Perdonami, Signore. Per i peccati che ho/ha commesso per la fragilità della condizione umana, per la debolezza della carne (è una delle ultime preghiere per le esequie). Anche per i preti.
Ogni giorno, amici e anche nemici, mi inviano su whatsapp, ritagli di giornali che raccontano presunti scandali perpetrati da vescovi, preti, , religiosi e religiosi. Ma anche da padri, madri, parenti, amici. Scandali privati e pubblici che provocano disorientamento, disagio, repulsione e in alcuni casi commiserazione e vergogna. Per non dire i gravissimi scandali (abusi sessuali sui minori), la corruzione, le frequentazioni hot (etero e omo) ed altro ancora.
Fino all’ultimo saluto, sarà ricordato quanto ha influito la seduzione del male e quante volte abbiamo dato consenso a ciò che è riprovevole e che stride con la bellezza dell’umano, dell’uomo stesso che è stato creato ‘a immagine e somiglianza di Dio’: che è Amore.
Quanti peccati ogni giorno abbiamo commesso involontariamente e deliberatamente. Quante ferite provocate e subite. Quanta ‘guerra’ e non ‘opere di pace’ in ogni ambito: religioso, sociale, personale, familiare, amicale; e quel ‘tramare contro il giusto’ echeggia potentemente a causa dell’invidia.
Tutto questo provoca vergogna, e se abbiamo questo sentimento un ‘sussulto di grazia’ ci fa intravedere una via che può ancora salvare l’uomo dalla sua deriva: la vergogna è una grazia. Bisogna chiedere a Dio «la grazia della vergogna», perché «è una grande grazia vergognarsi dei propri peccati e così ricevere il perdono e la generosità di darlo agli altri». (Francesco, 21 marzo 2017)
Le debolezze, le fragilità che sfociano in scandali, invadono e devastano; se non sono ‘curate e orientate’, sanate e guarite e ri-vificate, dato che incidono profondamente nella vita personale e di relazione, provocano l’illusione delle ‘acque tranquille’ che invece sono stagni puzzolenti.
Quello che maggiormente provoca una sofferenza profonda è che così non si ama la Chiesa e i suoi figli, soprattutto i piccoli, i deboli e i più vulnerabili.
Questo è per tutti, nessuno escluso, ma quando sono compiute da un chierico, religioso e religiosa ‘lo scandalo’ provoca un impatto emotivo e particolarmente disorientante e le ferite si moltiplicano.
Il pericolo è la diffusa indifferenza e la anaffettività, cioè dire: non avere compartecipazione della sofferenza altrui. Come se gli scandali non ci appartenessero e chi le compie, se li ostenta e li fa vedere, apparirebbe più come una ‘benefica ostentazione’ che ‘un rossore di vergogna’ che richiede un lungo percorso di riconciliazione e pace.
Il peccato genera la morte: "Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte" (Giacomo 1, 14-15).
Ascoltare, accogliere, accompagnare, orientare per sanare e guarire le ferite, dove la ‘giustizia e la misericordia’ accompagnano questo percorso di guarigione e resurrezione. Le presunte vittime devono trovare una ‘casa’ (nella Chiesa) ma anche nella società, che sia disposta a non abbandonare nessuno dei figli e ad agire con premura e determinazione affinché il male non corroda come un virus e distrugga ogni relazione di vita.
Ascoltare la vergogna. Spesso, non sempre è così, nella Chiesa siamo: “Con la bocca molto grande e le orecchie molto piccole”.
Chi è chiamato a mettersi in ascolto, si deve chinare, rendersi disponibile, non essere frettoloso, né tanto meno burocratizzato, soprattutto quando si tratta di scandali: le ferite dell’inciampo e che un ruzzolare per strada provoca ferite permanenti.
“La gente non si scandalizza quando vede che il prete “scivola”, è un peccatore, si pente e va avanti … Lo scandalo della gente è quando vede preti mondani, con lo spirito del mondo. Lo scandalo della gente è quando trova nel prete un funzionario, non un pastore. E questo mettetelo bene in testa e nel cuore: pastori sì, funzionari no! La vita parla più delle parole. La testimonianza contagia.” (Papa Francesco, Incontro con il clero, Palermo 15 settembre 2018).
Un richiamo per tutti i battezzati, per gli uomini e le donne. Per tutti.