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Il transito di Enrichetta: “Gesù, vienimi a prendere, sento la tua luce”

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 31/08/21
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Il 30 agosto 2021 il Papa ha firmato il Decreto che certifica le virtù eroiche di Enrichetta Beltrame Quattrocchi, “santa dei nostri giorni” e figli dell’unica coppia di genitori beati

Enrichetta Beltrame Quattrocchi è venerabile. Un altro passo verso la beatificazione di una “santa dei nostri giorni”. Il Papa ha infatti autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il Decreto che la rende venerabile per le “virtù eroiche” manifestate durante la sua vita.  

Enrichetta (Roma, 6 aprile 1914 - Roma 16 giugno 2012), battezzata con il nome di Enrica - fu l'ultima figlia dei beati coniugi Luigi e Maria, prima coppia elevata agli onori degli altari nella Chiesa cattolica il 21 ottobre del 2001. È vissuta di preghiera e di carità verso gli ultimi. 

Enrichetta era la figlia di Luigi e Maria che «non doveva nascere» – come ha testimoniato il cardinale Crescenzio Sepe, (che, quando era arcivescovo di Napoli, ha seguito da vicino l’apertura del processo diocesano), nel ricordare che il ginecologo, al quarto mese di gravidanza, diede ai coniugi Beltrame l’aut aut tra interruzione della maternità o salvare la madre.

«Ma entrambi i genitori risposero con un “no” categorico all’aborto, decisi ad affidare solo a Dio il loro futuro. Così il 6 aprile del 1914, nacque Enrichetta Laureata in Lettere moderne all'Università La Sapienza, si specializzò in Storia dell'arte, che insegnò in diversi licei della Capitale. E che, dal 1966, mise a frutto presso l'Istituto nazionale della grafica, dove fu soprintendente, realizzando mostre e curando pubblicazioni. 

«Si dedicò a un'incessante attività di volontariato, cattolico e laicale», ha sottolineato il postulatore, padre Massimiliano Noviello. «A partire dal 1936, accompagnò in numerosi viaggi i treni di ammalati dell'Unitalsi diretti a Lourdes e a Loreto. Dal 1938, Enrichetta Beltrame entrò a far parte delle Figlie della Carità di San Vincenzo de Paoli, presiedendo un gruppo di 'damine' che prestava assistenza nelle zone di Trastevere e della Montagnola, allora molto degradate». 

«Nel pieno del secondo conflitto mondiale, Enrichetta ed il suo gruppo contribuiscono alla rischiosa attività di soccorso ai fratelli ebrei, ai perseguitati politici, ai soldati, ai rifugiati, cui si prestava, in contatto con il monastero di Subiaco, l'intera famiglia Beltrame Quattrocchi. Seguendo l'esempio materno e insieme con lei, dal 1939 presta assistenza come volontaria presso la Croce Rossa, diplomandosi infermiera nel 1940» (Avvenire, 30 agosto).

Per un certo periodo manifestò il desiderio di farsi suora, ma un accurato discernimento le fece comprendere «che la sua vocazione era dedicarsi al servizio generoso dei suoi familiari», spiega padre Noviello. 

A partire dal 1994 si dedicò totalmente al processo di beatificazione dei genitori. «Enrichetta – prosegue il religioso – intensificò ulteriormente la sua attività di diffusione del messaggio di fede della coppia, maturando con consapevolezza e forza d’animo il suo ruolo di depositaria della loro memoria, di continuatrice delle loro opere e divulgatrice dei loro valori, che testimoniava negli incontri con le famiglie organizzati dalle diocesi di tutta Italia, nelle conferenze, negli spettacoli teatrali che li rappresentavano, come una staffetta portatrice della loro luce» (Roma Today, 2017).

Nel 2001, ci fu la beatificazione dei coniugi Beltrame, poi Enrichetta iniziò ad avere problemi di salute, sopratutto cardiaci. Negli ultimi anni di vita è stata costretta alla sedia a rotelle, ma non ha mai rinunciato a fare apostolato (Avvenire, 2018). 

Il cardinale Sepe, in un suo scritto, riporta il momento del trapasso, sereno, di Enrichetta Beltrame, avvenuto sabato 16 giugno 2012. 

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