Avevo appena aperto la mia confezione di bagigi sotto sale da mangiare tutta intera in santa pace con tanto di leccata di dita finale quando eccolo lì. E ti pareva. Parli di bagigi e lui li ha già fiutati da un chilometro o da dovunque sia la sua canonica.
Ma poi si sa: i preti diocesani, soprattutto i preti diocesani gatto, non bussano mica. Arrivano e basta. Si palesano alla finestra a metà tra Shining e il Sesto Senso. Arrivano per benedirti casa quando sei in deshabille, col lavandino pieno e nemmeno due sfogliatine da offrire (questo a mia nonna non sarebbe mai successo comunque). Per fortuna a Gigi prete diocesano gatto, però, piacciono di più i bagigi quindi per oggi me la cavo.
È una delle cose che ho imparato leggendo l'ultimo libro autobiografico di questo felino nero (anche se oggi c'è più gente che gira alla vista di un sacerdote che di un gatto nero che attraversa) per la collana Uomo Vivo di Berica Edizioni: "Gigi prete diocesano gatto". Che poi autobiografico si fa per dire: lo hanno scritto i Mienmiuaif. Come tutti i vips, o i preti diocesani, Gigi non ha tempo per queste cose.
C'è la benedizione delle case da mandare avanti. E infatti eccolo qui alla mia finestra con la sua acqua esorcizzante e una copia del libro (che sta anche raccogliendo offerte per rifare il tetto della parrocchia altrimenti Nina la perpetua chi la sente?).
Prima di farlo entrare stacco TV e congelatore perché un'altra cosa che ho imparato leggendolo il libro che raccoglie le sue disavventure per il mondo e le "prediche da paura" (Cit.) a Demi Lovato, Ophra e tutto lo star system che non vi basterebbero nove vite per incontrare a voi umani, è che ogni volta che spruzza acqua benedetta va via la luce.
Per la gioia di Greta (a cui tra l'altro ha fatto una predica su come "mentre il mondo chiede risparmio energetico noi invece annunciamo Cristo crocifisso. (..) La guarigione spirituale delle persone porterà a risparmio energetico, non viceversa"), un po' meno per quella di mio marito. Vaglielo a spiegare che a friggere la scheda madre (o insomma quella cosa lì che fa puff se salta l'elettricità) è stato un gatto nero con un ciuffetto bianco sul collo da clergyman il cui nome di battesimo è D'Artagnan. I gatti avranno pure sette vite (nove in Inghilterra), ma così se le gioca tutte in una volta. Anzi, in una benedizione.
La mia preoccupazione numero uno però, se si stacca il congelatore e mi tocca tirare fuori tutta la roba che c'è dentro è che Gigi veda la confezione di Fior di Fragola e le due capricciose Buitoni: è un attimo passare da cattolica-gelato-pizza così. Non che io non lo sia. Per carità: ogni cattolico, anche i migliori, hanno i loro scheletri nell'armadio (o meglio gelati e pizze). Si fa una fatica immane a non cedere a carboidrati e zuccheri semplici con colorante, come a certe teorie che il mondo ti propina.
Una chiesa fai da te, più moderna, più estiva, con un packaging accattivante, pronta in otto minuti come la margherita surgelata. Una chiesa del tuo gusto preferito. Anche se, a pensarci bene, il Fior di Fragola è sempre lo stesso dai tempi in cui è stato inventato e di quello nessuno si lamenta.
Perché la fede certe volte ci appare più surreale delle storie improbabili di Gigi. È un salto nel vuoto, è un mistero che non possiamo del tutto comprendere eppure, al nonsense delle Satan Shoes con sangue umano di Fedez, preferisco la scommessa sul paradiso. Come Gigi. Il mondo lì fuori è un racconto fantascientifico se non riesci ad illuminare la realtà con una luce simile a quella che emana la perpetua Nina. E il bello delle storie di questo libro è che la parte più bizzarra non è quella di un gatto prete che parla di fede, ma quella che racconta eventi presi dalle pagine di gossip e cronaca.
Quindi ho adorato questo modo futuristico di parlare di Dio.
Adesso se andrà via la luce in Italia per un po', sapete che è Gigi che sta benedicendo casa mia.
Potete leggerle quasi tutte sull'ultimo libro dei Mienmiuaif!