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Claudio Amendola e il “compito” di restare con Francesca nella malattia

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Giovanna Binci - pubblicato il 28/09/21
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Senza dramma, ma non senza una lacrima di commozione e orgoglio per la battaglia di sua moglie, Claudio Amendola parla a Verissimo della malattia di Francesca Neri. Invece, il sentimento che trapela dallo schermo e dalle parole dell'attore, tutti sappiamo come si chiami.

Si chiama "cistite interstiziale" la patologia di Francesca Neri, moglie di Claudio Amendola.

L'attore che ne ha parlato come ospite a Verissimo non aveva dato una nome alla malattia, ma ci ha pensato la stessa Francesca, in occasione dell'uscita del suo libro Come carne viva, edito da Rizzoli. Un'intervista al Corriere della sera in cui ha fatto luce su tre difficilissimi anni in cui

Oggi ha imparato a gestire questa malattia che crea dolori importanti, nonostante i segni che sono rimasti nell'anima per quello che lei stessa ha definito un "lockdown" in cui si svegliava di notte per giocare a Burraco online.

Anche nell'incertezza del dolore però, della quotidianità fatta di assenza nonostante la presenza, quello che ha un nome ben chiaro è ciò che tiene unita questa coppia di colleghi, sposata dal 2010:

ha raccontato lui. Lei le fa eco

L'amore migliora dunque, noi, invece, mica sempre. Passano gli anni, i difetti restano gli stessi, la pazienza si assottiglia, spesso i lati più difficili del nostro carattere diventano ancora più duri e spigolosi. Invece l'amore migliora come dice Amendola

Per ogni attenzione che ci sembra banale e scontata. Per ogni difetto che ancora continuiamo a incassare. Anche per quei caratteri che fanno più scintille di prima. 

Proprio lì, se glielo lasciamo fare, vedremo che l'amore ci ha portato dove non avremmo mai immaginato. Oltre i nostri limiti, il nostro egoismo, la superlativa capacità di contare i nostri meriti che di solito sono sempre più di quelli degli altri.

Come si depurano le scorie dai legami? Magari bastasse bere Ferrarelle anche come terapia di coppia! 

A volte le nostre relazioni navigano in acque torbide, dove è difficile vedere l'altro e anche la meta verso cui stavamo puntando. 

Bisogna lasciar decantare. Sopportare. Nel senso buono del termine, che non significa non vedere i problemi o non affrontare le discussioni. Piuttosto abbandonare il punto di vista egoistico a cui siamo abituati. Quello che le cose che non vanno mira ad eliminarle piuttosto che a affrontarle con sguardo aperto, comprenderle, abbozzare, apprezzare anche i piccoli sforzi. È un esercizio che non ci piace, ma è l'unico che calma le acque del confronto fatto troppo spesso di rinfacci, di voler avere l'ultima parola, di sentirsi compresi noi sempre per primi. Per fare in modo che quelle scorie si depositino sul fondo e l'amore migliori e ci migliori. 

Nel salotto di Silvia Toffanin, Claudio svela senza dramma, ma anche senza nascondere la commozione, l'arma segreta del suo matrimonio felice, nonostante quella "cattiva sorte" che sta attraversando con Francesca:

Ci si sceglie per sempre per ritrovarsi negli occhi di chi amiamo. Spesso invece lo dimentichiamo e torniamo a guardare solo a noi stessi e a quello che ci aspetteremo da nostro marito e nostra moglie. 

Restare e farsi specchio ci mette davanti al dolore, a cose che non vorremmo vedere come la malattia di un familiare, ma permette all'altro di fissare gli occhi su ciò che in quel momento da solo non riesce a mettere a fuoco

Certe malattie non hanno nomi, ma l'amore invece, quando lo vedi o lo senti raccontare in TV, lo riconosci subito. 

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