Antica città egizia stabilita lungo la costa settentrionale del Paese, in epoca romana Marea era una fiorente cittadina portuale. Situata a soli 45 km a sud-ovest da Alessandria, i suoi primi giorni risalgono alla conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno, nel 332 a.C.
Recentemente, negli archeologi polacchi hanno scoperto un’altra pagina dell’incredibile storia di questo sito archeologico: le vestigia di un sito costruito da pellegrini cristiani tra il VI e l’VIII secolo.
La città di Marea sarebbe stata infatti una tappa di sosta per i pellegrini cristiani in marcia verso il celebre santuario di Abu Mena, dove riposava il corpo del santo martire Mena, eremita copto perseguitato dall’imperatore Diocleziano e morto per decapitazione nel 309. Dichiarato patrimonio mondiale dell’Umanità, il santuario paleocristiano ha conservato numerose vestigia, tra cui la chiesa, il battistero, alcune basiliche e monasteri nonché altri luoghi di vita comune e privata.
La recente scoperta di un nuovo complesso a Marea rivoluzione la comprensione di questa antica cittadina: «È stata una grande sorpresa per noi, perché all’epoca non erano state fondate nuove città in Egitto», ha dichiarato il dr. Gwiazda, del Centro di archeologia mediterranea dell’Università di Varsavia, in Polonia. In effetti, la maggior parte delle costruzioni è emersa a ridosso della conquista di Alessandro Magno. Dopo la conquista musulmana dell’Egitto, tra il 639 e il 646 d.C., non era più necessario costruire villaggi e città. Allo stato attuale delle conoscenze, dunque, questo centro di accoglienza per pellegrini cristiani appare un’eccezione.
Secondo gli archeologi, gli edifici cristiani sarebbero stati costruiti sulle rovine di una fattoria romana e le loro strutture, assai atipiche, non assomiglierebbero ad alcun edificio conosciuto nel mondo mediterraneo. Effettivamente, se le città si sviluppano generalmente attorno a un punto centrale, qui gli edifici sono stati disposti in batterie uguali. Bagni pubblici e lavatoi completano questo sito in cui sembrerebbe che ricchi e poveri condividessero i medesimi spazi.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]