Un'antica tradizione risalente alla Chiesa delle origini vuole che a ogni nuovo cardinale venga assegnata una chiesa a Roma.
Originariamente il termine “cardinale” veniva attribuito ai sacerdoti incaricati delle parrocchie della città di Roma. La Catholic Encyclopedia offre una breve spiegazione al riguardo:
“Mantenendo questo costume, troviamo il termine 'cardinalis' applicato a Roma dalla fine del V secolo ai sacerdoti costantemente legati ai (dai 25 ai 28) tituli romani, o quasi-parrocchie (quasi diæceses), appartenenti alla chiesa del vescovo di Roma”.
Quando la Chiesa ha iniziato a estendersi in Europa e nel mondo, il Papa aveva bisogno di consiglieri, vescovi in queste nuove aree che lo coadiuvassero nelle azioni necessarie. Molti di questi vescovi vennero quindi nominati “cardinali” a indicare il loro rapporto unico con il Romano Pontefice.
“Nel corso del tempo e in base alla direzione papale della Chiesa manifestatasi sempre di più, il volume degli impegni ecclesiastici e temporali a Roma aumentò notevolmente, e di conseguenza i Papi esortarono i vescovi vicini a rappresentarli nelle funzioni episcopali e ad aiutarli con i loro consigli”.
Oltre ad essere nominati “cardinali”, questi vescovi ricevettero anche l'assegnazione di “chiese titolari” a Roma per cementare ulteriormente il loro legame con il vescovo di Roma, il Papa.
Parlando a livello pratico, il cardinale non partecipa alle attività parrocchiali quotidiane, né ha l'autorità di nominare pastori o di prendere decisioni importanti per la parrocchia. In realtà, la parrocchia di Roma è più una seconda casa per i cardinali, che sono sempre i benvenuti per celebrare la Messa nelle loro chiese titolari e curarne le necessità spirituali.