17;20-22). La Risurrezione ci ricorda che non siamo dei pacchi che l’ostetrica spedisce al becchino (cf E. Petrolini) e che il nostro destino non è l’essere risucchiati dal nulla, ma che siamo chiamati, nella libertà, a vivere non solo per l’eternità, ma con Dio che è l’eterno. Questo mistero centrale della fede cristiana è sempre l’occasione per riscoprire la gioia di essere stati creati non solo per la vita biologica (βίος – bìos), ma anche per la vita dell’eterno, della vita con Lui (ζωή του αιώνιου – zoí tou aióniou), soprattutto l’opportunità affinché rinasca quella speranza cristiana, che non è vuoto ottimismo in una non ben identificata fortuna, ma fiducia nel Dio che Gesù Cristo ci ha rivelato, nel suo progetto d’amore per ciascuno che vede nella Vergine la sua prima e piena realizzazione. Ci ricorda sempre san Paolo: “La nostra patria invece è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose.” (Fil 3,20-21).

     Credo in questa verità fondamentale della fede cattolica, cioè che sono fatto per vivere con l’eterno? “Se Cristo è risorto ed è vivo, cambia tutto!” (cf G. Biffi) e se la mia vita non cambia, mi chiedo il perché? Meditiamo questo mistero e onestamente chiediamoci se viviamo l’oggi della nostra vita alla luce di questa verità carica di speranza.

    O Maria tu che, nonostante tutto, non hai mai dubitato della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, intercedi per noi presso di lui affinché crediamo e viviamo anche noi questa certezza, che diventiamo sempre più credenti per essere così più credibili (cf G. Biffi).

    Secondo mistero della glorial’Ascensione di Gesù al cielo

    Dal Vangelo secondo Marco (16,19-20)

    “Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano”.

      La vita del Cristo non si è conclusa nel buio di una tomba, ma nella gloria del Padre, che così manifesta il suo giudizio finale, quello che conta, al contrario dei piani degli uomini quando sono contro Dio (cf Sl 72; Mt 25,41). Con questo però non si conclude una storia, ma inizia un’avventura che coinvolge anche noi oggi in quanto discepoli di Cristo. Con l’Ascensione assistiamo ad un passaggio di consegne ad ogni battezzato, affinché continui la missione essenzialmente evangelizzatrice per la creazione di un uomo nuovo e la costruzione di un mondo nuovo così come Dio li ha sempre pensati e voluti. Non più l’uomo vecchio e il mondo vecchio dove operano l’egoismo, la competizione, la volontà di dominare sull’altro, di consumare tutto e tutti non risparmiando niente e nessuno, ma con una novità che è data dalla carità: l’amore che è dato all’altro a prescindere, senza condizioni, ma solo al fine di farlo veramente felice (cf Ef 4,20-31). Siamo ora noi a portare avanti la missione di Cristo, ma questo potrà avvenire solo ed esclusivamente grazie Lui e con Lui che è presente, vuole camminare con noi e per noi e che non è andato mai via! L’Apostolo ci ricorda: “A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo sta scritto: Ascendendo in cielo ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini. Ma che significa la parola ‘ascese’, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose” (Ef 4,7-10).

      Meditiamo questo mistero e domandiamoci: vivo il mio battesimo nella consapevolezza di questa presenza? Permetto a Cristo di agire attraverso di me? Sono cosciente che egli mi parla oggi attraverso la Sacra Scrittura per guidarmi e per non farmi sprecare il dono della vita? Vivo nella consapevolezza che questa è la sola Parola che dà vita?

      O Maria, donna e madre che hai vissuto sempre alla presenza di tuo figlio, chiedigli per noi di essere dei pellegrini che lo seguono e non dei vagabondi che non sanno dove andare.

      Terzo mistero della gloriala discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli

      Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19;22)

      “La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: ‘Pace a voi!’. Detto questo, soffiò e disse loro: ‘Ricevete lo Spirito Santo’”. 

        La Pentecoste era per il popolo ebraico la festa per il dono della Torah e per questo che san Luca colloca proprio durante quella festa la discesa dello Spirito Santo, fuoco dello Spirito che dà sapore e senso alla vita, che permette di esprimerci (cf At 2,1-4). Perché senza il dono e la forza dello Spirito di Dio noi conosciamo sì il bene, ma ci ritroviamo spesso e volentieri a fare il male che non vogliamo (cf Rm 7,19). Tuttavia non dobbiamo dimenticare che ogni uomo ha ricevuto lo Spirito per il fatto stesso di essere stato creato (cf Gn 1,2;2,7) e che tutti hanno la possibilità di arrivare alla certezza dell’esistenza di Dio e della sua legge (cf Rm 1,19-23). Infatti, il Concilio Vaticano II ci ricorda che: “… nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge, che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire [. . .]. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo e secondo questa egli sarà giudicato” (Gaudium et spes, 16).

        Però, lo Spirito Santo è stato rivelato e donato in modo tutto particolare da Gesù che l’ha consegnato sulla croce morendo: “E, chinato il capo, spirò” (Gv 19, 30). Quindi lo Spirito è la vita nuova che l’uomo ha ricevuto in modo speciale da Dio per mezzo di Cristo, lo Spirito che dà una nuova natura in modo tale che viviamo i Comandamenti di Dio non da schiavi, ma da persone libere, non sotto la legge, ma chiamati a vivere da figli secondo la legge della carità, dell’amore gratuito.

        Lo Spirito Santo è un dono, e in quanto tale è gratuito, ma non arbitrario. Con il battesimo tutti l’abbiamo ricevuto in modo unico, ma ho coscienza di questo dono? Prego con il cuore affinché possa viverlo in pienezza, senza così sprecare questo dono che può cambiarmi la vita?

        O Maria, che hai perseverato con gli Apostoli nell’attesa dello Spirito Santo, implora tuo Figlio di darci la stessa consapevolezza e costanza affinché non sprechiamo il dono dello spirito che abbiamo ricevuto in dono.

        Quarto mistero della glorial’Assunzione di Maria al cielo in anima e corpo

        Dal Vangelo secondo Luca (1, 46-50)

        “Allora Maria disse: ‘L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono’”.

          Questo grande mistero che contempliamo attinge i suoi fondamenti dalla Sacra Scrittura, anche se non in modo esplicito, ed in essa trova le premesse di quella che non è altro che una logica conclusione della Sua Immacolata concezione[2].

          Due verità si presentano alla nostra contemplazione: innanzi tutto il primato assoluto di Dio su tutti e su tutto. Infatti, il motivo di una tale glorificazione è la perfetta conformità al progetto d’amore da parte di Dio da parte di Maria. La sua purezza e onestà interiore le hanno meritato di essere associata al proprio Figlio nel fulgore della sua gloria. Maria ha conservato per tutto il suo pellegrinaggio terreno la conformità alla volontà di Dio. L’ha accolta e fatta propria credendo fermamente che solo conformandosi ad essa si sarebbe pienamente realizzata. Non ha permesso a nessuno e a niente di profanare quel santuario della coscienza che è la realtà più sacra nell’ambito umano. Perché, la coscienza è profanata e distorta quando si fa volontariamente di ogni erba un fascio, chiamando il male bene e il bene male; quando si riconosce, come criterio del giusto e dell’ingiusto, solo il proprio parere, il proprio sentire o i propri desideri, la propria volontà, il proprio tornaconto; quando si pensa che niente sia vietato e tutto sia consentito, anche a scapito del bene altrui; quando ci si persuade di non dovere rispondere a nessuno delle nostre, azioni, delle nostre parole, dei nostri intendimenti. Convinti di godere di una impunità che s’illude di trovare la sua origine e giustificazione, che nessuno e niente è sopra di noi.

