Vivere come gli angeli: il cristiano che aspira alla perfezione, non può fermarsi su niente. Allontana tutti gli ostacoli, rompe tutti i lacci che gli impediscono di correre verso la patria.
San Giovanni Crisostomo ci invita a contemplare lo splendido esempio delle tre grandi figure di asceti: Elia, Eliseo e San Giovanni Battista, modelli di solitari, «vissero su questa terra come se vivessero in cielo, senza bisogno di pareti, né tetti, né letti, né tavoli, e nemmeno altri oggetti di altra speci. Quando serviva loro il tetto, il cielo, il letto, la terra, il tavolo, l'isolamento, quello che per altri era causa di penuria, la sterilità nel deserto, era per quei santi uomini, fonte di abbondanza. Non avevano bisogno di vigne, né frutti, né di seminare, bensì di lagune, fonti e fiumi che elargivano loro una soave e abbondante bibita».
La Sacra Scrittura presenta altri modelli di asceti cristiani. Ad essi si ispiravano i monaci, come si può vedere in questo paragrafo dell'epistola d'oro di Guglielmo di Saint Thierry ai certosini di Mont Dieu, che aspiravano alla vita celestiale.
«Per questo i nostri padri dell'Egitto e della Tebaide, ardentissimi imitatori di tal genere di vita, abitando in deserti, tribolati, maltrattati, nessuno di quelli era degno del mondo, si fabbricavano capanne nelle quali solamente coperti si difendevano dal vento e dalla pioggia. E abbondando nelle delizie della frugalità eremitica, essendo essi stessi poveri, arricchivano molti. Non sapevano come chiamarli più degnamente, se uomini celestiali o angeli terreni, vivendo sulla terra, però essendo cittadini del cielo, lavoravano con le loro mani e alimentavano con il loro lavoro i poveri».
Il profeta Elia è, con Eliseo e San Giovanni Battista il grande prototipo dell'uomo votato all’imitazione degli angeli. Il siriano Afrahat scrive poeticamente: «Poiché il suo cuore abitava in cielo, gli uccelli del cielo gli portavano il cibo. Perché era simile agli angeli del cielo, gli stessi angeli gli procuravano pane e acqua quando fuggiva da Jezabel. E perché aveva posto tutti i suoi pensieri nel cielo, fu portato via in cielo in un carro di fuoco e lì stabilì la sua dimora per sempre». Questo è l' "Uomo Angelico".
Sant'Atanasio descrive un altro prototipo nel grande Sant'Antonio Abate, che domava le belve. Un così meraviglioso dominio non era altro che l'effetto logico di avere introdotto l'armonia della propria interiorità, di avere raggiunto la apateia, come si vede da ciò che ci racconta il suo biografo.
Nulla lo esaltava, né l’avviliva. Le passioni della carne non debilitavano la risolutezza della sua anima. Questo equilibrio spirituale influiva sul suo stesso corpo, il quale si mantenne indifferente e vigoroso fino ad un’età molto avanzata.
Questo aspetto paradisiaco ed angelico che i corpi stessi dei grandi asceti presentano, già per metà spiritualizzati, è uno dei luoghi comuni della letteratura cristiana, antica e medievale. A volte si manifesta in modo meraviglioso.
Così nel caso che si riferisce all'abate Silvano, il quale vide uno dei suoi visitatori con il volto e il corpo tutto risplendente «come un angelo». Stando a quel che dice lo stesso anacoreta che lo vide, era stato concesso a vari altri solitari. L’abate Daniele, evocava le sembianze del suo maestro, il celebre abate Arsenio, un anziano alto, magro, slanciato, completamente bianco e con una lunga barba che gli arrivava alla cintura; la “sua figura” – aggiungeva - «era angelica come quella di Giacobbe».
Del patriarca dei monaci dell'Occidente, San Benedetto, i suoi figli cantano tutti gli anni: «L’uomo di Dio, Benedetto, aveva il viso sereno, era rivestito di abiti angelici, e tanta era la luminosità che irradiava, che restando ancora sulla terra, già viveva in cielo».
Pietro il Venerabile, abate di Cluny, ha visto l'ideale della vita angelica incarnato in uno dei religiosi del suo monastero, chiamato Benedetto, del quale ci ha tracciato un edificante ritratto.
Per conoscere la grande virtù del sant'uomo era sufficiente contemplare il suo modo di fare esteriore: «Il corpo indebolito, il viso pallido, i capelli trascurati e venerabili della sua stessa canizie, la testa inclinata, gli occhi quasi sempre chiusi, la bocca che sussurrava senza smettere le parole sacre, rivelavano un uomo posto non sulla terra, ma in cielo».