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Come sappiamo se stiamo utilizzando bene i doni che Dio?

LSOP,LITTLE SISTERS OF THE POOR
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Catholic Link - pubblicato il 01/09/21
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di Sandra Estrada

“Tradiamo Dio con gli stessi doni che ci fa”. Ho sentito poco tempo fa questa frase in una conferenza di p. Loring S.J. per una meditazione sul peccato: “Pensate agli angeli, ad Adamo ed Eva… tutti hanno voltato le spalle a Dio con le cose che Egli stesso aveva dato loro”.

Non capivo molto bene: quali cose mi dà Dio che uso contro di Lui? E poi ho compreso. Ero con il mio gruppo di lavoro nell’università e sono andato da un sacerdote per sfogarmi:

“Padre, non voglio essere superba, ma non sopporto più i miei compagni, pensano tutti al proprio interesse, non collaborano, e si suppone che siamo un gruppo e anche di amici…” Ho passato vari minuti descrivendogli la situazione.

“Molto bene, innanzitutto ringrazia Dio per il fatto per il dono di avere chiara la situazione. Secondo, medita: a cosa serve questa chiarezza, per avvicinarti alle tue sorelle e ai tuoi fratelli o per allontanarti? Provi più ansia o ti aiuta?”.

Mi ha spiegato che Sant’Ignazio ha riconosciuto che il demonio in genere si approfitta di ciò che è più puro, di quello che è vero, di quanto di meglio ci dà Dio, i nostri doni, per sviarci dal cammino dell’amore.

“È per questo che perfino con i nostri doni e i nostri talenti dobbiamo essere indifferenti, non aggrapparci ad essi, perché il male può contaminarli”. Quanto è importante e urgente essere più umili!

Come possiamo non aggrapparci ai nostri doni?

Sant’Ignazio parlava di essere “distaccati”, “indifferenti”: “Non desiderare la ricchezza più della povertà, la salute più della malattia…”. Pregare, diceva, ci aiuta ad essere aperti alla volontà di Dio e non alla nostra.

Le cose, aggiungeva, possono iniziare come positive, e a poco a poco, se non le analizziamo e non le discerniamo, possono sviarsi fin a finire male. “Il dono in sé non è negativo, ma fino a dove ci porta se non lo sappiamo usare come Dio vuole sì”, mi diceva quel sacerdote.

Mettiamo le cose in chiaro

Pensiamo all’intelligenza: quante persone intelligenti iniziano con un sogno di migliorare il mondo, delineano strategie geniali, ma poi nel cammino cambiano e finiscono per opprimere interi popoli!

Riflettiamo sulla sessualità, che abbraccia tante cose positive! Se ben vissuta, aiuta a unire molto la coppia sposata, e grazie ad essa possiamo procreare, ma usandola senza amore ci schiavizza.

E ora parliamo del denaro. Milioni di persone sono brave negli affari. Nascono con questo dono, che oltre ad aiutarle a raggiungere il successo permetterebbe loro di aiutare tanti altri, ma finiscono per dimenticare che il fine non è il denaro, ma le persone.

Lo stesso accade con la comprensione. Molte persone, nella loro ricerca affannosa di identità o di conoscere Dio, finiscono per mescolare le cose. Accettando un po’ di questo e un po’ di quello, un po’ di Gesù e un po’ di Buddha, si perdono nel cammino.

Sto usando correttamente i doni che Dio mi ha fatto?

Meditavo su questo: metto i miei doni al servizio degli altri o li uso e li tengo solo per me? Attraverso di loro aiuto gli altri ad avvicinarsi di più a Dio?

Se sono una persona che si dedica a grandi cause ma questo mi porta a dimenticare la mia famiglia e le mie responsabilità, è ora di ripensare alla mia condotta.

Se sono una persona “molto amorevole” ma ho un rapporto che non si definisce e che non fa che tormentarmi, non sarà forse il momento di valutare le mie intenzioni?

Se sono una persona che ama pregare ma per il fatto di vivere tutto il giorno nella preghiera trascuro il coniuge, i figli e il lavoro, bisogna fare una pausa e pensare che qualunque sia il dono che Dio mi ha dato devo impiegarlo in modo saggio.

Chiediamo a Dio di renderci umili

Chiediamo la grazia di saperci creature, di essere consapevoli del fatto che dobbiamo condividere con gli altri tutto ciò che ci viene donato da Dio, del fatto che i miei doni non sono fatti per trarne profitto in modo egoista, per diventare più potenti, per ottenere più piacere o fortuna, ma per rendere gloria a Dio, per dar frutto e perché altri conoscano Lui attraverso di noi, senza che ci sentiamo in alcun momento più importanti o speciali degli altri. Siamo solo strumenti del Suo amore!

Preghiamo per saper vincere la tentazione, che spesso ci porta a sentirci superiori, a ritenere insignificanti coloro che ci circondano. A sentire che possiamo ottenere tutto da soli, che siamo autosufficienti.

“Il peccato di Adamo ed Eva è stato credere che avessero bisogno di qualcosa in più… Contro il peccato dobbiamo credere che abbiamo già tutto, tutto”, mi diceva mia madre.

Ed è proprio vero! Se continuiamo ad avere quella sete di avere sempre di più perderemo la Via, la Verità e la Vita… Ruberemo, tradiremo, inganneremo, uccideremo.

Nella certezza che Dio dà a ciascuno ciò di cui ha bisogno al suo momento e nella giusta misura, potremo vivere in pace senza disordini.

Beati i poveri… perché non si sentono padroni né esperti di niente, e vivono un giorno alla volta, confidando in quello che Dio donerà il giorno dopo.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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