La pratica di venerare le reliquie (oggetti materiali collegati alla vita di un santo) ha chiare radici bibliche. Non di rado, troviamo passi nella Bibbia ebraica in cui oggetti una volta appartenuti a una persona considerati sacri vengono usati a scopi miracolosi. Prendiamo, per esempio, questo passo tratto dal Secondo Libro dei Re (cfr. 2 Re 13, 20-21):
“L'anno seguente delle bande di Moabiti fecero una scorreria nel paese. Mentre alcune persone stavano seppellendo un morto, scorsero una di quelle bande, e gettarono la salma nella tomba di Eliseo. Appena toccò le ossa di Eliseo, il morto risuscitò, e si alzò in piedi”.
Lo stesso accade nel Nuovo Testamento. È piuttosto noto il passo del Vangelo di Marco (cfr. Mc 5, 27-29) in cui una donna viene miracolosamente guarita dopo aver toccato il manto di Gesù:
“Avendo udito parlare di Gesù, venne dietro tra la folla e gli toccò la veste, perché diceva: «Se riesco a toccare almeno le sue vesti, sarò salva». In quell'istante la sua emorragia ristagnò; ed ella sentì nel suo corpo di essere guarita da quella malattia”.
La venerazione delle reliquie non è un costume esclusivamente cattolico. Anche altre tradizioni religiose mostrano lo stesso tipo di rispetto e reverenza nei confronti di oggetti intimamente collegati alla vita di uomini e donne santi. Secondo il cattolicesimo, ci sono tre tipi di reliquie – di prima, seconda e terza classe. Una reliquia di prima classe è il resto fisico di un santo (tutto il suo corpo o un frammento di un osso, o una fiala di sangue). Una reliquia di seconda classe è un oggetto che il santo può aver usato (nella maggior parte dei casi un pezzo di stoffa). Una reliquia di terza classe è infine qualsiasi oggetto che può essere stato a contatto con una reliquia di prima o di seconda classe.
Budapest, capitale dell'Ungheria, conserva una reliquia di prima classe unica: la mano destra incorrotta del suo primo re cristiano, Szent István Király, Re Santo Stefano.
Stefano I è stato l'ultimo Grande Principe degli Ungheresi tra il 997 e l'anno 1000, e il primo re d'Ungheria dal 1000 (o dal 1001, secondo altre fonti) alla sua morte, nel 1038. Molti dettagli sulla sua vita sono relativamente incerti. Ad esempio, non sappiamo l'anno della sua nascita, né quello del suo Battesimo. Sappiamo che gli venne dato il nome pagano Vajk, che era l'unico figlio del Grande Principe Géza e di sua moglie, Sarolt, e che anche se entrambi i genitori alla fine vennero battezzati, Stefano fu il primo della sua famiglia a diventare un devoto cristiano. Fondò vari monasteri benedettini, incoraggiò la diffusione del cristianesimo e portò pace alla regione (almeno durante il suo regno), rendendola una rotta popolare per pellegrini e mercanti che viaggiavano tra l'Europa occidentale, la Terra Santa e Costantinopoli.
Ogni anno, il giorno della sua festa (il 20 agosto), la Sacra Destra, il pugno destro di Santo Stefano, viene portato in processione solenne. Come parte del suo processo di canonizzazione (avvenuta nel 1083, pochi decenni dopo la sua morte), il suo corpo venne riesumato. La tradizione afferma che il braccio destro era incorrotto, e venne conservato per la venerazione come reliquia.
E qui inizia la storia intricata della reliquia, che ha viaggiato per tutta l'Europa ed è tornata in Ungheria solo dopo la II Guerra Mondiale. Per tenerla al sicuro durante le invasioni dei Tartari del XIII secolo venne mandata in Croazia, dove fu ospitata dai frati domenicani. Alcune fonti affermano che fu allora che la mano venne tagliata dal braccio, con la parte superiore di quest'ultimo che venne inviata a Lemburg, mentre la mano prese la via di Vienna.
Nel 1771, le autorità dell'Impero Austro-Ungarico decisero di ospitare la Sacra Destra nel palazzo viennese di Schönbrunn, residenza estiva della casa d'Asburgo. Alla fine la rimandarono in Ungheria, ma non appena la guerra bussò alle porte di Budapest nel 1944 la reliquia venne rispedita
in Austria, sotto la cura dell'arcivescovo di Salisburgo. Il 20 agosto 1945, un sacerdote che serviva l'esercito statunitense riportò la mano dall'Austria in Ungheria. Oggi è conservata in un reliquiario nella basilica di Santo Stefano.