Ho deciso: mi trasferisco in India. No, non è per fare come Julia Roberts in Mangia, prega, ama e cercare me stessa cambiando la palette colori del guardaroba. Qui la faccenda è molto più seria di così. Mollo tutto per andare qualche mese (o forse ne serviranno di più) nel villaggio di Major dove più che santoni sorridenti e sdentati con frasi vaghe che diano senso alla vita, sono diventati famosi per qualcosa di molto più concreto, che la vita te la svolta letteralmente: lavanderia gratis.
Lalan Kumar, indiano di venti anni accusato di tentato stupro ha ottenuto la libertà vigilata per buona condotta e in attesa del processo è stato rimandato al suo villaggio con la clausola di fare la lavatrice gratis a tutte le donne del paese. Circa duemila.
Lavandaio di professione, il giovane per i prossimi sei mesi (quindi svelte a prenotare il volo per voi e le vostre ceste arretrate di panni sporchi) avrà in carico smacchiatura, lavaggio, stiratura e pure i detersivi per garantire alle donne di Major un perfetto bucato senza far spendere loro un centesimo.
Come si dice: se ferisci una di noi, le ferisci tutte… e duemila!
Saremo pure femmine di facile stereotipizzazione, ma nessuna credo si lascerebbe sfuggire l'occasione di svuotare la "camera dei segreti" aka sgabuzzino della biancheria sporca da dove potrebbe uscire un cane a tre teste da un momento all'altro.
Infatti le donne di Major hanno accolto con entusiasmo la notizia.
Smacchiare i vestiti per rendere bianca anche la coscienza: forse è stata questa la ratio dietro l'ordinanza firmata da Avinash Kumar, magistrato aggiunto del tribunale del distretto di Madhubani, nello stato del Bihar.
Solo chi ha provato a mandare via patacche di erba, vini vari e magari fragole sa quanto sia potente per la mente pretrattare. Soprattutto prima di un processo. Il rischio è fare il lavaggio anche a novanta gradi, ma tirare fuori tutto come prima.
Questo esercizio non è solo un modo per negoziare la libertà condizionale in attesa del giudizio o di riparare al male in una specie di legge del Karma. Io ci vedo una grande occasione di mettere in varechina l'anima insieme alle tovaglie.
Quel tempo lento fatto di sfregamenti, ammollo, stesa al sole, vapore che appiana le pieghe e ti costringe a sudare, ma anche a pensare.
(Fonte Avvenire)
Fare il bucato è noioso, è una perdita di tempo nel nostro mondo veloce. Mica come mia nonna che ne faceva un rito. Un rito d'amore verso chi avrebbe ricevuto quei panni profumati e ben piegati. Non l'amore falso di uno stupro o quello che vede le persone come cose. Un amore gratuito che sa che non verrà ringraziato per quelle mutande ben impilate nel cassetto. Un amore che non vede l'altro come mezzo, ma come fine.
Quindi, più che un servizio alla comunità che ha offeso, questa opportunità deve coglierla Kumar per primo.
E forse, dovremmo coglierla più spesso anche noi.
In quel fare così basso e spesso disprezzato, c'è l'essenza dell'amore vero.
Profuma di buono. Riempie di gioia il cuore di chi lo riceve. Come un bel bucato fatto con cura. Torniamo a prenderci cura degli altri, partendo dalla tanto odiata lavatrice!