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Le anime in Paradiso riceveranno corpi risorti?

Cathedral Duomo
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Philip Kosloski - pubblicato il 27/09/21
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La Chiesa cattolica insegna che tutti riceveremo un corpo risorto, che potrebbe accentuare le sofferenze dell'Inferno

Se la Chiesa sottolinea spesso la gloriosa resurrezione del corpo per chi andrà in Paradiso, a volte dimentichiamo cosa accadrà a quanti scelgono di andare all'Inferno.

Anche loro riceveranno un corpo risorto, ma non nello stesso modo di quelli del Paradiso.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega questo insegnamento:

“Chi risusciterà? Tutti gli uomini che sono morti: «Usciranno [dai sepolcri], quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna»” (CCC 998).

Padre William Saunders affronta questa convinzione in un articolo sulla resurrezione dei morti sull'Arlington Catholic Herald.

“E i corpi risorti delle anime dannate all'Inferno? Questi corpi avranno identità, interezza e immortalità, ma non le qualità trascendentali. Avranno la condizione necessaria per soffrire la punizione eterna dell'Inferno, ma non la glorificazione del Signore condivisa da chi è in Paradiso”.

Per chiunque scelga di andare all'Inferno per essere separato da Dio, ciò vorrà solo dire sofferenza, come Gesù dice spesso nei Vangeli:

“Gesù parla ripetutamente della « geenna », del « fuoco inestinguibile », che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l'anima che il corpo. Gesù annunzia con parole severe: « Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno [...] tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente » (Mt 13,41-42), ed egli pronunzierà la condanna: « Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno! » (Mt 25,41)” (CCC 1034).

Si dovrebbe tuttavia notare che “la pena principale dell'inferno consiste nella separazione eterna da Dio, nel quale soltanto l'uomo può avere la vita e la felicità per le quali è stato creato e alle quali aspira”.

La sofferenza fisica sarà certamente grande, ma non avrà paragoni con la sensazione di isolamento da Dio, un'isolamento che queste anime scelgono liberamente alla fine della propria vita.

Ricordate, nessuno viene mai “mandato” all'Inferno. È una libera scelta di chi vive la propria esistenza lontano da Dio e che alle porte della morte preferisce rimanere isolato piuttosto che stare in comunione con Lui.

Allo stesso modo, il numero 1058 del CC ci ricorda:

“La Chiesa prega perché nessuno si perda: « Signore, [...] non permettere che sia mai separato da te». Se è vero che nessuno può salvarsi da se stesso, è anche vero che Dio « vuole che tutti gli uomini siano salvati » (1 Tm 2,4) e che per lui « tutto è possibile »”.

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