Ieri pomeriggio, poco prima che nel calendario ebraico cominciasse lo Yôm Kippûr – il giorno della grande purificazione cui si collegano i tradizionali digiuni settembrini del culto giudaico –, papa Francesco raccontava in aereo (mentre tornava da Bratislava a Roma) un gustoso aneddoto occorsogli in una casa di riposo, quando da prete era andato a celebrare messa con gli anziani.
Francesco aveva tirato fuori l’episodio per alleggerire la risposta alla domanda sul da farsi in caso ci si trovi davanti qualcuno che non può comunicarsi per essersi posto fuori dalla comunione ecclesiale (si alludeva ai politici abortisti, specie negli Stati Uniti). Rispondendo a domanda diretta, Francesco aveva detto di non aver mai negato la comunione ad alcuno, e tuttavia aveva precisato:
Questo sfuma necessariamente la posizione del Papa: è vero che l’Eucaristia non è un premio dei perfetti ma il pane dei peccatori, e «peccatori lo siamo tutti – ripete spesso Francesco, salvo proseguire: – corrotti no». Il peccatore penitente ha nella Chiesa il suo posto proprio, per grazia ricevuta (e umanamente inalienabile); il corrotto (cioè il peccatore incallito che non chiede l’assoluzione per sé ma la esige per i propri peccati) no.
Quanto al lento e faticoso cammino verso la mensa comune dei cristiani, Francesco esprime da un lato l’ardente desiderio «che tutti siano una cosa sola» quanto prima, e dall’altro la prudente consapevolezza che non si possono cancellare con un colpo di spugna secolari incomprensioni, rancori e insufficienze teologiche ancora insormontate. È significativo, in tal senso, che proprio nel primo giorno dell’appena concluso viaggio a Budapest e in Slovacchia (viaggio cominciato con la conclusione del Congresso Eucaristico) il Santo Padre abbia voluto incontrare le comunità cristiane non cattoliche e quelle ebraiche, alle quali si è rivolto in questi termini:
Il viaggio è stato puntellato da importanti riferimenti al cammino ecumenico e al dialogo cattolico-ebraico (che significativamente la Chiesa non rubrica alla voce “dialogo interreligioso”, perché non di un’altra religione si tratta), ma certamente all’inizio della conferenza stampa sul volo di ritorno, quando ancora probabilmente neanche il Papa aveva idea di star per rievocare la storia della vecchietta ebrea che ha fatto la comunione dalle sue mani, molto meno egli poteva immaginare che in chiusura il vaticanista di Sky Tg24 gli avrebbe parlato di un’altra “vecchietta ebrea”:
Francesco ha pudicamente commentato: «È vero questo. L’antisemitismo è alla moda adesso, sta risorgendo. È una cosa brutta, brutta, brutta». Ogni cristiano dovrebbe sentirsi colpito da ogni recrudescenza di antisemitismo, e la ragione è proprio quella che all’epoca padre Bergoglio diede alla vecchietta della casa di riposo: «Anche quello che ti ho dato è ebreo».