          La seconda verità è che questa glorificazione di Maria riguarda la totalità del suo essere, non avendo conosciuto il suo corpo la corruzione del sepolcro. In lei è anticipata la sorte di ognuno di noi: Maria ha vissuto con la certezza che il Suo corpo era veramente il tempio dello Spirito Santo (1Cor 6,19). Mostrandoci il traguardo definitivo cui è destinato il nostro corpo, ce ne rivela tutta la sua dignità. Questo corpo che Dio ci ha donato come parte integrante della nostra personalità, ponte tra il nostro spirito e il mondo esteriore, mezzo attraverso cui possiamo comunicare e quindi entrare in comunione con gli altri ed in modo unico con chi si è scelto di essere una cosa sola nel matrimonio, attraverso la sessualità ed il suo essere linguaggio di amore, che ha però una sua grammatica che non può essere non essere seguita, pena l’incomprensione. Quindi il proprio ed altrui corpo non è un oggetto, una cosa, un giocattolo con cui divertirsi o menomare e distruggere con ogni tipo di abuso e dipendenze (mangiare, bere, droghe, sesso, ecc.).  Altrimenti ne esce sconfitta la persona e la dignità umana, privata della sua nobiltà originaria, che appare ormai manipolabile, sopprimibile, sottoposta a ogni capriccio e a ogni pretesa dell’egoismo.

                      Vivo nelle mie scelte quotidiane perseguendo la mia coscienza o miei desideri egoistici? Sono cosciente della dignità del mio corpo tempio dello Spirito Santo? Reagisco a quanto vuole inquinare la mia coscienza, la dignità della persona e delle fonti della vita?

          O Maria intercedi per noi dal tuo Figlio un cuore onesto e puro, soprattutto che non perdiamo mai certezza della nostra chiamata al cielo, a vivere per sempre con chi da sempre ci ha amato chiamandoci all’esserci della vita.

          Quinto mistero della glorial’incoronazione di Maria regina del cielo e della terra

          Dal libro dell’Apocalisse (12,1-2;5)

          “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni”.

            Con il singolare privilegio dell’Assunzione la Madonna è associata, in quanto Madre di Cristo a regnare per l’eternità sugli uomini e sul creato. La donna vestita di sole di cui ci ha parlato l’Apocalisse, è offerta al nostro sguardo come la regina di tutto il creato. Quindi un’altra verità è data alla nostra contemplazione: Maria ci ricorda che l’autorità, il governo è essenzialmente attenzione, rispetto, servizio. Ripeteva spesso sant’Antonino, domenicano, Arcivescovo di Firenze: servire Deo regnare est!

            La regalità di Maria sul creato, da lei esercita insieme al suo Figlio, ci dice che il mondo è un regno; non è dunque un podere senza padrone, un supermercato con ogni genere di beni aperto per essere saccheggiato da tutti. I beni sono messi da Dio a disposizioni dell’uomo affinché ne usi con sapienza, sentendosi un amministratore che deve preservare questo patrimonio affinché altri ne possano usufruire. Però, se non si crede nel Dio di Gesù Cristo, fatalmente il mondo sarà in mano a chi si sente padrone e inevitabilmente diventerà un predatore (cf G. Biffi).

            Nelle decisioni e nelle scelte quotidiane sono guidato dalla disponibilità, dallo spirito di servizio oppure da uno spirito di arrivismo e competizione che persegue il dominare sull’altro e la sete di potere? Sono consapevole che la mia piena realizzazione è nel condividere ciò che scopro aver ricevuto in dono da Dio Padre di tutti noi?

            O Maria che partecipi alla regalità di Cristo, intercedi per noi un cuore che scelga sempre il servizio a Dio e ai fratelli come il modo di realizzarci pienamente in questa vita che inesorabilmente passa tanto velocemente.

            Basilica di Santa Maria Novella, Firenze, 3 ottobre 2021


            [1] Tenuta nella Basilica di Santa Maria Novella di Firenze domenica 3 ottobre 2021, ore 16.30.

            [2] Di fatto, Maria è menzionata per l’ultima volta in At 12,12: in preghiera nella casa di Marco dove era avvenuta l’ultima cena, dopo la Sacra Scrittura tace. I vangeli Apocrifi riferiscono di una sua sepoltura nella valle del Cedron, vicino ai Getsemani.

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