“La vita dentro – Storia di Anna Negri Valvo”, edizioni IPL, è la bella biografia di una giovane donna morta a 37 anni di cancro, raccolta dalla giornalista Maria Teresa Antognazza attraverso i ricordi e le emozioni del padre Mario profondamente “innamorato” della figlia.
Che cosa ha di speciale questa vicenda, apparentemente una delle tante, tristissime storie di persone stroncate nel fiore degli anni da questo male terribile?
È l’esempio del coraggio di una mamma che, dopo aver scoperto di avere un tumore allo stomaco altamente aggressivo, sacrifica sé stessa – rinunciando ad abortire ed effettuare cure invasive - per tutelare in ogni modo la vita nascente della sua terza figlia.
Anna nasce a Tradate in provincia di Varese il 21 maggio 1968 e con i genitori, il fratello ed una sorella più grandi vive una serena infanzia e adolescenza a Venegono Inferiore, dimostrando una grande passione per la musica e lo studio.
Terminato il liceo scientifico si iscrive alla Facoltà di Lettere della Statale di Milano, e sotto la guida di monsignor Antonio Rimoldi, uno dei maggiori esperti di storia della Chiesa che viveva presso il Seminario Arcivescovile di Venegono Inferiore, si cimenta in una tesi di Laurea sulla figura di monsignor Carlo Colombo (1909-1991), professore di teologia e teologo di fiducia di Papa Paolo VI.
La tesi discussa il 17 novembre 1992 viene pubblicata l’anno dopo come saggio dalla casa editrice milanese Nuove Edizioni Duomo, riscuotendo grandi apprezzamenti in campo nazionale ed internazionale.
Anna persegue da sempre il sogno di diventare giornalista, per cui nell’autunno del 1993 inizia il corso biennale dell’ordine professionale della Lombardia, l’Istituto di formazione al giornalismo Carlo De Martino di Milano, dove conosce il suo futuro marito, Enrico Valvo.
Diventata giornalista professionista comincia a scrivere per il quotidiano Avvenire, e per un anno circa, nel 1996, ha un incarico presso l’Ufficio Stampa della Provincia di Milano nel corso del quale ha modo di incontrare varie personalità di spicco, tra cui l’ex presidente dell’URSS Mikhail Gorbaciov.
Le nozze vengono celebrate il 21 febbraio 1998, giorno del compleanno del padre, a cui Anna indirizza una lettera di ringraziamento estremamente commovente.
Intanto Enrico ha intrapreso la carriera diplomatica per cui si trasferiscono per un breve periodo a Roma, dove nasce la primogenita Silvia, e poi nel 2000 a Smirne in Turchia per l’incarico di console affidato al marito.
Anna così, diventata moglie di un diplomatico, rinuncia per amore alla passione per la professione di giornalista coltivata fin da adolescente. A Smirne nel 2001 nasce la secondogenita Irene, poi la famiglia si trasferisce ad Ankara, essendo Enrico stato nominato lì console.
Nel febbraio del 2005, durante la terza gravidanza le viene diagnosticato un linfoma gastrico molto aggressivo per cui i medici turchi consigliano vivamente l’aborto in modo da poter effettuare le indispensabili terapie invasive, indicazione che Anna rifiuta senza pensarci un attimo.
Rientrata in Italia viene operata a Milano di asportazione totale dello stomaco, ma su sua richiesta viene rinviato l’inizio della chemioterapia per permettere la nascita della bambina in tutta sicurezza. Rita nasce alla 32esima settimana di gestazione perfettamente sana l’11 maggio. Il nome assegnato non è casuale: Rita è la santa delle cause impossibili, ed Anna, già molto prostrata dal male, ma determinata a combattere, ha di fronte a sé una sfida assolutamente temeraria.
Il calvario della malattia dura poco più di un mese; durante questo ultimo periodo della sua vita Anna non viene mai vista piangere, cercando di godere di ogni momento passato con le sue tre bambine.
Il 4 luglio, compleanno di Enrico, è l’ultimo giorno di felicità terrena: subito dopo la malattia peggiora ulteriormente, e l’11 luglio arriva la fine tra le braccia di Enrico e della sorella Antonella.
Il 15 luglio, quando il rito funebre sta per finire, prende la parola monsignor Antonio Rimoldi che aveva anche concelebrato le nozze:
Primo biografo ufficiale di un’altra madre lombarda, Gianna Beretta Molla, monsignor Rimoldi non esita ad accostare queste due figure:
Questo il sentimento profondo di papà Mario come folgorato da una illuminazione:
Per concludere questo commosso tributo di riconoscenza ad una mamma straordinaria, il passaggio più lapidario della prefazione di don Luigi Stucchi: