Nelle liste di cose da fare, sparse in ogni dove per casa e tutte quante confuse nella mia testa dove l'ansia le emulsiona a dovere, ci sono elenchi che cominciano con "buttare calze bucate", "insegnare a cucinare almeno una pasta alla figlia grande evitando ustioni di secondo grado"; "impostare limite a TikTok per la seconda figlia" - viva Family Link!; nb: "aspettare a dare lo smartphone alla terza", "andare a correre almeno 4 volte a settimana".
Seguono anche altre voci che non vedo l'ora di spuntare, come: cambiare casa, fare cospicue donazioni anonime a chi è in difficoltà con la mia imminente quanto certa vincita milionaria (come debba avvenire non è dato saperlo, ché non so nemmeno dove comprare i biglietti. E le lotterie esistono ancora? In caso affermativo ricordarsi di non mostrare mai il biglietto vincente a rivenditori col motorino acceso sul retro della ricevitoria).
E poi ci sono i trend, che a me sfuggirebbero regolarmente, non fosse per la sistematica analisi di social, portali e testate e anche per via delle figlie (figuro infatti tra i massimi esperti viventi di outfit delle BlackPink e so quasi rappare la parte difficile del nuovo singolo di Lisa: provate a dire per dieci volte di fila Lalisa Lalisa Lalisa...con la esse sonora però).
Tra le ultime tendenze ce n'è una in particolare che mi ha colpito - insieme al boom di richieste di interventi estetici per ottenere un viso più zoom-genico ("Mi rimpolpa un po' lo zigomo che in video call ho visto che sembro la nonna dei miei colleghi?"), ovvero: "cercare un compagno stabile".
Sì, pare che sia così. Non più solo "basta, quest'anno la dieta la faccio sul serio"; tra i nuovi propositi nelle liste del mese che dà inizio all'anno produttivo e scolastico è comparsa questa voce: trovare qualcuno col quale instaurare una relazione stabile, o almeno non troppo occasionale.
Ne ho letto sull'Huffington Post e ho scoperto che la novità non è il fenomeno in sé ma il suo aumento e la sua trasformazione generata anche dalla pandemia:
In tutto il mondo nel mese di settembre le iscrizioni a Inner Circle, una App di dating è aumentata del 25%. Un altro dato significativo è lo scambio dei numeri di telefono, cresciuto del 28%. Cambiano i passi che precedono l'incontro di persona ma l'obiettivo è indubbio: io voglio incontrarti.
Certo, lo scambio dei numeri o il semplice matching su una app non sono di per sé indice di intenzioni serie. Inner Circle si propone come una piattaforma esclusiva e parecchio selettiva (si rivolge solo a professionisti affermati e paganti); vuole offrire qualità e sicurezza. Tra i difetti segnalati nelle recensioni c'è la lungaggine delle fasi selettive, la fatica di portare a termine i quiz necessari alla valutazione della personalità (niente meno!), la breve durata degli abbonamenti.
Al netto di queste condizioni ciò che emerge è l'incremento e il cambiamento significativo di iscrizioni e intenzioni.
Si avvicina la stagione fredda, veniamo da quasi due anni di pandemia, la solitudine e l'isolamento che in tanti hanno patito è uno spettro che spaventa come o più di altri pericoli.
Non c'è solo il ricordo traumatico dei lockdown ad influire; c'è anche la stagionalità stessa. Pur non essendo come gli altri animali, del tutto dipendenti e integrati con l'ambiente, anche gli uomini vivono condizionati e nutriti da ciò che la natura offre in termini di luce disponibile, temperature, ritmi delle coltivazioni. Anzi, abbiamo toccato con mano quanto essere deprivati della possibilità di stare all'aperto e di incontrarsi in libertà ci abbia mortificato. E scopriamo via via quanto bistrattare la nostra casa comune, la terra, ci faccia male.
Per questo motivo e per il fatto che si va incontro alla stagione fredda il desiderio di relazioni stabili e non più solo di fugaci incontri passionali si sta facendo strada anche via smartphone.
Come la primavera ricorda la rinascita e, da Cristo in poi, la vittoria sulla morte così l'autunno incombente ci ricorda che ognuno ha bisogno di una casa sicura e accogliente; "La mia casa sei tu", diremmo con parole ancora incandescenti che Dickens ci ha lasciato .
La casa sono luoghi carichi di presenza al punto che sono le persone che lo abitano a rendere un edificio dimora. Non siamo solo reazioni chimiche, insomma. E persino quelle a seguirle nei loro indizi, vedremmo che obbediscono ad uno scopo e, soprattutto, obbediscono a noi quando siamo "padroni a casa nostra", ovvero sappiamo governare con l'intelligenza e la libera volontà istinti, passioni e inclinazioni.
Ben venga settembre, pronto a tuffarsi in ottobre, dunque, con le sue promesse ventose. Ben vengano addirittura anche le app se non sovvertono le relazioni ma diventano di fatto un altro luogo, con altri riti, non troppo esotici a dire la verità, per provare ad incontrare altri da me. Questo è infatti il bisogno che resta: io da solo non mi basto e non basta nemmeno una sequenza di fugaci relazioni occasionali, reciproca rapina tra consenzienti che si strappano un po' di piacere per sentirsi vuoti, dopo.
Di fronte alla pervasività dei mezzi tecnologici ci sentiamo ancora smarriti, e in parte a buon diritto. Gli occhi sullo schermo invece che al panorama o allo sconosciuto che incrociamo; messaggi whatsapp anziché le più stressanti telefonate. Ma c'è anche una certa ritrosia retorica, il solito pensare che la decadenza delle nuove generazioni sia inarrestabile, che i buoni costumi siano andati irrimediabilmente perduti. Invece l'uomo resta pur sempre sé stesso, nelle sue strutture fondamentali. Al punto che sono le App ad adattarsi a noi; non senza aver lasciato "morti e feriti" in un primo ingestibile Far West.
Prima erano orientate solo a favorire l'incontro sessuale ora, e ancora di più in questo periodo -post crisi pandemica e inizio stagione fredda - danno spazio - almeno - a sentimenti ed emozioni. Ancora un po' pochino, certo, ma inizia ad emergere qualcosa del fattore umano e non solo il suo prepotente impulso sessuale (che poi quando si mira solo a quello è proprio quello, nel lungo periodo, a venire meno fino a spegnersi).
Comode, mirate, efficienti finché si vuole. Peccato però se ciò significa che è andata persa quella gavetta fatta di impaccio, silenzi pesanti, battute infelici da cui si doveva passare per arrivare ad un dialogo che superasse le due battute.
A parte che anche nel mondo delle chat esiste il rischio sempre incombente di essere friendzonati e ci sono decine di fanpage spassose a ricordarcelo.
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A causa del Covid, in qualche modo, si è forse dovuto scegliere: o molto più lontani o davvero vicini. La conoscenza, la frequentazione, la riduzione del numero dei partner riduce anche il rischio di contagio. Che tristezza, a pensarci bene, che per molti sia stata necessaria una pandemia per capire che la bellezza di un rapporto sta proprio nella sua esclusività, nella sua purezza, e non nell'igiene; nella conoscenza e non nell'impermeabilità delle barriere che possono evitarci il contatto con umori altrui. Eppure pare che uno degli effetti sia stato anche quello: