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Dai randagi al sacrificio di Martina: 700 km a piedi per incontrare il Papa

GRZEGORZ RYŚ NA PIELGRZYMCE
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 02/09/21
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Il pellegrinaggio record di un parroco cosentino, don Santo Borrelli, si è concluso l'1 settembre in piazza San Pietro, riuscendo ad ottenere una "storica" firma da Papa Francesco

Un pellegrinaggio di oltre 700 chilometri per raggiungere il Papa. E' quanto ha percorso don Santo Borrelli, sacerdote dell'Arcidiocesi di Cosenza Bisignano, per raggiungere Roma dove il primo settembre è stato ricevuto, in udienza, da Papa Francesco.

È partito lo scorso 8 agosto da Donnici, frazione di Cosenza, dove è parroco. E, dopo aver attraversato Calabria, Basilicata, Campania e Lazio, è giunto finalmente a destinazione. 

Sono state 24 le tappe complessive, anche in luoghi suggestivi, che hanno costellato il cammino di don Santo Borrelli. Che ha l'intento di raggiungere il "Soglio di Pietro" per chiedere al Santo Padre di pregare per la sua Comunità, portandogli in dono, come segno del comune impegno a cercare il volto di Gesù, una mini icona del "Cristo Pantocratore", raffigurazione di Gesù in gloria, tipica dell'arte bizantina, presente in diversi affreschi absidali (City News, 29 agosto).

Come di consueto in questi casi, l’incontro tra il parroco e il Papa è stato breve, ed è avvenuto in compagnia de “I Tummarinari di Donnici”, un gruppo di musicisti specializzati nel suono dei tradizionali tamburi diffusi nell’area. Per don Santino, come lo chiamano i suoi parrocchiani, l’occasione è stata davvero molto importante: “Il Papa – ha raccontato – ha firmato la prima pietra dell’Aula Liturgica che il comune di Cosenza si è impegnato a realizzare nella nostra comunità parrocchiale nell’ambito del Villaggio della Speranza attraverso l’associazione i ‘Viandanti di Dio’”

Un segno di incoraggiamento per un progetto concreto che servirà ad accogliere varie iniziative tese alla promozione del territorio e dei suoi talenti. Il pellegrinaggio record dal Papa, rappresenta più di una metafora di questo processo.

Durante il lungo percorso non sono mancate le difficoltà per don Santino che ha dovuto sfidare una vescica al piede, i cani randagi e le automobili lungo alcuni tratti. Ha perso persino la sciarpa che i parrocchiani avevano realizzato cucendo assieme singoli pezzi di stoffa che rappresentavano ciascuno una preghiera. Ma sono stati soprattutto gli incontri ad aver segnato l’esperienza del pellegrinaggio. L’ultimo proprio in Aula Paolo VI dove ha conosciuto Martina, una donna che nel mettere al mondo un figlio è finita su una sedia a rotelle. 

“Questo – ha sottolineato – è stato per me il momento più bello. Tutti lungo il tragitto mi hanno detto che ci vuole coraggio per camminare per così tanti chilometri. E io ho sempre risposto che ci vuole coraggio per vivere, per superare la rabbia, le domande. Per questo penso che il camminatore sia colui che cerca di imparare a vivere e che partecipa alla sofferenza e la trasforma, passando dal soffrire all’offrire” (Vatican News, 1 settembre).

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