Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?».
Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».
Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso,
onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso».
Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?».
Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi».
Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.
Siamo tutti debitori al giovane ricco raccontato nella pagina del Vangelo di oggi. Gli siamo debitori perché ha la capacità di andare al cuore della vita con una domanda che non divaga, che non perde tempo, che non gira intorno alla questione più seria:
che tradotto significa: “Cosa devo fare per essere felice?”. Gesù pare non lasciarsi colpire subito da una domanda del genere. Sa bene che chi vuole essere felice quasi mai fa innanzitutto tutto il possibile.
Seguire i comandamenti significa innanzitutto fare tutto il possibile con le proprie forze. A noi piace la felicità ma quasi mai piace la fatica che essa comporta. Questo giovane però sbaraglia Gesù, lui è uno che i comandamenti li ha sempre seguiti. Non è uno che fa propositi ma uno che si impegna, un ragazzo concreto. Il giovane gli disse: «che altro mi manca?». Che cosa manca veramente?
Ecco che cosa manca: una decisione che valga tutta la tua vita. Manca una libertà che decida seriamente per che cosa si vuol vivere. È difficile essere felici quando si vuole solo tenere in ordine la propria vita. Non basta un ordine per essere felici, serve un motivo per cui la vita valga la pena, e questo motivo lo si trova quando si trova un motivo per cui si darebbe via tutto.
Dopo che hai fatto tutto il possibile l’unica cosa che può renderti felice è liberarti da tutto ciò che ti trattiene. Noi cerchiamo il possesso perché ci dà sicurezza, invece il possesso è il motivo che ci trattiene dall’essere felici. Ma neanche questo giovane è capace di tanto da solo. Egli non riesce a comprendere che non è mai il verbo avere il verbo che più corrisponde alla felicità, ma il verbo dare. I felici sono tali perché hanno scoperto la vertigine del dono di sé.
Ma per imparare questo dono bisogna lasciare tutto ciò che fino a ieri pensavi essere la tua ricchezza.